Essere al potere non fa della Lega un partito di governo

- di: Diego Minuti
 
A leggere le prese di posizione che i leghisti rendono note quotidianamente e a raffica su cosa dovrebbe, a parere loro, fare o non fare l'esecutivo Draghi, non è che le sorti del Governo appaiono così salde. Anche oggi, dando un'occhiata veloce ai vari quotidiani, ci si accorge che c'è sempre un leghista che abbia da dire la sua, con argomentazioni sulle quali si potrebbe anche discutere, ma che certo non sono rispettose del patto di coalizione che è stato posto alla base della nascita dell'attuale Governo.

Si dirà che fare parte di una alleanza non significa automaticamente dovere chiudere la bocca e non parlare anche se si vedono cose che non piacciono, ma l'impressione che si trae in questi giorni è quella di un partito che, sebbene rappresentato da suoi ministri in seno al Governo, cerchi di minarne l'immagine o, forse sarebbe meglio dire, colga al volo qualsiasi occasione per rimarcare il proprio dissenso su alcuni punti che possono garantire un certo ritorno in termini di consenso. Quasi una tattica di logoramento che mira a riproporsi, alla prima occasione, come il partito del popolo, contro le èlite etero-guidate da Bruxelles, che era, è e sempre sarà il nemico.
Prendiamo la vexata quaestio delle chiusure di esercizi commerciali a causa della pandemia, su cui la Lega si sta spendendo tantissimo pretendendo l'allentamento delle prescrizioni con lo slogan di una "Pasqua libera".

È certamente una posizione da tenere in considerazione, ma non se ne può fare il martello di Thor per colpire quotidianamente le decisioni del Governo che, agli occhi dell'elettorato leghista, ma anche della quasi totalità degli esercenti pubblici, è sul banco degli imputati, quasi che le chiusure siano un vezzo, un capriccio.
Chiudere, con tutti gli indici che sono negativi e che ancora non sembrano risentire dall'avvio della campagna vaccinale, è al momento la sola misura che può essere adottata, perché questo consigliano gli scienziati. Si potrebbe dire che alcune scelte fatte in passato (dal precedente governo) non sono state molto coerenti (come avere chiesto ai ristoratori di adeguare, a loro spese, i locali agli standard richiesti per la prevenzione dei contagio per poi chiudere tutto lo stesso), ma ormai purtroppo questo è il passato. E il futuro, sebbene deve essere visto con ottimismo, potrebbe virare al bello solo tra parecchio tempo. Ma il martellamento continuo che parti ascoltate, anche se non troppo importanti, della Lega riservano a Draghi ed al Governo non è che spianino la strada dell'esecutivo.

Di una cosa operò c'è da stare certi: quanto accade non è frutto di estemporanee sortite mediatiche, ma sembra fare parte di una strategia per consentire alla Lega di presentarsi all'elettorato nella veste di partito fondamentale per la sopravvivenza del Governo e, contestualmente, di rivendicare la propria indipendenza. Una posizione molto comoda politicamente, che consente di prendersi meriti, quando c'è da capitalizzarli, e scaricare su altri eventuali rovesci. Non è una semplice teoria, perché appare abbastanza chiaro - anche dal linguaggio del corpo che usa quando si presenta in video ad elencare tutte le cose che, per lui, la Lega ha fatto di buono - che Salvini sembra mascherare a fatica il suo profilo di antagonista di qualsiasi governo che non abbia lui al centro.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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