Trump lancia la sfida all’Europa: dazi sull’Italia dal 2 aprile. “Trasferite le aziende in Usa”
- di: Jole Rosati

L’amministrazione Trump ha confermato che, a partire dal 2 aprile imporrà nuovi dazi su una vasta gamma di prodotti europei, colpendo duramente anche l’Italia. L’annuncio arriva in un momento di tensione tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, con Washington che giustifica la misura come una necessaria risposta alla mancanza di reciprocità nei rapporti commerciali.
Il segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnick (foto), ha chiarito la posizione della Casa Bianca: “L’America non resterà più inerte di fronte a pratiche commerciali ingiuste. Il presidente ha preso questa decisione per difendere i lavoratori americani e garantire condizioni eque per le nostre imprese”, ha dichiarato in un’intervista rilasciata dopo il discorso di Donald Trump al Congresso. Secondo Lutnick, i nuovi dazi sono solo una delle misure di una strategia più ampia volta a riequilibrare il deficit commerciale con l’Europa, che l’amministrazione stima intorno ai 300 miliardi di dollari.
L’Italia nel mirino: settori a rischio
L’Italia non sarà esente da queste tariffe, che colpiranno in modo significativo settori strategici per l’export del Paese. Le misure includeranno una tariffa del 25% su una serie di prodotti, tra cui il settore automotive, i beni di lusso, i farmaci e l’agroalimentare, con particolare attenzione ai vini, ai formaggi e all’olio d’oliva. “L’Italia deve prepararsi a questi dazi se non adotterà politiche commerciali più eque nei confronti delle aziende americane”, ha avvertito Lutnick.
Gli industriali italiani, dal canto loro, sono in allarme. Confindustria ha espresso preoccupazione per le conseguenze sul Made in Italy: “Questa è una decisione che potrebbe avere effetti devastanti sulla nostra economia. L’export è un pilastro fondamentale della crescita italiana, e le tariffe di Trump rischiano di compromettere anni di lavoro per posizionare i nostri prodotti sui mercati internazionali”.
Anche il settore vinicolo, che ha visto un boom di vendite negli Stati Uniti negli ultimi anni, si dice preoccupato. Secondo Coldiretti, gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato extraeuropeo per il vino italiano, con un valore di esportazioni superiore ai due miliardi di euro all’anno. “Un dazio del 25% su questi prodotti significherebbe un crollo delle vendite e un enorme danno per migliaia di produttori italiani”, ha dichiarato l’associazione di categoria.
La risposta dell’Unione Europea
A Bruxelles la reazione non si è fatta attendere. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha definito la decisione di Trump “una provocazione inutile” e ha assicurato che l’Unione Europea risponderà con contromisure. “Non possiamo accettare che i nostri prodotti vengano penalizzati ingiustamente. L’Europa risponderà con fermezza per proteggere le sue imprese e i suoi lavoratori”, ha dichiarato in una nota ufficiale.
La Commissione europea sta già lavorando su un pacchetto di misure di ritorsione che potrebbe includere dazi su prodotti americani come il bourbon, il tabacco e le motociclette. Alcuni Stati membri, come la Francia e la Germania, spingono per una reazione dura, mentre l’Italia, preoccupata per il proprio export, cerca una soluzione negoziata.
Strategia o azzardo?
Gli esperti di economia internazionale si interrogano sulla strategia di Trump. Se da un lato la Casa Bianca insiste sul concetto di reciprocità, dall’altro c’è il rischio concreto che questa politica commerciale porti a una guerra dei dazi con l’Europa, con effetti negativi per entrambe le economie. “La storia ci insegna che le guerre commerciali finiscono per danneggiare entrambe le parti”, spiega il professor Michael Spencer, esperto di commercio internazionale alla Harvard Business School. “In un contesto globale già fragile, con l’economia che sta cercando di riprendersi dagli shock degli ultimi anni, una nuova ondata di tariffe potrebbe avere conseguenze disastrose”.
Il Fondo Monetario Internazionale ha già avvertito che le misure protezionistiche potrebbero rallentare la crescita globale, stimando che una guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa potrebbe costare fino all’1% del PIL mondiale nei prossimi due anni.
La scommessa di Trump
Per Donald Trump, i dazi sono una scommessa politica oltre che economica. Il presidente punta a rafforzare la sua base elettorale, soprattutto tra i lavoratori dell’industria manifatturiera, promettendo che le tariffe stimoleranno la produzione interna e riporteranno le aziende negli Stati Uniti.
“Se vuoi evitare i dazi, costruisci in America”, ha ripetuto Lutnick. “Vedrete molte aziende tornare a produrre negli Stati Uniti, e questo significa più lavoro per gli americani”. Un messaggio diretto alle multinazionali che operano nel settore automobilistico e tecnologico, e che potrebbe spingere alcune di esse a rivedere le proprie strategie produttive.
Intanto, le aziende italiane e europee attendono con ansia il 2 aprile, sperando che le trattative diplomatiche possano scongiurare un’escalation che rischia di trasformarsi in una nuova, dura battaglia commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.