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Palazzo Chigi prepara la cabina di regia per abbassare le bollette

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Palazzo Chigi prepara la cabina di regia per abbassare le bollette

Il costo dell’energia resta una delle questioni più delicate per il governo Meloni. Dopo gli shock dei prezzi del gas e dell’elettricità innescati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina, le famiglie italiane continuano a percepire la bolletta come un fardello sproporzionato rispetto ai redditi disponibili. Non stupisce, dunque, che la premier abbia voluto collocare il dossier al vertice dell’agenda di Palazzo Chigi, avviando una task force ristretta che riunisce tecnici, manager del settore energetico e vertici industriali.

Palazzo Chigi prepara la cabina di regia per abbassare le bollette

Al centro della cabina di regia guidata dal capo di gabinetto Gaetano Caputi e dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ci sono le proposte di intervento su alcuni dei molteplici coefficienti che compongono la formazione del prezzo finale in bolletta. L’idea non è un taglio emergenziale, ma una revisione strutturale dei meccanismi di determinazione, considerati opachi e in parte distorsivi.

Non si tratta di un esercizio tecnico astratto: già da settimane il governo riceve dossier e ipotesi dai principali protagonisti del mercato. A farsi avanti sono stati, fra gli altri, Claudio Descalzi (Eni), Flavio Cattaneo (Enel), Agostino Scornajenchi (Snam), oltre al presidente di Confindustria Emanuele Orsini, che proprio a giugno aveva lanciato l’allarme sul costo insostenibile dell’energia in assemblea nazionale.

Il ruolo delle autorità e i futuri assetti

Nella discussione è stata coinvolta anche l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), che ha competenze dirette su elettricità, gas, idrico e telecalore. Non è escluso che la vicenda possa accelerare l’ascesa di Nicola Dell’Acqua – già commissario per l’emergenza idrica – alla presidenza dell’Autorità. A ciò si aggiunge il contributo atteso dal Gestore dei mercati energetici (Gme), guidato da Pietro Putti, il cui ruolo diventa cruciale nella definizione di un prezzo che rifletta meglio i reali costi di approvvigionamento e produzione.

Un decreto atteso nelle prossime settimane
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha confermato che l’esecutivo è al lavoro su un decreto che dovrebbe essere presentato entro poche settimane. Il testo non si limiterà a dichiarazioni d’intenti: l’obiettivo è intervenire direttamente sui meccanismi di calcolo del prezzo, limando le anomalie che negli ultimi decenni hanno reso le bollette italiane fra le più care d’Europa.

Il ministro ha riconosciuto che “abbassare la bolletta per decreto è complicato”, poiché le tariffe sono il frutto di scelte politiche e regolatorie stratificate negli ultimi trent’anni. Tuttavia, Palazzo Chigi punta a un primo risultato tangibile: secondo indiscrezioni, Meloni vorrebbe un taglio minimo di 50 euro per famiglia, cifra simbolica ma di immediato impatto politico e sociale.

Il nodo del nucleare e la competizione europea
Pichetto Fratin ha indicato chiaramente il paragone con la Francia, dove la presenza di un robusto parco nucleare assicura energia a costi inferiori. L’Italia, che ha rinunciato a questa opzione dopo i referendum del 1987 e del 2011, si trova oggi a pagare il prezzo di quella scelta. Non a caso il governo ha riaperto il dibattito sul ritorno del nucleare di nuova generazione, anche se i tempi tecnici rendono la prospettiva lontana.

Nell’immediato, il vero confronto resta con i partner europei: mentre Germania e Spagna puntano su rinnovabili e infrastrutture di accumulo, Roma tenta di correggere i meccanismi di mercato e ridurre l’impatto delle fluttuazioni internazionali sui consumatori domestici.

Famiglie, imprese e il peso politico della bolletta

Per le famiglie, un taglio di 50 euro può sembrare modesto, ma ha valore simbolico: segnala che l’esecutivo intende incidere concretamente sul costo della vita. Per le imprese energivore, invece, la partita è più complessa. Settori come siderurgia, ceramica, chimica e manifattura continuano a soffrire di un differenziale competitivo rispetto ai concorrenti europei e asiatici. Ridurre le bollette non è solo questione di consenso elettorale, ma leva industriale per garantire competitività e investimenti.

Una riforma dai tempi lunghi
La cabina di regia energetica è ancora al lavoro, ma il punto fermo è che non si tratta di un provvedimento una tantum. Il governo vuole costruire un percorso che renda prevedibile e sostenibile la dinamica delle bollette, integrando progressivamente fonti rinnovabili, gas, nucleare di nuova generazione e sistemi di accumulo.

L’operazione ha quindi due piani: nel breve periodo, un taglio simbolico che alleggerisca il bilancio delle famiglie; nel medio-lungo termine, una riforma della regolazione e degli investimenti che incida davvero sui costi di produzione.

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