Festa di Roma: "C'è ancora domani", Paola Cortellesi debutta alla regia

- di: Barbara Bizzarri
 

Il film inizia con una scena di attualità straziante: una donna riceve uno schiaffo dal marito, subisce in silenzio e poi continua la sua vita come se nulla fosse accaduto, persino con il sorriso sulle labbra, perché è così che si deve fare. Paola Cortellesi sceglie, per il suo esordio alla regia in C'è ancora domani, film femminista, politico, che apre l’edizione 2023 della Festa del cinema di Roma, una quotidianità di violenza domestica fin troppo diffusa: “Volevo raccontare e celebrare le storie di donne che mi hanno raccontato nonne e bisnonne, storie incredibili di persone che però sono sempre state considerate delle nullità”, racconta la neoregista. “Loro stesse si consideravano delle nullità: c'era totale inconsapevolezza, non ci si rendeva conto delle discriminazioni e delle violenze che subivano, perché così era stato loro insegnato. Mia nonna è stata una donna eccezionale, mi dava dei grandi consigli, però chiosava dicendo: Però, che ne capisco io?”. Un dramedy bianco e nero con sfumature da musical che si muove in una Capitale anni Quaranta, in cui il pensiero rimanda immancabilmente a lei, l’inarrivabile, e la domanda sorge spontanea: “Ha mai pensato ad Anna Magnani nei panni di Delia?”, e la risposta non può che essere, “Certo, la Magnani è sempre stata nei nostri occhi, ci muovevamo in un mondo, in una Roma, che poteva essere la sua”.

Festa di Roma: "C'è ancora domani", Paola Cortellesi debutta alla regia

Siamo nella Roma del primissimo dopoguerra, qui Delia (Cortellesi) è una madre di tre figli e moglie di Ivano (Mastandrea), tipico uomo dal brutto carattere, che la picchia perché per lui è normale. In casa c'è anche il suocero, Ottorino (Giorgio Colangeli) il più maschilista di tutti, capace anche di dare consigli di questo tenore al figlio: “Non devi picchiare Delia così spesso, altrimenti si abitua. Devi picchiarla molto più forte, ma raramente così se ne ricorda”. E poi, c'è l'amica fruttivendola (Emanuela Fanelli), l'unica con cui Delia si confida.

Nel film, ambientato in una Roma dolente dove la violenza di Ivano verso Delia è quasi coreografata, un romantico balletto può partire perfino da uno schiaffo o da un tentativo di strangolamento: chiave di volta è una lettera ricevuta dalla protagonista, che cambierà la sua vita: “Il doppio registro, tragicomico, nasce dal fatto che mi sono chiesta quanto potevamo spingerci nella comicità trattando una violenza domestica. Abbiamo allora preferito farli ballare e che a lei scomparissero i lividi appena subiti. Non mi sono mai piaciute le scene violente iperrealiste che vengono sempre scavalcate da una sorta di voyeurismo”. Cortellesi sottolinea poi l’attualità della sua ‘creatura’: “Abbiamo studiato atti processuali recenti sulla violenza alle donne e le dinamiche sono le stesse di allora. Isolare la donna, svilirla e poi usarle violenza. Certi personaggi maschili non sono affatto cambiati, sono gli stessi di allora. È chiaro che abbiamo voluto parlare di cose che sono vive ancora oggi, come anche il divario di trattamento economico tra uomo e donna”. Perché il bianco e nero? “Fa parte di come immaginiamo le storie del passato che ci raccontavano”. Tornerà a fare la regista? “Se è per questo vorrei essere già al terzo film. Certo che voglio rifarlo, è stato bellissimo”.

Il film è stato prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, società del gruppo Fremantle, e Vision Distribution, società del gruppo Sky: sarà in sala dal 26 ottobre, distribuito in 500 copie da Vision Distribution.

Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli