Non ci sarebbero trattative in corso tra Cina e Stati Uniti sui dazi. A spegnere le indiscrezioni arrivate da Washington è stato un portavoce ufficiale del ministero degli Esteri cinese, che in mattinata ha definito “false” le notizie circolate nelle ultime ore circa un possibile avvio di consultazioni tra le due superpotenze. La smentita arriva in un momento particolarmente delicato per l’equilibrio del commercio internazionale, quando la sola ipotesi di un’apertura tra le due economie aveva acceso l’ottimismo dei mercati e degli osservatori globali.
La Cina smentisce trattative sui dazi con gli Usa: “Nessun negoziato"
Le parole del portavoce cinese sono nette. “Per quanto a mia conoscenza, Cina e Stati Uniti non si sono consultati né hanno negoziato sulla questione dei dazi, né tantomeno hanno raggiunto un accordo”, ha detto, aggiungendo che “le porte della Cina restano aperte a un dialogo basato sul rispetto reciproco e sull’uguaglianza, ma non abbiamo paura di combattere se costretti”. È una linea di fermezza che segna la continuità con la dottrina di Xi Jinping, che fin dall’inizio del suo mandato ha imposto un atteggiamento muscolare nella gestione delle relazioni con Washington.
Il monito di Xi Jinping e l’incontro con il Kenya
Proprio oggi, nel corso di un incontro con il presidente del Kenya, William Ruto, il presidente cinese Xi Jinping è tornato sul tema del protezionismo commerciale, definendolo “un vicolo cieco”. “Le guerre tariffarie non hanno vincitori”, ha dichiarato, “la Cina non crea problemi, ma non li teme”. Il riferimento implicito è alla politica dei dazi rilanciata dal presidente americano Trump, che negli ultimi mesi ha più volte minacciato nuove misure restrittive sulle importazioni cinesi, in particolare nei settori tecnologici e automobilistici.
L’effetto immediato sui mercati e le implicazioni globali
La smentita cinese ha provocato una reazione cauta sui mercati, che avevano inizialmente accolto con favore le dichiarazioni di apertura arrivate da fonti statunitensi. Gli indici asiatici hanno chiuso in lieve calo, mentre a Wall Street si registrano oscillazioni sui titoli delle aziende più esposte al commercio con la Cina. L’ipotesi di una nuova fase di tensione tariffaria preoccupa in particolare l’Unione Europea, che teme di rimanere schiacciata tra due poli sempre più conflittuali, con un impatto diretto su export, filiere e approvvigionamenti energetici.
Le strategie contrapposte di Cina e Stati Uniti
Al centro dello scontro ci sono due visioni opposte del commercio globale. Gli Stati Uniti, sotto la nuova presidenza di Trump, spingono per un riequilibrio della bilancia commerciale, accusando Pechino di pratiche sleali e di dumping industriale. La Cina, dal canto suo, rivendica il diritto di difendere la propria industria nazionale e respinge ogni tentativo di imposizione unilaterale. Il nodo principale resta quello della tecnologia: semiconduttori, batterie, intelligenza artificiale sono i settori più sensibili, nei quali le restrizioni americane mirano a rallentare l’ascesa cinese.
Dialogo in standby, in attesa di segnali concreti
Nonostante la durezza dei toni, da entrambi i lati si continua a parlare di disponibilità al dialogo, a condizione che siano rispettati i principi di pari dignità e reciprocità. I prossimi giorni saranno decisivi per capire se le smentite cinesi sono il segnale di una chiusura definitiva o una manovra tattica per rafforzare la propria posizione negoziale. Al momento, però, nessun incontro ufficiale è previsto. E lo spettro di una nuova guerra commerciale resta all’orizzonte.