Kabul, terza spiaggia a sinistra

- di: Diego Minuti
 
Il dramma di un Paese, ricco solo della sua posizione geograficamente strategica in uno scacchiere internazionale ad altissimo rischio, più che da mille parole è rappresentato dalle immagini: centinaia di giovani che cercano di fuggire e che, per farlo, si aggrappano alla carlinga ed al carrello di un aereo che si stacca lentamente dalla pista dell'aeroporto di Kabul, decretando la morte di alcuni di loro; una fiumana di uomini e donne, spesso portando tra le braccia i figli, che come impazziti cercano di lasciare una città che rischia di diventare la palestra per le più efferate violenze.
Vivere un dramma affidandosi solo alla percezione che deriva da una immagine può essere però fuorviante, perché il giudizio è affidato al momentum e non invece, per come sarebbe forse più corretto, alla conoscenza delle cause.

Ma l'immagine resta potente, perché spesso non si affida ad intermediari, giungendo dritta alla mente.
Così come ha fatto la fotografia che ritrae il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a ridere e scherzare, in spiaggia, mentre a Kabul alcune decine di nostri connazionali erano ancora ostaggi della paura, non sapendo quel che poteva loro accadere con l'arrivo dei taliban nella capitale afghana.

Una fotografia che forse non doveva essere scattata lasciando al nostro ministro i giusti momenti di relax in una giornata che, da secoli, è deputata a celebrare le vacanze di tutti gli italiani.
Ma, ci si permetta la considerazione, il ministro degli Esteri non è un italiano qualunque soprattutto quando ci sono gravissime crisi internazionali che possono coinvolgere italiani, la cui salvezza è il suo solo obiettivo nello specifico momento storico. Ma, mentre a Kabul le strade brulicavano di uomini armati di mitra, lanciarazzi e sete di vendetta, Di Maio, su una spiaggia di Porto Cesareo, in Salento, era intento in amabili conversari con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e con l'ex ministro Francesco Boccia, con tanto di mogli (Nunzia De Girolamo), compagne (Elena Laterza) e fidanzate (Virginia Saba) come corollario.

Siamo sicuri che Di Maio, nonostante il largo sorriso ''certificato'' dalla fotografia, stava commentando sgomento le vicende afghane, confrontandosi con esperti di politica internazionale ed aree di crisi quali gli amici che, piedi nella sabbia, lo circondavano affettuosamente, per esprimergli la loro vicinanza nei momenti in cui si stava spendendo con tutte le sue forze per riportare i nostri connazionali in patria.
Ma non è forse il momento di scherzare su cose veramente gravi, ma quell'immagine degli interrogativi certo li pone, come quelli del mutare della sensibilità dei nostri politici di fronte alle emergenze e, in ogni caso, nella considerazione del ruolo di cui si è stati investiti.

Ci permettiamo di fare una considerazione, che sarà sicuramente banale, ma è la sola che sgorga dallo sbigottimento determinato dalla fotografia: si sono momenti in cui il politico, ma soprattutto l'uomo di governo, non può che mettere da parte esigenze personali e abitudini, se il Paese si aspetta da lui un concreto contributo alla soluzione delle emergenze. Ma, se Di Maio non ha ritenuto di lasciare la spiaggia di Porto Cesareo davanti alla crisi afghana, non è solo un suo fatto privato: è il segno di un poco comprensibile distacco dal delicatissimo ruolo che gli è stato conferito e che comunque si impegna ad onorare. Si potrebbe dire che qualche ora di ''pausa'' nella drammatica routine di questi giorni potrebbe essere comprensibile. Certo, se Di Maio fosse stato titolare di qualsiasi altro dicastero che non quello degli Esteri, cui è demandato il compito di vegliare sui nostri connazionali, ovunque essi si trovino, di certo non sulla spiaggia di San Cesareo.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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