La guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa si riaccende con l’annuncio del presidente Donald Trump di nuove tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio dall’Unione Europea. Una mossa che ha suscitato l’immediata reazione dei leader europei, decisi a rispondere con misure di ritorsione, mentre le imprese dei due continenti temono gravi conseguenze economiche.
Trump e la sfida delle tariffe
Durante un incontro con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha respinto con disinvoltura la possibilità di ritorsioni europee. “Va bene, non mi interessa. Lasciateli fare. Danneggeranno solo se stessi se lo fanno, non riesco a immaginarlo. Ma non importa. Avremo tariffe reciproche. Qualunque cosa applichino, la applichiamo anche noi. Molto semplice”, ha dichiarato il presidente.
Il leader repubblicano ha sempre criticato l’Europa per le sue politiche commerciali, accusandola di approfittarsi degli Stati Uniti. “L’Unione Europea ci tratta peggio della Cina”, ha dichiarato recentemente Trump, insistendo sulla necessità di tariffe punitive per riequilibrare la bilancia commerciale.
La risposta dell’Unione Europea
La reazione europea non si è fatta attendere. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha espresso forte contrarietà alla decisione degli Stati Uniti: “Sono profondamente dispiaciuta per la decisione degli Stati Uniti di imporre dazi sulle esportazioni europee di acciaio e alluminio. Le tariffe sono tasse: dannose per le imprese, peggio per i consumatori. Le tariffe ingiustificate contro l’Ue non rimarranno senza risposta: scateneranno contromisure ferme e proporzionate. L’Ue agirà per salvaguardare i propri interessi economici. Proteggeremo i nostri lavoratori, le nostre aziende e i nostri consumatori” ha affermato in un comunicato ufficiale.
Anche il Commissario europeo per il Commercio, Maroš Šefčovič, ha condannato la decisione di Washington, sottolineando l’impatto negativo che i dazi potrebbero avere sull’economia globale: “Non c’è giustificazione per i dazi di Trump, deploriamo questa decisione. Con i dazi aumenterà l’inflazione e sono una tassa per i loro cittadini. Uno scenario in cui perdono tutti: risponderemo in modo duro e proporzionato, proteggeremo i nostri lavoratori e le nostre aziende” ha dichiarato.
Le possibili contromisure europee
Fonti vicine alla Commissione Europea indicano che l’Unione sta già valutando misure di rappresaglia mirate su prodotti chiave del mercato statunitense, tra cui bourbon, motociclette Harley-Davidson e prodotti agricoli come soia e mais. L’Europa potrebbe anche prendere in considerazione un’azione legale presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), come già fatto in passato per contrastare le politiche protezionistiche di Washington.
La Germania, che ha un’economia fortemente dipendente dalle esportazioni, si è detta particolarmente preoccupata. Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha affermato: “I dazi statunitensi rischiano di destabilizzare le catene di approvvigionamento globali e compromettere i rapporti economici tra le due sponde dell’Atlantico”. Anche la Francia ha espresso il proprio dissenso, con il ministro dell’Economia Bruno Le Maire che ha definito le tariffe “una minaccia diretta per l’industria europea”.
L’impatto sui settori chiave e sull’Italia
L’Italia è tra i Paesi europei più esposti agli effetti della guerra commerciale. Le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti ammontano a circa 65 miliardi di euro l’anno e comprendono settori strategici come il vino, i macchinari industriali, l’automotive e i prodotti farmaceutici. Secondo un’analisi del Centro Studi Confindustria, i dazi potrebbero tradursi in una perdita di circa 4 miliardi di euro per il sistema industriale italiano.
Anche Coldiretti ha lanciato l’allarme per il settore agroalimentare: “Il vino italiano è uno dei prodotti più colpiti dai dazi e questo potrebbe avere effetti devastanti sul nostro mercato”.
Il rischio di una guerra commerciale globale
Gli analisti temono che questa nuova ondata di protezionismo possa degenerare in una guerra commerciale su vasta scala. Nel 2018, durante il primo mandato di Trump, una simile escalation portò a tensioni con la Cina, con ripercussioni sull’economia globale. Ora, con un contesto internazionale già scosso da crisi geopolitiche e inflazione elevata, il rischio di un ulteriore deterioramento delle relazioni transatlantiche preoccupa investitori e imprese.
L’Organizzazione Mondiale del Commercio ha già avvertito che l’introduzione di nuove tariffe potrebbe frenare la crescita globale nel 2025. “Le barriere commerciali riducono la competitività e aumentano i costi per consumatori e aziende. In un momento di grande incertezza economica, servono politiche di cooperazione, non di divisione”, ha dichiarato la direttrice generale Ngozi Okonjo-Iweala.
Le prossime mosse
L’Unione Europea ha convocato un vertice straordinario per discutere le possibili contromosse. Nel frattempo, il settore privato e i mercati finanziari restano in attesa di sviluppi, consapevoli che l’inasprirsi delle tensioni tra Stati Uniti e Ue potrebbe avere conseguenze di lunga durata.
La battaglia commerciale è appena iniziata, ma una cosa è certa: gli effetti di questa disputa non si limiteranno solo ai due blocchi coinvolti, ma potrebbero ridisegnare gli equilibri economici globali nei prossimi anni.