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Shock alla Brown University dopo il massacro: 2 morti, 9 feriti

- di: Bruno Legni
 
Shock alla Brown University dopo il massacro: 2 morti, 9 feriti
Brown University, spari durante gli esami: due morti e un fermo
Un pomeriggio d’esami si trasforma in incubo a Providence: aula sotto tiro, campus blindato, nove feriti. Nella notte un fermo in hotel, poi il colpo di scena: rilascio e indagine ancora aperta. 

Cos’è successo: la cronaca di un sabato che spezza il semestre

Era sabato 13 dicembre 2025 e al campus della Brown University, a Providence (Rhode Island), si respirava la tipica aria di fine semestre: corridoi pieni, aule occupate, prove e ripassi. Poi, in pochi secondi, il cambio di scena brutale.

Secondo le ricostruzioni diffuse dalle autorità e dai media statunitensi, un uomo vestito di nero e con il volto coperto da una maschera è entrato nell’area della Barus & Holley (edificio dell’ingegneria) e ha aperto il fuoco durante una sessione collegata agli esami. Il bilancio è pesantissimo: due studenti uccisi e nove persone ferite.

L’ateneo ha attivato l’allerta e l’ordine di riparo immediato: campus in lockdown, sirene, porte sprangate, luci spente in molte aule. In quelle ore, per tanti studenti, la normalità è stata sostituita da un rituale di sopravvivenza: silenzio, telefoni in mano, attesa.

Le testimonianze: “Siamo rimasti immobili al buio”

I racconti raccolti dai media americani hanno un dettaglio comune: la percezione del tempo che si dilata. C’è chi descrive l’allarme sul telefono e la corsa a bloccare le porte; chi parla di minuti interminabili nascosti sotto banchi e tavoli da laboratorio.

Un assistente didattico presente nell’edificio ha spiegato che, dopo aver sentito colpi e urla nel corridoio, la paura è entrata in aula insieme a un uomo armato: pochi istanti, poi la fuga di chi era seduto al centro e aveva meno vie d’uscita. Un altro testimone ha raccontato di aver chiuso la porta, spento le luci e aspettato “per ore” prima di vedere gli agenti entrare e verificare stanza per stanza.

È il tipo di memoria che non si cancella: il rumore secco, l’odore dell’ansia, il pensiero fisso che ogni passo nel corridoio possa essere quello sbagliato.

Il video, l’uomo in nero e la fuga

Le forze dell’ordine hanno diffuso un breve filmato di sorveglianza: si vede un individuo in nero allontanarsi dall’area, ma senza un’inquadratura utile del volto. È uno degli elementi attorno a cui si concentra la caccia alla conferma: chi è davvero l’uomo ripreso? E, soprattutto, coincide con chi è stato fermato nelle ore successive?

Intanto gli investigatori hanno recuperato bossoli e avviato gli accertamenti balistici, mentre il perimetro attorno all’edificio è rimasto a lungo area di scena del crimine.

Il fermo in hotel e il ribaltamento: la persona trattenuta poi rilasciata

Nella notte tra sabato e domenica, gli agenti hanno raggiunto un hotel a Coventry, a circa mezz’ora d’auto da Providence: un uomo sulla ventina è stato fermato come persona di interesse. Diverse ricostruzioni indicano che le autorità si siano mosse anche con strumenti investigativi legati alla localizzazione del telefono.

Con lui sarebbero state trovate armi e accessori che gli investigatori intendono confrontare con le prove raccolte sulla scena. Secondo quanto riferito dall’Associated Press, nell’attacco sarebbero stati esplosi oltre 40 colpi con una pistola 9 mm, e al fermato sarebbero state attribuite due pistole, una delle quali con laser, oltre a caricatori ad alta capacità.

Ma la storia, a stretto giro, cambia direzione: nella tarda serata di domenica 14 dicembre 2025 è arrivata la notizia del rilascio. Motivo: prove non considerate sufficienti, mentre alcune piste iniziali non avrebbero retto ai riscontri. Tradotto: per gli inquirenti il caso non è chiuso e il tassello decisivo – movente e identità certa dell’autore – resta da fissare.

Le reazioni: dal campus alla politica

La presidente della Brown, Christina Paxson, ha parlato di una giornata che nessuna comunità universitaria vorrebbe mai vivere, annunciando lo stop alle attività accademiche e l’attivazione di servizi di supporto psicologico mentre gli studenti rientrano verso casa per le festività.

Sul fronte politico, il presidente Donald Trump ha affidato la reazione a poche parole pubbliche e a un invito alla preghiera. Sullo sfondo, però, torna il tema che in America si ripresenta come una sirena periodica: armi, prevenzione, sicurezza nei campus. Senatori e associazioni hanno rilanciato richieste di interventi più incisivi, mentre la città si è stretta attorno alle famiglie delle vittime con momenti pubblici di raccoglimento.

Il nodo sicurezza: porte aperte, esami, controlli

Una domanda si è fatta strada subito, nei corridoi e nelle cronache: com’è possibile entrare armati in un edificio universitario durante gli esami? Diversi resoconti sottolineano che alcune porte esterne dell’edificio coinvolto sarebbero state non chiuse a chiave.

Negli Stati Uniti, i campus oscillano da anni tra l’idea di “spazio aperto” e la necessità di protocolli sempre più rigidi: badge, vigilanza, telecamere, procedure di emergenza. Ma ogni strato di sicurezza aggiunto ha un costo (economico e culturale), e l’equilibrio si spezza quando la violenza entra da una porta qualunque.

Il contesto: una strage in una statistica che non smette di crescere

Il caso Brown si inserisce nel conteggio più ampio delle mass shootings negli Stati Uniti. Il Gun Violence Archive utilizza una definizione operativa frequente nelle cronache: episodio in cui quattro o più persone vengono colpite da arma da fuoco (non necessariamente uccise), escludendo l’autore. Su quella base, il 2025 viaggia su numeri da brividi, con quasi quattrocento episodi riportati nelle sintesi di fine anno.

Le definizioni, va detto, cambiano a seconda delle fonti e questo rende il dibattito ancora più scivoloso. Ma il dato che resta è l’impatto: scuole e università continuano a essere bersagli simbolici, perché colpiscono la promessa di futuro proprio nel luogo che dovrebbe proteggerla.

Cosa sappiamo e cosa manca ancora

  • Confermato: due studenti uccisi e nove feriti; attacco nell’edificio dell’ingegneria durante il periodo degli esami.
  • In valutazione: collegamento tra le armi sequestrate e i reperti balistici; identificazione certa dell’uomo ripreso nel video.
  • Colpo di scena: la persona fermata a Coventry è stata rilasciata; l’indagine prosegue senza una chiusura formale del caso.
  • Domanda aperta: il movente (target casuale, vendetta, disagio personale, altro) non è stato chiarito pubblicamente.

In queste ore, per Brown e per Providence, il dolore è anche una sospensione: la vita universitaria si ferma, ma le risposte non sono ancora arrivate tutte. E in America, quando la risposta tarda, la ferita tende a diventare politica.

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