Cinque Stelle: Grillo contro Conte, tutti gli altri contro Grillo

- di: Diego Minuti
 
Shakespeare o Ionesco? Forse tutti e due. Stiamo parlando del dramma (o farsa, se lo si guarda da un'angolazione diversa) che sta dilaniando quel che era un tempo il movimento dei Cinque Stelle - sì, quello che fece il pieno di deputati e senatori - e che ora è il simbolo di come la politica può essere irriconoscente o realistica, con il risultato di non essere mai uguale a sé stessa.
Il mostro a due teste, Beppe Grillo e Giuseppe Conte, è destinato ad implodere con risultati che oggi non si possono intuire, ma che di certo si devono temere, se si pensa al futuro del governo Draghi che ha la sua ragion d'essere in una coalizione i cui componenti possono non avere le stesse ideologie, ma che non poteva certo lasciare pensare ad una faida in seno ad un singolo partito che la compone.

Il post con cui Giuseppe Grillo ha messo alla (sua) porta Conte è di una virulenza cui raramente si è assistito in politica per quanto riguarda i rapporti interni ad un partito. Tra formazioni politiche diverse c'è sempre stata ampia facoltà di offendere, ma quasi mai in un singolo partito, a meno che non si stesse preparando una scissione.
Anche se, nella vicenda Conte-Grillo, è ben difficile capire chi si stia scindendo da cosa.

Nel senso che l'appello ai valori del passato (peraltro da lui stesso non sempre rispettati) fatto da Grillo rischia di mettere lui al di fuori delle linee politiche più recenti dei Cinque Stelle che si sono ritrovati un capo (Conte) indicato dal garante (Grillo) che solo ora si è accorto della, a suo dire, inadeguatezza dell'ex premier.
Un premier prima difeso con tutte le forze e ora portato, metaforicamente, nella personalissima discarica di Conte. Roba da neuropsichiatri o da esegeti della mancanza di riconoscenza, sentimento che forse Grillo si aspettava dall'ex avvocato degli italiani, catapultato a fare il capo del governo senza averne l'esperienza, la statura politica, la sobrietà (per quello che riguarda la gestione della sua immagine). Ma questo non significa che Conte più di qualcosa abbia imparato nei suoi due governi, a cominciare dalla padronanza delle leve del potere - meno nell'eccessiva sovraesposizione mediatica, impostagli da qualcuno -.

La sortita di Grillo ha creato un solco impossibile da colmare anche perché non solo sostanziato da argomentazioni durissime nei riguardi di Conte, quanto perché ha di fatto rimesso in gioco Davide Casaleggio, che l'ex primo ministro aveva enucleato dal corpus politico ed organizzativo del movimento, neutralizzandolo, e che ora, sia pure per gestire con la sua piattaforma Rousseau l'elezione del comitato direttivo, può tornare a fare sentire la sua voce.

La temperatura nel movimento è altissima perché stanno tornando a fare sentire la loro voce parlamentari che, arrivati appassiti al capolinea, in cogenza del vincolo dei due mandati, brigano per restare ad occupare la loro poltroncina, accontentandosi anche di uno strapuntino vista Camera o Senato. Comunque la situazione resta molto tesa e non aiutano certo a stemperarla le parole di chi (Marco Travaglio), schierandosi accanto a Conte - celebrato come lo statista del secolo - dà dell'accaduto una spiegazione che dalla politica spazia sino alla psichiatria, per dire che Grillo sbaglia.

''Se è lucido" - ha scritto Travaglio riferendosi a Grillo - "sta lavorando scientemente per il re di Prussia e dunque va messo in condizione di non nuocere. Se invece è bollito, sta lavorando inconsapevolmente per il re di Prussia e dunque va messo in condizione di non nuocere. Come? Lasciandolo solo, cioè nella condizione che ormai predilige, convinto – come Cesare secondo Plutarco – che sia 'meglio essere primo in un villaggio che secondo a Roma'. Ma qui il villaggio ha le dimensioni di una delle sue ville".
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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