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Bce, Lagarde vede rischi più bilanciati e salari in raffreddamento

- di: Vittorio Massi
 
Bce, Lagarde vede rischi più bilanciati e salari in raffreddamento
Bce, Lagarde vede rischi più bilanciati e salari in raffreddamento
Nel 2025 il Pil dell’area euro è stimato a +1,2%; l’inflazione è risalita al 2,2% a settembre. Meno allarme dazi dopo il nuovo accordo commerciale, ma restano incognite su export, investimenti e consumi.

(Foto: la presidente della Bce, Christine Lagarde, con il presidente della Fed, Jerome Powell).

La presidente della Banca centrale europea alza lo sguardo oltre la curva: la mappa dei rischi sulla crescita appare meno sbilanciata al ribasso, mentre le spinte interne ai prezzi stanno perdendo vigore. Davanti alla commissione Econ del Parlamento europeo, Christine Lagarde ha sintetizzato così lo stato dell’economia dell’eurozona, inchiodando alcuni numeri chiave e ricalibrando le priorità di politica monetaria. “I rischi per la crescita sono diventati più bilanciati”, ha spiegato, segnalando che la probabilità di shock legati ai dazi è scesa grazie al nuovo accordo commerciale; al tempo stesso le tensioni geopolitiche e possibili riacutizzazioni della guerra dei dazi restano un freno potenziale per domanda estera e formazione di capitale.

La traiettoria della crescita

Le proiezioni dello staff Bce aggiornate a settembre tratteggiano una ripresa lenta: Pil +1,2% nel 2025, +1,0% nel 2026 e +1,3% nel 2027. A sostenere la domanda interna saranno salari reali tornati sui livelli pre-fiammata dei prezzi, occupazione resiliente e un po’ più di spesa pubblica, soprattutto su difesa e infrastrutture. Un contributo arriverà anche da condizioni finanziarie meno restrittive e da un rimbalzo della domanda globale nel 2027.

Inflazione vicino al traguardo (ma non è missione compiuta)

Dopo tre mesi al 2,0%, l’inflazione dell’eurozona è risalita al 2,2% a settembre (stima flash). La core è rimasta al 2,3%, segnale che la pressione domestica si sta moderando, ma non è azzerata. In controluce c’è l’energia, tornata a spingere la componente beni. Il quadro suggerisce una Bce prudente: obiettivo centrato in media, ma ancora sensibile ai rimbalzi.

Salari e produttività: il nodo che conta per i tassi

Il vero snodo passa dai salari. La crescita nominale è scesa al 3,9% nel secondo trimestre; secondo il wage tracker dell’Eurotower la dinamica retributiva è attesa in ulteriore raffreddamento verso il 3% nel medio periodo, con un effetto di allentamento sulle pressioni di prezzo domestiche. Tradotto: se la traiettoria verrà confermata, la discussione sui tassi potrà riaprirsi con più serenità.

Nel dibattito interno, il capo economista Philip Lane ha ricordato che, se aumentasse il rischio di scendere sotto il 2% in modo durevole, sarebbe giustificato un aggiustamento leggero al ribasso dei tassi; con rischi bilanciati o al rialzo, invece, meglio congelare. È il segno di una forward guidance più elastica e data-dependent.

I punti di attenzione per l’Italia

Per l’economia italiana il carrello prezzi Ue-armonizzato è salito all’1,8% tendenziale a settembre (preliminare), poco sopra le attese: un livello ancora compatibile con il quadro Bce, ma che va letto insieme alla frenata della domanda e alla dinamica dei margini aziendali. Se il canale estero si indebolisse per nuovi attriti commerciali, sarebbe essenziale il ponte degli investimenti pubblici e privati su transizione energetica e digitale.

Cosa guarderà la banca centrale

Nel cruscotto di Francoforte entrano ora alcune spie: ampiezza e persistenza del rimbalzo dei prezzi (energia e servizi); strada dei salari rispetto alla produttività; effetti ritardati di dazi e cambi su export e prezzi importati; il profilo della spesa per difesa e infrastrutture, potenziale booster per la crescita se superiore alle attese.

In sintesi, l’Eurotower non dichiara missione compiuta, ma vede finalmente un sentiero più stabile: crescita debole ma in risalita, inflazione incollata al target, salari in raffreddamento. A questa condizione, la politica monetaria potrà restare ferma ancora un po’, pronta però a muoversi se i dati – e non i desideri – lo imporranno.

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