Bce verso la fase di sviluppo dal 1° novembre. Panetta rassicura: costi gestibili e liquidità garantita. Il nodo politico Ue entro il 2026, lancio nel 2029. Pressione dalle stablecoin made in Usa.
L’orientamento è chiaro: si parte
La Banca centrale europea è pronta ad avviare la fase di sviluppo dell’euro digitale. La decisione attesa a Firenze fisserebbe l’inizio operativo al 1° novembre. Nel suo intervento alla Giornata mondiale del risparmio, il Governatore Fabio Panetta ha parlato di “opportunità strategica” per gli intermediari europei.
Banche in allerta, ma i numeri dicono altro
Nel sistema bancario serpeggiano timori su costi e fuga di depositi verso wallet garantiti dalla banca centrale. Ma il quadro prospettato è diverso: “I costi di infrastruttura li sostengono Bce e banche centrali; per gli intermediari parliamo di adattamenti contenuti”, ha chiarito Panetta. Le stime interne quantificano circa 6 miliardi in quattro anni per l’intero sistema, in media circa 1 milione a banca, a fronte della possibilità di riconquistare i pagamenti digitali oggi in mani extraeuropee.
Il “tetto” da 3.000 euro e l’effetto sui conti
La stabilità del sistema poggia su un limite ai saldi nei wallet: con un tetto a 3.000 euro per persona l’impatto sulla liquidità aggregata resta molto contenuto anche in scenari di flight to safety. Nei casi estremi, eventuali frizioni sarebbero gestibili con gli strumenti di banca centrale. Come ha ricordato Panetta: “Non esiste carenza di liquidità che una banca centrale non possa colmare.”
Politica e tempi: 2026 per la legge, 2029 per il debutto
La cornice legislativa Ue è attesa entro il 2026; il debutto dell’euro digitale è indicato per il 2029, con funzionalità online e offline e utilizzo retail come moneta di banca centrale. Tempistiche e funzioni sono già state delineate a più riprese dai vertici dell’Eurosistema.
La spinta geopolitica
Negli Stati Uniti avanza una cornice normativa che disciplina gli emittenti di stablecoin e consente alle banche di operare su depositi tokenizzati e custodia delle riserve. L’obiettivo è portare sotto supervisione un mercato in forte espansione. Per l’Europa, il messaggio è semplice: non farsi disintermediare in casa propria.
Stablecoin sotto tiro
Le autorità monetarie internazionali sottolineano limiti strutturali delle stablecoin come moneta privata: vulnerabilità a corse ai rimborsi, problemi di integrità e rischi AML/CFT. Cresce così la preferenza per depositi tokenizzati e regole chiare.
Cosa cambia per consumatori e imprese
L’euro digitale non sostituisce il contante, lo affianca: servizi di base gratuiti, accettazione ubiqua nell’area euro, uso offline, privacy by design. Le banche resteranno canale di distribuzione e interfaccia della clientela, con una remunerazione calibrata per non cannibalizzare i modelli esistenti e sostenere l’innovazione europea.
La posta in gioco per le banche italiane
La sfida è riportare valore in Europa con wallet integrati, pagamenti istantanei cross-border, identità digitale interoperabile, sicurezza e funzioni di programmazione dei pagamenti per le imprese. L’investimento prospettato può tradursi in ricavi ricorrenti e nuove quote di mercato.
Il punto fermo
L’euro digitale non è un esperimento: è infrastruttura. Firenze segna l’inizio del cantiere; la politica Ue deve chiuderlo entro il 2026; gli utenti lo giudicheranno nel 2029. Per le banche, la scelta è netta: guidare il cambiamento, non subirlo.