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Cartelle e accertamenti in scadenza: il 2025 chiude i conti col 2020

- di: Bruno Legni
 
Cartelle e accertamenti in scadenza: il 2025 chiude i conti col 2020
Fine d’anno fiscale, ultima chiamata per il Fisco: ecco cosa può ancora essere richiesto.

Il conto alla rovescia è partito. Con la fine del 2025 si chiude, per molti tributi, la finestra temporale entro cui Agenzia delle Entrate, Comuni e enti previdenziali possono notificare accertamenti e richieste di pagamento. Superata la soglia, scatta la prescrizione e il debito si estingue.

Il principio generale è noto: cinque anni per la maggior parte delle imposte. Ma tra eccezioni, proroghe e casi particolari, il quadro è tutt’altro che lineare.

Imposte sui redditi, Iva e Irap: cosa scade davvero

Per chi ha presentato regolarmente la dichiarazione, il termine di accertamento è fissato in cinque anni dalla presentazione. Tradotto: i redditi del 2019, dichiarati nel 2020, possono essere contestati fino al 31 dicembre 2025.

Dopo quella data, nulla potrà più essere richiesto, salvo casi di frode. Diverso lo scenario per chi la dichiarazione non l’ha mai presentata: qui il Fisco ha sette anni di tempo. Per questo, a fine 2025, va in prescrizione l’anno d’imposta 2017.

Professionisti e Isa: le scadenze cambiano

Per i professionisti soggetti agli Indici sintetici di affidabilità fiscale, le regole si fanno più articolate. Chi ha ottenuto un punteggio pari o superiore a 8 beneficia di uno sconto di un anno: per loro, nel 2025, scade l’accertamento sull’anno 2020.

Ancora meglio per chi ha usato solo pagamenti tracciabili sopra i 500 euro: in questo caso la riduzione è di due anni e va in prescrizione l’anno d’imposta 2021.

Contributi Inps: cinque anni anche qui

Stesso orizzonte temporale per i contributi previdenziali dichiarati ma non versati. L’Inps ha cinque anni per attivare il recupero. Se entro quel termine non arriva alcuna richiesta, il credito si estingue.

Imu e Tari: il 2020 va in archivio

Capitolo tributi locali. Per Imu e Tari il termine di accertamento è fissato, anche qui, in cinque anni. Poiché l’imposta si riferisce all’anno solare, il 31 dicembre 2025 rappresenta l’ultimo giorno utile per contestare omessi o parziali versamenti del 2020.

Dopo quella data, i Comuni perdono il potere di accertamento.

Multe stradali: conta il giorno dell’infrazione

Per le sanzioni del Codice della strada il riferimento è la data della violazione. Da quel giorno decorrono cinque anni. Se entro il termine non arriva alcun atto valido, la multa è prescritta.

Notifiche valide anche se arrivano nel 2026

Attenzione a un dettaglio che fa la differenza. Per verificare se i termini sono rispettati non conta la data di ricezione, ma quella di spedizione.

Come chiarito dalla Corte Costituzionale, vale il principio della “scissione degli effetti della notifica”: se l’atto viene consegnato alle poste il 31 dicembre 2025, è valido anche se recapitato a gennaio.

Per le notifiche via Pec, invece, fa fede la ricevuta di accettazione generata entro le 23:59.

Cartelle esattoriali: quando scatta la prescrizione

La prescrizione riguarda anche le cartelle dell’Agente della riscossione, ma con tempi diversi:

  • 10 anni per le imposte erariali;
  • 5 anni per tributi locali, contributi Inps e Inail, sanzioni amministrative e multe stradali.

La recente riforma della riscossione prevede che i carichi affidati dal 2025 vengano restituiti all’ente creditore se non riscossi entro cinque anni. Ma attenzione: questa regola non accorcia i tempi di prescrizione per il contribuente. 

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