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Cipollone (Bce): “Se il quadro legislativo è pronto entro il 2026, prime transazioni dell’euro digitale nel 2029”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Cipollone (Bce): “Se il quadro legislativo è pronto entro il 2026, prime transazioni dell’euro digitale nel 2029”

L’euro digitale non è più un esercizio teorico ma un percorso industriale che ha già una traiettoria temporale: se la legislazione europea verrà approvata entro il 2026, la Bce potrà avviare la fase pilota a metà 2027 e arrivare alle prime transazioni reali intorno alla metà del 2029.

Cipollone (Bce): “Prime transazioni dell’euro digitale nel 2029”

Lo ha spiegato Piero Cipollone, membro dell’Executive Board della Bce, intervenendo al Forum dell’Economia del Nuovo Mondo a Napoli. L’euro digitale, ha detto, non sostituirà il contante ma lo affiancherà come “banconota digitale”, utilizzabile ovunque, anche in assenza di connessione o in situazioni di blackout. Un’infrastruttura pensata perché il pagamento digitale resti un servizio essenziale anche quando la rete non c’è.

Sovranità dei pagamenti: oggi il 66% transita fuori dall’Europa
Il motore del progetto non è solo l’innovazione tecnologica, ma la sovranità economica. Cipollone ha ricordato che oggi il 66% delle transazioni con carte dei cittadini europei viene processato da operatori non europei. Significa che l’infrastruttura che gestisce i flussi di pagamento risiede nei server e nelle policy di soggetti extra Ue, con prezzi non sempre trasparenti e un potenziale rischio di dipendenza strategica. L’euro digitale sarebbe invece costruito su architettura interamente europea, riducendo vulnerabilità geopolitiche e rafforzando l’autonomia dei sistemi di regolamento.

Un euro digitale “in tasca”, senza remunerazione
Rispetto alle criptovalute speculative e alle stablecoin private, il progetto non nasce per creare rendimenti ma per fornire un mezzo di pagamento sicuro. L’euro digitale non sarà remunerato: non è un titolo finanziario, è moneta pubblica in forma elettronica. Inoltre non richiederà prefunding: anche se nel wallet non ci sono fondi immediatamente disponibili, il trasferimento avverrà in automatico dal conto corrente agganciato. Per evitare che si trasformi in uno strumento di deposito alternativo al sistema bancario, saranno previsti limiti massimi alla quantità detenibile.

Impatto sociale: inclusione e resilienza
La Bce insiste su una dimensione spesso sottovalutata: l’euro digitale è pensato anche per chi oggi è ai margini dell’ecosistema digitale. Pagamenti offline e semplicità d’uso lo rendono più vicino al contante che alle app bancarie complesse. È anche un presidio di resilienza: nei casi di emergenza — dove reti e server saltano — avere una moneta digitale che continua a funzionare significa proteggere scambi, acquisti essenziali e continuità di servizi.

La questione politica: tempi e volontà
Il nodo adesso è normativo. La finestra 2026-2029 presuppone che Parlamento e Stati membri trovino una sintesi sul quadro regolatorio. In assenza di legislazione, la sperimentazione non può partire. Il progetto, quindi, è tanto economico quanto politico: l’Europa deve decidere se vuole che il suo futuro digitale poggi su infrastrutture proprie o continuare a dipendere da sistemi privati esteri. La tecnologia è quasi pronta; a questo punto è la governance a dover essere all’altezza.

Per la Bce l’euro digitale rappresenta un’evoluzione strutturale: non una “nuova app”, ma la garanzia che il pagamento resti un servizio pubblico, accessibile e sotto regia europea. La direzione è tracciata: ora tocca alla politica non rallentare.

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