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Eurozona, Pmi a 51: ripresa in corso ma fragile

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Eurozona, Pmi a 51: ripresa in corso ma fragile
Eurozona, il Pmi sale a 51 punti: segnali di ripresa ma crescita ancora fragile

Eurozona, il Pmi sale a 51 punti: segnali di ripresa ma crescita ancora fragile

di Cristina Volpe Rinonapoli

Manifatturiero in accelerazione, servizi in rallentamento. Spagna guida, Francia resta indietro

L’indice ai massimi da dodici mesi

Il Pmi composito dell’eurozona, calcolato da S&P Global e Hcob, ha raggiunto ad agosto i 51 punti, in lieve aumento rispetto ai 50,9 di luglio. È il livello più alto registrato nell’ultimo anno e conferma la sequenza di valori sopra la soglia 50 che, dall’inizio del 2025, indica una fase di espansione. La soglia dei 50 punti resta infatti il discrimine tra contrazione e crescita: ogni valore superiore segnala aumento dell’attività economica, mentre valori inferiori indicano arretramento.

Una ripresa che resta debole

Nonostante il miglioramento, il ritmo di crescita rimane fragile. Gli analisti sottolineano che la dinamica positiva non è uniforme: il settore manifatturiero ha registrato il progresso più marcato degli ultimi tre anni e mezzo, mentre i servizi hanno rallentato, fornendo solo un contributo marginale. La struttura della crescita appare dunque sbilanciata e dipendente da segmenti specifici del tessuto produttivo.

Domanda privata e occupazione in risalita

Uno dei dati più rilevanti riguarda i nuovi ordini del settore privato, aumentati per la prima volta da maggio 2024. È un segnale di rafforzamento della domanda interna, che finora aveva rappresentato un freno alla ripresa. Anche il mercato del lavoro mostra segnali incoraggianti: l’occupazione ha fatto registrare la crescita più veloce degli ultimi 14 mesi, dimostrando che le imprese guardano con maggiore fiducia al futuro e sono disposte ad assumere personale.

Prezzi e inflazione ancora sotto pressione

La ripresa si accompagna però a un nuovo aumento dei costi per le imprese. L’indagine segnala un’accelerazione dell’inflazione dei fattori produttivi, che ha spinto le aziende a ritoccare i prezzi di vendita. Questo dato alimenta le preoccupazioni della Banca centrale europea, chiamata a decidere nei prossimi mesi se mantenere una linea prudente sui tassi o intervenire per non soffocare una ripresa che appare ancora troppo debole. Il rischio è che l’aumento dei costi limiti i margini delle imprese e riduca la competitività, con ripercussioni sui consumi e sulla domanda interna.

Differenze tra i Paesi dell’eurozona

L’analisi dei dati nazionali mette in evidenza un’Europa a più velocità. La Spagna si conferma il Paese con la performance più robusta, grazie al dinamismo del turismo, dei servizi e a un comparto manifatturiero che ha beneficiato della domanda estera. Germania e Irlanda mostrano una crescita positiva ma più contenuta, mentre l’Italia registra segnali di lieve accelerazione, frutto di un rimbalzo della produzione industriale e di un miglioramento dei servizi. La Francia rimane invece il fanalino di coda, con un Pmi ancora sotto la soglia 50, seppur salito al livello più alto degli ultimi dodici mesi. La sua economia resta dunque in stagnazione, frenata da consumi interni deboli e da una produzione industriale che fatica a recuperare slancio.

Il ruolo dei settori chiave

Il manifatturiero rappresenta il vero traino di questo miglioramento. Dopo mesi di difficoltà dovute al caro energia e alla debolezza della domanda globale, le fabbriche europee tornano a crescere al ritmo più rapido dal 2022. Al contrario, il settore dei servizi ha perso slancio: la crescita, pur presente, è stata marginale e non sufficiente a dare impulso decisivo al quadro complessivo. Questo squilibrio solleva interrogativi sulla sostenibilità della ripresa, che rischia di restare fragile senza un contributo più solido del terziario.

Fiducia ancora sotto la media

Nonostante i segnali positivi, la fiducia complessiva delle imprese resta sotto la media di lungo termine e sostanzialmente invariata rispetto a luglio. Le aziende appaiono caute, frenate dall’incertezza geopolitica, dall’inflazione e dai dubbi sulla traiettoria della domanda globale. L’atteggiamento prudente si traduce in investimenti limitati e in una crescita che, pur presente, non riesce a consolidarsi.

Una ripresa in chiaroscuro

Il quadro complessivo restituisce l’immagine di un’Eurozona che prova a rialzarsi ma fatica a imprimere velocità. L’aumento del Pmi a 51 punti è un segnale incoraggiante, soprattutto per il manifatturiero, ma la frenata dei servizi e la pressione inflazionistica rappresentano zavorre difficili da superare. L’Europa resta dunque in bilico tra una ripresa moderata e il rischio di nuove fasi di stagnazione. Nei prossimi mesi sarà decisiva la risposta della politica economica e monetaria, chiamata a sostenere la crescita senza alimentare nuove spinte inflazionistiche.

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