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Trump si vuole “mangiare” tutti gli alleati: forti dazi anche all’Australia

- di: Marta Giannoni
 
Trump si vuole “mangiare” tutti gli alleati: forti dazi anche all’Australia
L’inasprimento delle politiche commerciali statunitensi ha scatenato un vero e proprio terremoto nelle relazioni con l’Australia, dopo che Washington ha imposto un nuovo giro di pesanti dazi su acciaio e alluminio. Canberra ha definito la misura un “atto ostile”, e le tensioni con l’amministrazione Trump stanno raggiungendo livelli mai visti in oltre due decenni di alleanza strategica tra i due Paesi.

Un colpo basso per l’industria australiana

Il governo australiano ha accolto con indignazione la decisione di Donald Trump di eliminare le esenzioni ai dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio australiano, che ora saranno colpite da tariffe del 25%. Il primo ministro Anthony Albanese (fotoha criticato aspramente la misura, affermando che “questo non è il comportamento di un Paese amico”.
Non solo l’industria siderurgica australiana subirà pesanti conseguenze economiche, ma il provvedimento ha messo in crisi l’accordo di libero scambio che per 24 anni aveva garantito una cooperazione commerciale stabile tra i due Paesi. Secondo fonti governative australiane citate da The Australian, la decisione degli Stati Uniti è stata presa senza preavviso e senza concedere a Canberra la possibilità di negoziare un’eccezione.

Trump e il sospetto di dumping: una giustificazione strumentale?
Dietro alla decisione di Washington c’è il sospetto, mai provato, che l’Australia stia inondando il mercato americano con alluminio a basso costo, danneggiando i produttori locali. L’amministrazione Trump ha accusato Canberra di non rispettare i limiti sulle esportazioni concordati nel 2018 e ha usato questo argomento per giustificare l’inasprimento delle misure protezionistiche.
Peter Navarro, ex consigliere commerciale della Casa Bianca, ha dichiarato:L’Australia deve rispettare le regole come tutti gli altri Paesi”. Tuttavia, Trump è uso a ingigantire le cose, e spesso ad inventarsele, ammantando il tutto con una retorica nazionalista e protezionista.

L’Australia isolata: la rabbia di Canberra

Mentre Trump si rifiuta di rispondere alle telefonate di Albanese, il governo australiano si trova in una posizione estremamente delicata. Con un’elezione federale imminente, l’opposizione conservatrice guidata da Peter Dutton ha colto l’occasione per attaccare il governo laburista, accusandolo di debolezza: “Albanese non ha saputo difendere gli interessi dell’Australia. Questo è un fallimento diplomatico senza precedenti”.
Nel frattempo, l’Unione Europea ha espresso preoccupazione per l’aumento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Australia e ha annunciato misure di ritorsione contro le politiche protezionistiche di Washington. Bruxelles prevede di imporre dazi su alcuni prodotti americani per un valore di 26 miliardi di euro, una risposta che potrebbe ulteriormente inasprire il clima globale del commercio.

Quali scenari per il futuro?
Di fronte a questa nuova crisi, l’Australia sta cercando di correre ai ripari. Il governo sta valutando la possibilità di rivolgersi all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) per contestare i dazi statunitensi, ma i tempi della giustizia commerciale internazionale sono lunghi e incerti.
Parallelamente, Canberra sta accelerando la diversificazione dei mercati di esportazione, puntando su accordi più stretti con l’Unione Europea e con il blocco del Sud-Est asiatico (ASEAN). Tuttavia, la fine dell’alleanza commerciale con gli Stati Uniti segna un momento critico per l’economia australiana e rischia di avere ripercussioni di lungo termine.
Se Canberra reagirà gli analisti prevedono un’ulteriore escalation delle tensioni commerciali, con possibili ripercussioni su altri settori economici australiani.
Nel frattempo, la questione diventa sempre più politica: Albanese dovrà dimostrare di essere in grado di difendere gli interessi del Paese senza compromettere l’alleanza con Washington, mentre l’opposizione cercherà di sfruttare la crisi per guadagnare consensi in vista delle elezioni.
Quel che è certo è che la guerra commerciale tra Stati Uniti e Australia è appena iniziata, e il suo esito potrebbe ridisegnare gli equilibri geopolitici della regione Indo-Pacifica.

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