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Quanto si può davvero recuperare del magazzino fiscale? Lo spiega l’Osservatorio CPI

- di: Marta Giannoni
 
Quanto si può davvero recuperare del magazzino fiscale? Lo spiega l’Osservatorio CPI
Il recente intervento di Roberto Benedetti, presidente della Commissione analisi magazzino dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, ha riacceso il dibattito sull’enorme mole di crediti fiscali non riscossi in Italia. Secondo Benedetti, al 31 gennaio 2025 questi ammontavano a 1.273 miliardi di euro, suddivisi in tre categorie: 537 miliardi non riscuotibili, 167 miliardi a riscuotibilità incerta e 568 miliardi ritenuti riscuotibili. Tuttavia, uno studio approfondito dell’Osservatorio Conti pubblici italiani (Osservatorio CPI), diretto da Giampaolo Galli e redatto da Francesco Scinetti, ridimensiona drasticamente questa stima.
Come puntualizza il report dell’Osservatorio CPI, i 568 miliardi di crediti “riscuotibili” indicati da Benedetti appaiono largamente sovrastimati, in quanto basati su criteri che identificano solo i casi evidentemente irrecuperabili, ma non misurano l’effettiva possibilità di incasso. Come afferma Scinetti, il vero problema è che una gran parte dei crediti è già stata oggetto di tentativi falliti di recupero: basti pensare ai 577 miliardi per i quali è stata già tentata un’azione esecutiva o cautelare senza esito, come evidenzia anche l’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB).
L’indagine dell’Osservatorio CPI richiama infatti le stime dell’UPB, che rivedono il totale realisticamente recuperabile a soli 99 miliardi di euro, ovvero meno del 10% del magazzino fiscale complessivo. Come sottolinea Scinetti, anche l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nel 2024 indicava come recuperabili solo 101 miliardi su oltre 1.200.
Il report dell’Osservatorio conferma questa valutazione attraverso un’analisi storica dei dati: il tasso medio di riscossione effettiva tra il 2000 e il 2024 è stato solo del 9,6%, salendo al 12,4% se si escludono gli sgravi e gli annullamenti normativi. Applicando quest’ultimo tasso ai 1.273 miliardi attuali, i crediti realmente esigibili sarebbero al massimo 158 miliardi, cifra comunque ben lontana da quella indicata dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Come evidenzia l’Osservatorio CPI, anche la Ragioneria Generale dello Stato fornisce dati molto più prudenti. Durante la sua audizione, la Ragioniera generale Daria Perrotta ha riferito che sui crediti Irpef, Ires e Iva per un totale di 887 miliardi, viene applicato un coefficiente di riduzione del 3,86%, segnalando quindi una sostanziale sfiducia sulla possibilità di recupero.
Nonostante questo quadro critico, l’indagine dell’Osservatorio riconosce un miglioramento costante nell’attività di riscossione, passata da 3 miliardi annui nel periodo 2000-2005 a 16 miliardi nel 2024. Tuttavia, come puntualizza ancora Scinetti, nello stesso periodo 2019-2024 i nuovi crediti accumulati sono stati 82 miliardi all’anno, con un tasso medio di riscossione del solo 13,1%: in altre parole, il magazzino continua a crescere.
Infine, il report dell’Osservatorio CPI analizza la distribuzione territoriale dei crediti: le regioni con il magazzino più elevato in rapporto al Pil sono Campania (117,2%), Lazio (94,8%) e Calabria (92,5%). In termini aggregati, Sud e Isole hanno un rapporto crediti/Pil dell’87,3%, ben superiore al 36,4% del Nord-Est.
In sintesi, come afferma l’indagine dell’Osservatorio CPI, l’enorme stock di crediti fiscali accumulato nel tempo è in gran parte illusorio dal punto di vista del recupero. Le stime più attendibili si attestano intorno ai 100-150 miliardi, a fronte di una cifra ufficiale di oltre 1.200 miliardi: un’asimmetria che rischia di falsare il dibattito pubblico e le scelte politiche in materia fiscale.

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