Elezioni anticipate in UK: cosa aspettarsi da un governo laburista?

- di: Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
 

Il Primo Ministro britannico Rishi Sunak ha indetto elezioni anticipate per il prossimo 4 luglio, una mossa inaspettata in un momento in cui i sondaggi danno il Partito Laburista in vantaggio di circa 20 punti percentuali rispetto ai Conservatori al governo. Il fatto che il Premier non abbia atteso almeno l’autunno per chiamare gli inglesi alle urne potrebbe essere sintomo della scarsa fiducia del Governo in un miglioramento dei dati economici e del sentiment dei consumatori nel corso dei prossimi mesi.

 

Dal canto loro, i favoriti Laburisti non si sono ancora esposti pubblicamente e il loro leader Keir Starmer si è limitato a evidenziare la necessità di creare un clima di stabilità per il sistema imprenditoriale britannico, senza ricorrere ad un aumento della pressione fiscale (anche se non stupirebbe troppo se, a distanza di un paio di mesi dalle elezioni, il governo entrante fosse costretto a fare marcia indietro su questo punto). Del resto, il fatto che un nuovo governo, a prescindere dallo schieramento di appartenenza, possa aumentare le tasse è uno dei timori più diffusi sul mercato e non gioca certo a favore degli investimenti.

 

Sarà interessante valutare gli sviluppi anche sulla questione dell’abolizione del regime agevolativo “Resident Non Domicilied” (noto anche come Non-Dom), che riguarda i soggetti fiscalmente residenti nel Regno Unito, ma con residenza o domicilio altrove. È probabile che alcuni dei 68.000 Non-Dom dichiarati abbiano già iniziato a prendere provvedimenti per spostarsi dal Regno Unito: un numero di contribuenti limitato che tuttavia potrebbe avere conseguenze di gettito considerevoli proprio in virtù della base imponibile ristretta (la Camera dei Comuni calcola che il 10% dei contribuenti apporta circa il 60% del gettito fiscale in UK). Altri temi aperti sono quelli relativi alla reintroduzione dell’assegno pensionistico a vita, che pensiamo si farà attendere ancora per un po’ e, in ogni caso, difficilmente tornerà ai livelli del passato, e dell’IVA sulle rette delle scuole private, che verosimilmente avrà un impatto negativo in termini fiscali, dal momento che sempre più studenti si rivolgerebbero agli istituti pubblici.

 

Come spesso accade, le sfide vanno oltre gli schieramenti politici. Il Fondo Monetario Internazionale questa settimana ha sottolineato come il Regno Unito si trovi ad affrontare difficoltà di bilancio – elevata pressione fiscale e aumento del rapporto debito/PIL – difficoltà che potrebbero essere mitigate da un’accelerazione della crescita economica e dal conseguente aumento del gettito fiscale. Questo è quanto si augurerà il governo entrante, anche se generalmente è difficile che i tassi di crescita si mantengano elevati a lungo.

Un governo laburista cercherà anzitutto di rassicurare le imprese e i finanziatori (cioè chi investe in titoli di Stato), per far capire loro che sono in mani sicure. Ma le carte in tavola, complici la crescita lenta, l’elevata pressione fiscale e gli scarsi investimenti in infrastrutture, rappresentano una sfida per qualunque partito politico. 

C’è valore negli asset britannici e il Regno Unito non è l’unico Paese a dover affrontare sfide di questo tipo, ma crediamo che l’approccio corretto sia ancora quello di mantenere il proprio portafoglio il più possibile diversificato a livello globale.

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