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Confindustria: dazi e inflazione frenano il Pil Usa, crescita al +1,7% nel 2025 e +1,6% nel 2026

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Confindustria: dazi e inflazione frenano il Pil Usa, crescita al +1,7% nel 2025 e +1,6% nel 2026

L’economia americana, pur restando la locomotiva globale, mostra segni di rallentamento. È quanto emerge dal Rapporto di previsione per l’Autunno 2025 del Centro Studi di Confindustria (Csc), intitolato “Investimenti per muovere l’Italia”.

Confindustria: dazi e inflazione frenano il Pil Usa, crescita al +1,7% nel 2025 e +1,6% nel 2026

Secondo l’analisi, “l’economia più danneggiata dai dazi è proprio quella degli Stati Uniti”, un’affermazione che mette in luce l’effetto boomerang delle politiche commerciali restrittive adottate negli ultimi mesi.

Il Csc stima che, dopo il +2,8% del 2024, il Pil statunitense rallenterà al +1,7% nel 2025 e al +1,6% nel 2026, con un recupero di slancio solo nella parte finale del prossimo biennio. Una frenata che riflette il peso delle tensioni tariffarie e l’incertezza sul percorso della politica monetaria.

Dazi e altalena congiunturale

Il rapporto evidenzia come l’economia Usa abbia attraversato un 2025 dai ritmi altalenanti: un calo all’inizio dell’anno, seguito da un rimbalzo superiore alle attese nel secondo trimestre. Questa dinamica a “montagne russe” è attribuita in larga misura all’introduzione dei nuovi dazi sulle importazioni, che hanno generato instabilità nelle catene del valore, frenato gli investimenti e pesato sui costi di produzione.

Gli analisti di Confindustria sottolineano che le misure protezionistiche, pensate per difendere l’industria domestica, hanno finito per penalizzare la stessa economia statunitense, alimentando rincari su beni intermedi e di consumo e rallentando l’attività manifatturiera.

Inflazione e politica monetaria: una combinazione delicata
Un altro fattore chiave è rappresentato dalle aspettative di inflazione, che secondo il Csc restano elevate e rischiano di compromettere la ripresa dei consumi.
Sebbene la Federal Reserve abbia avviato un percorso di taglio dei tassi ufficiali, il rapporto osserva che “gli effetti positivi sugli investimenti si manifesteranno solo tra qualche trimestre”, mentre nel breve periodo la pressione sui prezzi limita la possibilità di ulteriori riduzioni del costo del denaro.

La combinazione di dazi e inflazione crea dunque un contesto che scoraggia le imprese dal pianificare nuovi progetti e spinge le famiglie a contenere la spesa, rallentando il ciclo economico.

Una crescita moderata dopo l’exploit del 2024
Nel 2024 l’economia statunitense aveva sorpreso in positivo, crescendo del 2,8% grazie alla spinta dei consumi e a una ripresa industriale sostenuta. Tuttavia, l’effetto espansivo si è attenuato con il nuovo anno, lasciando spazio a un quadro meno dinamico.
Confindustria prevede che il ritmo moderato proseguirà nel 2025 e 2026, con un potenziale recupero di slancio solo a fine periodo, quando il sistema avrà assorbito l’impatto dei dazi e i tagli dei tassi potranno tradursi in maggiori investimenti.

Implicazioni per l’economia globale
La frenata statunitense, avverte il Csc, potrebbe riflettersi anche sull’economia mondiale, che dipende ancora in larga parte dalla domanda americana. Un minore dinamismo negli Stati Uniti riduce gli scambi internazionali e rischia di pesare in particolare sui Paesi europei a forte vocazione manifatturiera, Italia inclusa.

Per il nostro Paese, già alle prese con un ciclo di investimenti incerto e con l’attuazione del Pnrr, un rallentamento della principale economia globale potrebbe tradursi in minore sostegno all’export e in ulteriori sfide per la crescita.

Un monito contro le barriere commerciali
Il giudizio di Confindustria evidenzia il paradosso di politiche che, pur concepite per rafforzare l’economia nazionale, finiscono per indebolirla. La lezione che emerge è che le barriere commerciali, in un’economia globalizzata, producono effetti negativi anche per chi le introduce, frammentando i mercati e comprimendo gli investimenti.

Per gli analisti del Csc, il percorso per tornare a una crescita sostenuta passa da un riequilibrio delle politiche commerciali e da un contesto macroeconomico più stabile, che riduca l’incertezza e incoraggi imprese e famiglie a tornare a investire e spendere.

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