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Difesa, il governo accelera: la pianificazione della spesa militare andrà in Parlamento a inizio 2026

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Difesa, il governo accelera: la pianificazione della spesa militare andrà in Parlamento a inizio 2026

Il capitolo difesa entra a pieno titolo nel dibattito sulla prossima manovra.
Nel Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP), appena approvato, il governo si impegna a sottoporre in tempi rapidi – presumibilmente all’inizio del nuovo esercizio finanziario – la pianificazione della spesa militare aggiuntiva al Parlamento, accompagnandola con una stima delle ricadute sull’economia reale.

Difesa, il governo accelera: la pianificazione della spesa militare andrà in Parlamento a inizio 2026

L’esecutivo ritiene che l’incremento delle risorse destinate al comparto possa avere un effetto positivo sulla crescita del Pil, in parte compensando l’impatto sull’indebitamento netto.

Il sentiero di crescita della spesa
Secondo le tabelle allegate al DPFP, il rapporto fra spesa militare e Pil aumenterà di 0,15 punti percentuali l’anno nel 2026 e nel 2027, per poi salire di 0,2 punti nel 2028.
Si tratta di un percorso che riflette gli impegni assunti in ambito Nato e Ue per il rafforzamento della capacità difensiva comune, ma che richiede un attento bilanciamento con i vincoli di finanza pubblica.

L’aumento tendenziale, sottolineano i tecnici del Mef, potrebbe portare la crescita della spesa netta al di sopra della traiettoria-obiettivo fissata nel Piano nazionale e raccomandata dal Consiglio europeo.

Il nodo della clausola di salvaguardia
Per questo, il governo segnala che la decisione sull’eventuale attivazione della National Escape Clause (NEC) – la clausola che consente temporaneamente di superare i vincoli di spesa Ue in presenza di circostanze eccezionali – sarà presa solo dopo il perfezionamento del programma Safe, il nuovo strumento di coordinamento europeo per le spese strategiche.

La linea dell’esecutivo è di evitare una richiesta preventiva di flessibilità, mantenendo come obiettivo di medio termine l’uscita dell’Italia dalla Procedura per disavanzi eccessivi (EDP), attivata dopo il deterioramento dei conti pubblici.

L’impatto sull’economia
Nel documento, il governo sottolinea che l’aumento della spesa per la difesa non deve essere letto solo come un onere, ma anche come un fattore di stimolo alla crescita: ordini industriali per il comparto aerospazio-difesa, investimenti in ricerca e tecnologie dual use, effetti sull’occupazione nelle filiere coinvolte.

Gli economisti ricordano che il moltiplicatore di questo tipo di spesa varia in base alla capacità di assorbire e trasformare la domanda pubblica in produzione interna, riducendo la quota di importazioni e rafforzando il sistema industriale nazionale.

Il dibattito politico
In Parlamento, le opposizioni chiedono che il rafforzamento del bilancio della difesa non avvenga a scapito di welfare e investimenti civili.
La maggioranza, pur divisa sulle priorità di settore, sostiene la necessità di un percorso pluriennale di spesa prevedibile e trasparente, che consenta alle imprese di programmare e di partecipare ai bandi europei.

La presentazione della pianificazione in Aula, promessa per l’inizio del 2026, sarà quindi un banco di prova per il confronto politico e per la credibilità del governo nei negoziati con Bruxelles.

L’equilibrio tra sicurezza e disciplina di bilancio
Il DPFP evidenzia come il rafforzamento della difesa sia una variabile non più rinviabile, alla luce del mutato contesto geopolitico e della necessità di rispettare gli standard Nato del 2% del Pil.
Ma la sostenibilità di bilancio resta un vincolo: ogni deviazione dalla traiettoria di spesa dovrà essere giustificata e, se necessario, coperta da nuove misure fiscali o da margini di flessibilità concordati con le istituzioni europee.

Il nodo da sciogliere nei prossimi mesi sarà proprio questo: quanto spazio concedere alla sicurezza senza pregiudicare l’obiettivo di stabilizzazione dei conti.

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