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Fallimenti: nei primi sei mesi del 2021 restano sotto i valori pre-Covid

- di: Giuseppe Castellini
 
Fallimenti: nei primi sei mesi del 2021 restano sotto i valori pre-Covid
“Resta contenuto, e al disotto dei valori del periodo pre-pandemia, il numero delle imprese costrette a portare i libri in tribunale per chiudere l’attività”. Lo afferma Unioncamere alla luce dei dati tratti dal Registro delle imprese delle Camere di commercio.
Nei primi sei mesi del 2021, infatti, sono state 4mila 667 le imprese che hanno avviato una procedura fallimentare, contro le 5.380 del corrispondente periodo del 2019, prima dell’irrompere dell’emergenza Covid.

Nel mezzo, si colloca il dato delle 2mila 924 dichiarazioni di fallimento presentate dei primi sei mesi del 2020, segnati tuttavia dall’imposizione del lockdown e dal prolungato stop alle attività dei tribunali.
Il tasso di fallimento delle imprese italiane - dato dal numero di procedure fallimentari aperte ogni mille imprese registrate - si attesta dunque al valore di 0,76 per mille.

Prendendo come riferimento il primo semestre del 2019 - l’ultimo non affetto dalle conseguenze legate all’emergenza sanitaria - il bilancio della prima metà del 2021 mostra per quasi tutte le regioni valori in diminuzione, per una media nazionale che si attesta al -13,3%. Fanno eccezione alcune tra le regioni più piccole come la Basilicata (+53,6%) e Molise (+41,7%), dove però bastano pochi casi in più per determinare forti variazioni relative; tra le regioni più grandi, a far segnare un incremento rispetto a due anni fa si segnala la sola Sicilia (+1,4%). L’unica regione che, pur in forte riduzione rispetto ai primi sei mesi del 2019 (-16,1%), si colloca sopra la soglia dell’uno per mille nel tasso di fallimento è la Lombardia.

La dinamica attenuata dei fallimenti si distribuisce in modo diffuso anche tra i settori di attività delle imprese. A mostrare un accelerazione rispetto al primo semestre 2019 sono la fornitura di energia (+60%), la sanità e assistenza (+21,6%), il trasporto e magazzinaggio (+19%), l’istruzione (+13.3%) e le attività assicurative e finanziarie (+3,2%).

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