Banca AideXa, la fintech dedicata a piccole e piccolissime imprese: intervista al presidente, Roberto Nicastro

- di: Redazione
 
Una fintech nata nel 2020 e totalmente dedicata alle piccole e piccolissime imprese e alle Partite Iva. I vantaggi, le opportunità e le sfide di questa scelta, la spinta alla digitalizzazione e all’intelligenze artificiale, i vantaggi di essere una ‘data driven’ Company, l’operatività diventata piena con la concessione della licenza bancaria da parte della BCE, i progetti per il futuro. Intervista a Roberto Nicastro, Presidente di Banca AideXa.

Banca AideXa: intervista al presidente, Roberto Nicastro

Malgrado contino per oltre metà del Pil Italiano, le PMI non sono mai state davvero centrali nello sviluppo dell’attività bancaria. Ora però le cose sembrano cambiare e lo spazio del credito alle PMI si sta affollando con l’ingresso negli ultimi anni di diversi player. Dottor Nicastro, cosa distingue AideXa dagli altri operatori bancari per le PMI?
AideXa è esclusivamente ideata sulle piccole imprese e a loro completamente dedicata - in inglese si direbbe ‘laser focused’ - in particolare alle piccolissime imprese e sulle partite Iva. Forse questo è l’aspetto che maggiormente la differenzia anche dagli altri operatori entrati o che stanno entrando nel segmento PMI. Lo fa offrendo prodotti che si distinguono per semplicità e velocità. Nel credito, per esempio, diamo il sì o il no al cliente entro 20 minuti e senza burocrazia/scambi di carte e documenti, anziché nelle classiche 4-8 settimane.

Il credito alle piccolissime imprese, alle partite Iva, è da anni un punto dolente dell’attività bancaria al punto che si parla della necessità di misure di ‘inclusione’ finanziaria. Ci spiega perché voi trovate in questa attività un’opportunità di business?

Grazie alla tecnologia, all’uso della intelligenza artificiale e alla normativa PSD2 riusciamo a abbattere i costi unitari di istruzione della pratica creditizia e quindi a poter offrire in modo economico anche crediti da 15-30.000 euro. AideXa ha sviluppato uno scoring proprietario ‘X Score’, che usa oltre ai dati di bilancio anche e soprattutto i flussi di conto corrente per valutare il merito creditizio e che viene continuamente affinato con tecniche di ‘machine learning’. È il nostro modo di garantire ‘inclusione’ finanziaria anche ai piccoli attori economici, che il modello tradizionale di banca basato sullo sportello non riesce più a soddisfare. L’approccio è di mercato, ma con forte orientamento a creare sostenibilità.

Per prestare denaro occorre averlo o prenderlo a sua volta in prestito. Come si è mossa finora AideXa su questo fronte?

AideXa che ha inizialmente raccolto del capitale azionario, in realtà quasi € 50 milioni di capitale azionario, da investitori di primo piano quali a esempio il Gruppo Generali, Banca Sella, Banca IFIS, ISA SpA o il Medio Credito Centrale, ha poi ottenuto piena licenza bancaria dalla BCE ed ora, essendo banca, può raccogliere depositi on line. A fine 2021 i depositi presso AideXa ammontavano già a € 60 milioni e crescono quotidianamente.

La pandemia ha aumentato decisamente la propensione delle persone e dei piccolissimi imprenditori all’uso del digitale, ma è proprio vero che si possa fare a meno degli sportelli fisici nel servizio bancario?
Sì. La disposizione al digitale è accelerata moltissimo con la pandemia, ma noi mettiamo a disposizione anche dei business banker in carne e ossa che sono pronti ad aiutare via via il cliente nell’interazione con AideXa. Inoltre collaboriamo sul territorio con agenti, mediatori creditizi e con i principali Consorzi Fidi proprio per assecondare l’adozione del digitale, ma senza forzare i tempi. Ci piace perseguire un ‘Digitale Dolce’. Gli sportelli credo continuino a servire soprattutto per le aziende che debbono ancora gestire molta materialità fisica, come contante o effetti cartacei; mantengono ancora un certo ruolo per la gestione del risparmio, ma anche qui il digitale è destinato a soppiantare molta consulenza realizzata nelle agenzie e comunque è tema tangenziale per il mondo dei clienti imprenditori.

Voi fate leva sulla normativa europea PSD2 e ‘open banking’, recepita nel nostro ordinamento ormai da tre anni. Che bilancio si può fare ad oggi?
PSD2 ha aperto una nuova stagione dell’attività bancaria, che promuove la concorrenza a tutto beneficio del cliente, che offre la visibilità sui propri conti correnti e in cambio riceve molta più offerta di credito e nuovi finanziamenti. È una normativa fondamentale per supportare la crescita delle piccole imprese. Il bilancio non è ancora interamente positivo, perché troppo spesso alcune banche ad oggi non consentono un accesso sollecito alla fotografia dei conti correnti. Per il cliente è un danno; occorre magari ricorrere alla visione dei pdf degli estratti conto e aumentano i rischi di truffe.

Cosa vuol dire essere una ‘data-driven company’?

Significa nascere azienda ‘cloud native’ come AideXa e svilupparsi con la forte consapevolezza dei dati come strumento di creazione di valore a beneficio dei clienti e degli stakeholders. Richiede competenze, soluzioni tecnologiche, capacità di governo dei dati e di gestione della privacy, necessita capacità di totale riservatezza e segretezza dei dati, anche a beneficio dei nostri partner.

E cosa vuol dire lavorare in una ‘data-driven-company’? Le vostre richieste di personale su Linkedin sono spesso corrisposte da centinaia se non migliaia di curriculum, cosa motiva un ragazzo a lavorare in una start-up come AideXa?
È anzitutto opportunità di imparare moltissime cose e di contribuire a un progetto che vuole creare valore per il sistema paese, focalizzandosi sul delicato e vulnerabile motore di crescita rappresentato dalle 7 milioni di piccole imprese. Siamo tra le pochissime aziende che hanno garantito la partecipazione a un programma di stock options a tutti i primi 60 AideXers, che sono poi la nostra più importante risorsa. Certo ci vuole disponibilità a lavorare molto sodo e accettare anche il po’ di stress da ‘montagne russe’ che caratterizza i primi anni di una startup.

Come è andato il primo anno pieno di operatività?
Siamo molto contenti. AideXa ha i primi duemila clienti, che apprezzano molto il servizio come testimoniato dai punteggi di Trustpilot. Abbiamo avviato anche l’attività di raccolta, sviluppato come da programma lo score ‘proprietario’. E dall’estate abbiamo ricevuto da BCE la piena licenza bancaria.

Perché avete deciso di richiedere una licenza bancaria? Le fintech in realtà spesso si vantano di essere efficaci proprio perché non sono regolate.
AideXa, anzi Banca AideXa, si occupa di credito e raccoglie depositi. Sono attività troppo delicate e importanti per essere realizzate in un ambito non regolato. I nostri clienti devono potersi fidare che governo aziendale e sistema dei controlli sono attentamente vigilati da Banca d’Italia.

Quali sfide vedete nel prossimo futuro?

Rimaniamo sempre concentrati sulle piccolissime imprese. Stiamo sviluppando nuovi prodotti di credito per le partite Iva. Nel prossimo futuro lanceremo anche il conto corrente solo per piccole imprese, un prodotto che si gestisce molto meglio nel contesto di banca.

Come stanno reagendo le banche tradizionali all’attacco fintech?
Le fintech stanno dimostrando i benefici di partire da zero, scevri dalle legacies informatiche, di sportelli o di competenze che condizionano le banche tradizionali. Per contro, le fintech partono senza clienti e la loro sfida di sviluppare base di clientela non è mai banale.
Le reazioni delle banche sono molto eterogenee: c’è chi sceglie di provare a crescere di dimensione e chi si preoccupa di emanciparsi dalle legacies soprattutto informatiche, per aprirsi davvero alle opportunità della tecnologia. Nessuna grande banca al mondo, non solo in Italia, fa uso davvero prevalente di tecnologie cloud. Obiettivamente il terreno più produttivo è quello di sviluppare partnership tra banche e fintech, ma per essere efficace e non limitarsi a banali annunci pubblicitari (magari a mero beneficio dei consigli di amministrazione) ciò richiede un saper mettersi in gioco da parte della banca e una certa dose di empatia e costruttività da parte della fintech. Certo è che, quando la partnership funziona, poi non ce n’è davvero per nessuno.

Offrite o pensate di offrire pacchetti di offerta specifici per i giovani imprenditori e giovani professionisti?
Si, il prossimo anno abbiamo in previsione di lanciare facilitazioni creditizie specificamente pensate per le start-up e per le imprenditrici donne.
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