Covid-19: adesso non lasciare nessuno indietro

- di: Diego Minuti
 
Confessiamolo: ci avevamo sperato e tanto.
Avevamo sperato che la temuta seconda ondata fosse l'ultima, che fosse destinato a calare il numero dei morti e dei contagiati, di coloro che finivano in terapia intensiva o di quelli che restavano confinati in casa. Ed invece non è andata così ed oggi l'Italia si trova in gran parte in zona rossa.
Una misura che si traduce in circa 43 milioni di italiani che sono un po' (o tanto) meno liberi di quello che erano sino a quando il covid-19 non ha fatto la sua terrificante apparizione sul palcoscenico mondiale.

Ma, purtroppo, non si può sindacare più di tanto la conduzione, da parte del Governo, della strategia per controllare e sconfiggere la pandemia. Non lo si può fare perché a dettare i tempi dell'azione di contrasto sono i numeri, che restano lì in evidenza, senza la possibilità di interpretarli, tanta è la loro gravità.
È evidente a tutti che le misure che limitano la libertà di spostamento sono ormai necessarie e questo in un certo senso sconfigge tutte le tesi, che pure sono state fortemente sostenute, che chiedevano una certa libertà per gli italiani. Ma gli italiani in molti casi si sono dimostrati incapaci di sottostare a regole loro imposte non per capriccio, ma perché la curva dei contagi era ormai fuori controllo.

La crisi legata alla pandemia rischia di trascinarsi ancora per mesi, aggravando i problemi che stiamo affrontando e quindi, pur di fermare i contagi, tutti dobbiamo fare un passo indietro rispetto a quelle che riteniamo le nostre libertà personali da tutelare.
Oggi però viviamo un momento delicatissimo, forse il più determinante nella crisi pandemica perché abbiamo una soluzione alle questioni sanitarie (con i vaccini), ma restiamo ancora lontani da quelle per l'economia, che rischia di non potersi rialzare anche quando il Covid-19 sarà pressoché sconfitto.
Siamo tutti consapevoli che il Coronavirus si può battere solo grazie ad una campagna vaccinale degna di tale nome, che preveda una intensificazione dei tempi di somministrazione delle dosi. Una cosa che passa per una moltiplicazione degli addetti all'inoculazione e dei siti di somministrazione, grazie anche ad una maggiore disponibilità di dosi. Uno sforzo enorme, dal punto di vista organizzativo e logistico, grazie al quale il cambio di passo voluto da Mario Draghi pare stia dando i primi concreti risultati.

Ma non basta, e non parliamo del fronte sanitario di questa guerra che sta prosciugando, oltre alle risorse mentali di quasi tutto un Paese, soprattutto quelle economiche.
Il Governo - quello Draghi - sta lavorando e non spetta a noi dire già oggi se per il meglio rispetto al precedente. La risposta verrà dalle cose. Ora occorre che il Governo acceleri le procedure per sostenere le attività economiche messe in ginocchio dalla pandemia. Un passaggio che però non può prescindere da un diverso approccio, perché la politica dell'erogazione non finalizzata alla ripresa è una risposta che però non risolve nulla, se non le difficoltà del momento. Una strategia diversa, quindi, è quello che si chiede al Governo Draghi, che dovrebbe essere più determinato, che non nel recente passato, nel sostenere gli imprenditori per dare loro gli strumenti per sopravvivere alla crisi e quindi per potere ripartire, una volta che la pandemia sia alle spalle. Perché nessuna economia può essere considerata monodimensionale e quindi una soluzione deve contemplare che tutto il sistema produttivo debba essere messa nelle condizioni di riprendere a marciare. Tutta. Perché - come si sente dire nei film di guerra - lasciare qualcuno indietro significa perderlo.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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