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Mutui italiani restano onerosi nonostante i tagli BCE, la Fabi accusa

- di: Jole Rosati
 
Mutui italiani restano onerosi nonostante i tagli BCE, la Fabi accusa
Mutui ancora cari dopo i tagli BCE: l’analisi FABI
Tassi ufficiali al 2%, ma il costo reale per le famiglie resta intorno al 3,6-3,9 %: quando il beneficio promesso arriva solamente a metà.

I tagli Bce non arrivano alle famiglie: ecco dove si inceppa la trasmissione

L’11 settembre 2025 la Banca centrale europea ha deciso di non modificare i tassi: il tasso sui depositi rimane fermo al 2%. Nella stessa giornata è stato pubblicato un rapporto da Analisi e ricerche della FABI che mette in luce il fatto che questi tagli, pur consistenti e duraturi, non si sono tradotti per intero in vantaggi concreti per chi deve sottoscrivere un mutuo.

I numeri che contano davvero

Il quadro che emerge è chiaro:

  • TAEG medio per i nuovi mutui in Italia: tra 3,6% e 3,9% nonostante il tasso BCE sia al 2%.
  • Spread “reale” tra tasso BCE e tassi attivi applicati dalle banche: oltre 1,6 punti percentuali.
  • Volumi dei mutui alle famiglie in aumento: da 423,1 miliardi (luglio 2024) a 435,1 miliardi (luglio 2025), cioè più di 12 miliardi in un anno.

Le cause del rallentamento

  1. Differenziale bancario elevato. Nonostante il costo del denaro per le banche sia diminuito, i tassi applicati “passano al cliente” solo in parte. Gli istituti hanno preservato margini di interesse elevati, anche in nome della prudenza in un contesto internazionale incerto.
  2. Domanda non esplosiva. Le famiglie, specie giovani o con lavoro precario, sono restie a impegnarsi su mutui a lungo termine quando le condizioni appaiono severe: si preferiscono finanziamenti a breve termine e di importo contenuto.
  3. Ritardi di trasmissione. Dopo i primi mesi del 2024, quando gli istituti avevano “anticipato” la discesa del costo del denaro, da settembre 2024 i tassi sui nuovi mutui si sono stabilizzati sopra il tasso di riferimento, senza ulteriori cali significativi.

Il punto di vista del sindacato e gli effetti sociali

Lando Maria Sileoni, segretario generale della FABI, ha descritto la situazione come un equilibrio precario per le famiglie: spese quotidiane in aumento e difficoltà ad assumere un impegno di lungo periodo. Secondo Sileoni, la cinghia di trasmissione della politica monetaria si è indebolita: i costi ufficiali sono calati, ma quelli per i mutui restano elevati. Per lui è urgente intervenire con garanzie statali rafforzate, maggiore trasparenza e misure che sostengano soprattutto under 35 e lavoratori non stabili.

“Le famiglie italiane vivono oggi in un equilibrio precario: da una parte la necessità di sostenere le spese quotidiane, dall’altra la paura di assumere impegni di lungo periodo. Lo dimostrano i numeri: crescono i prestiti a breve termine, cala lo slancio verso i mutui e gli investimenti strutturali. Si consuma solo per necessità e si chiede credito solo quando inevitabile, spesso scegliendo ciò che è facilmente gestibile. Il credito al consumo, in crescita costante, rischia di trasformarsi in un problema se non accompagnato da tutele adeguate. Al contrario, i mutui – che tradizionalmente sono l’indicatore di fiducia delle famiglie – non registrano un aumento significativo. L’acquisto della casa, soprattutto per i giovani, sembra ormai un miraggio: tassi più alti, accesso difficile, condizioni poco favorevoli. La trasmissione della politica monetaria della BCE si è inceppata. Da mesi i tassi ufficiali sono stati ridotti, ma le condizioni applicate dalle banche restano elevate. È il segno che qualcosa non ha funzionato nella cinghia di trasmissione: le famiglie continuano a pagare tassi più alti anche quando il costo del denaro è sceso. Per questo servono risposte nuove, come promesso dal governo, che intende potenziare le garanzie statali e introdurre altre misure per aiutare i giovani a comprare casa, realizzando il sogno di una vita. È l’unico modo per correggere le distorsioni di un mercato immobiliare che progressivamente espelle chi ha redditi normali, soprattutto nelle grandi città. Il credito deve tornare a essere una leva di emancipazione sociale e non ridursi a mero strumento di sopravvivenza. Il debito non può essere vissuto solo come emergenza, altrimenti corre il rischio di trasformarsi in un cappio che soffoca le possibilità di crescita del Paese”.

Lando Maria Sileoni, segretario generale FABI

Le misure già in essere e quelle in discussione

Tra gli strumenti citati con maggiore frequenza c’è il Fondo di garanzia per la prima casa (Consap), che ha visto nuovi stanziamenti per rafforzare le garanzie pubbliche a sostegno degli under 36 e delle famiglie numerose. Si discute inoltre di maggiore trasparenza sulle condizioni contrattuali e di interventi pubblici più decisi per prevenire indebitamento eccessivo e migliorare l’accesso al credito.

Qual è il bilancio per gli italiani

Il risultato, per ora, è misto. Da un lato, il mercato mutui mostra segnali di ripresa con volumi in aumento e tassi inferiori ai picchi precedenti. Dall’altro, la riduzione non è stata proporzionale ai tagli decisi a Francoforte: i tassi applicati restano più alti del tasso ufficiale e l’accesso a condizioni favorevoli rimane complicato, soprattutto per giovani e lavoratori precari.

Cosa serve adesso

Per trasformare i tagli della BCE in un beneficio pieno per le famiglie, servono tre mosse: ridurre lo spread bancario tra tassi BCE e tassi finali; rafforzare le garanzie pubbliche per i profili con rischio percepito più alto; aumentare la trasparenza dei contratti (tassi, oneri accessori, costi nascosti) e il monitoraggio dell’efficacia delle misure esistenti.

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