Timidi segnali di rallentamento nel settore servizi, ma il boom delle importazioni e la corsa all’oro fanno impennare il disavanzo commerciale.
Settore servizi: una lieve frenata dopo l’estate caldissima
Ad agosto, l’indice Pmi dei servizi negli Stati Uniti si è attestato a 54,5, in calo rispetto al 55,7 di luglio e al di sotto della previsione media di 55,3. In ogni caso, un valore sopra 50 indica espansione — segno che il settore continua a crescere, benché con meno slancio. È stato comunque uno dei livelli più elevati del 2025.
Cosa significa questo per l’economia?
Il raffreddamento, per quanto moderato, suggerisce che costi elevati e tensioni commerciali iniziano a farsi sentire anche nel terziario. Resta però la resilienza dei servizi, pilastro del Pil statunitense, che continua a sostenere la domanda interna.
Commercio Usa: import in volo, deficit in impennata
Nel mese di luglio, il deficit commerciale complessivo degli Stati Uniti (beni e servizi) è salito a 78,3 miliardi di dollari, in aumento di circa +32,5% sul mese precedente. La spinta è arrivata soprattutto dalle importazioni, cresciute del +5,9% fino a circa 358,8 miliardi, mentre le esportazioni sono aumentate solo dello +0,3% a circa 280,5 miliardi.
Fra i capitoli merceologici, gli acquisti di beni industriali e di oro non monetario hanno fatto la parte del leone: la corsa al metallo prezioso ha anticipato l’inasprimento dei dazi, fungendo da rifugio e da copertura contro l’incertezza.
Distribuzione geografica del deficit
Il saldo con la Svizzera si è deteriorato in modo marcato, complice l’ondata di acquisti di oro; quello con la Cina è peggiorato in scia alla domanda di componenti e beni legati a filiere tecnologiche. In parallelo, le importazioni di automobili hanno risentito del dazio del 25% sui veicoli esteri, mentre gli acquisti di farmaceutici sono rallentati dopo mesi di scorte preventive. Restano robuste le importazioni connesse a intelligenza artificiale e data center — computer e semiconduttori — segnale che gli investimenti in capacità digitale non si fermano.
Interpretazione e impatto sull’economia
L’impennata delle importazioni ha un duplice significato. Da un lato, segnala domanda interna ancora vivace in alcuni comparti; dall’altro, evidenzia comportamenti di anticipo rispetto ai nuovi dazi. L’oro, da bene rifugio, è diventato protagonista del flusso commerciale: un’anomalia che riflette l’ansia degli operatori e la ricerca di coperture. Il maggior deficit potrebbe pesare sulle stime di crescita del terzo trimestre, se la dinamica export non recupererà.
Il punto della situazione
Il terziario americano resta solido ma meno tonico; il commercio estero racconta un’economia che corre e insieme si protegge. Se i dazi continueranno a rialzare barriere, la spinta da scorte e anticipi è destinata a scemare, lasciando in eredità un disavanzo più largo e un sentiero di crescita più stretto. La bussola, per ora, resta puntata sulla resilienza dei servizi e sulla capacità delle imprese di riorganizzare le catene di fornitura.