Fondazione CRT: le Ogr di Torino restituite alla città, un intervento di venture philantropy benchmark nel mondo

- di: Redazione
 

Le OGR Torino (ex Officine Grandi Riparazioni), dopo un monumentale intervento di riqualificazione da parte di Fondazione CRT, sono state restituite alla città di Torino. Qui si sono affermate non solo come un polo tecnologico ma anche l’incubatore di iniziative che sino a ieri apparivano legate alla fantascienza e che oggi, invece, sono molto vicine, a portata di mano. Su cosa, dopo l’intervento di riqualificazione, siano oggi le OGR Torino (contraddistinte dal caratteristico edificio ‘’ad H’’, con una superficie di oltre 35.000 metri quadrati), abbiamo rivolto qualche domanda a Massimo Lapucci, CEO delle OGR Torino e Segretario Generale della Fondazione CRT, che ha lodevolmente realizzato l’intervento.  

Intervista a Massimo Lapucci, CEO delle OGR Torino e Segretario Generale della Fondazione CRT

Dottor Lapucci, quello delle OGR è un progetto che, sappiamo, le sta molto a cuore e che ha seguito sin dalle prime battute. Oggi le ex Officine Grandi Riparazioni di Torino sono diventate, citiamo integralmente, il ‘’nuovo cuore pulsante del tech, dell’innovation, della creatività e della cultura, proiettato verso il mondo’’. Un’intuizione geniale o un sogno diventato realtà? 

Le OGR sono entrambe le cose ma, soprattutto, fin dall’inizio del progetto una sfida “for social good”, per generare impatto e, quindi, valore per la persona e la collettività sotto il profilo dell’innovazione e della continua sperimentazione, tecnologica, culturale, sociale, ambientale.

Da questa visione molto chiara siamo partiti in Fondazione CRT, nel 2013, con l’acquisizione dell’area per conto della città di Torino. L’intero progetto di riqualificazione e rifunzionalizzazione delle OGR è stato costruito attorno alla loro forte identità storica e industriale: nate a fine Ottocento come officine per la costruzione e la riparazione dei treni, hanno contribuito alla crescita del Paese per circa un secolo, per poi essere dismesse e abbandonate nei primi anni Novanta del Novecento.

Cinque anni fa, esattamente il 30 settembre 2017, il processo di trasformazione delle OGR è culminato nel Big Bang, ossia nell’inaugurazione pubblica di questo luogo unico in Italia e non solo, come nuova officina delle idee e della creatività contemporanea: un hub internazionale di sperimentazione in ambito tech, innovation e cultura, in linea con le missioni più avanzate della Fondazione CRT.

Oggi le OGR trovano nel proprio Dna quella straordinaria spinta propulsiva a ricevere degli input, aggiungervi valore e restituire degli output all’esterno per finalità sempre orientate alla creazione di impatti positivi: mostre gratuite d’arte contemporanea, spettacoli, progetti culturali nel segno della creatività dell’inclusione, incubazione e accelerazione di start up, ricerca sui Big Data per il social impact, sviluppo di nuove tecnologie focalizzate su verticali d’eccellenza come l’intelligenza artificiale, la blockchain, l’EduTech, le smart cities e recentemente  l’aerospazio su cui stiamo puntando molto per lo sviluppo del territorio in ottica nazionale. OGR vede ora simultaneamente attivi 14 programmi di supporto all’innovazione grazie a partnership nazionali e globali di alto livello tra i quali per citarne solo alcune: Techstars, Plug&Play, Endeavor, Liftt, XEdu, Vento del gruppo Exor, Microsoft, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti, il gruppo Intesa San Paolo, Unicredit, Banca Sella.

Tornando alla sua domanda, direi quindi che le OGR sono il frutto di una visione chiara divenuta realtà partendo da un’intuizione forse geniale, certamente coraggiosa.

La nuova destinazione delle OGR è stata quindi resa possibile da Fondazione CRT che ha destinato oltre 100 milioni di euro alla loro rinascita. Un’operazione che va ben oltre i confini di Torino e forse anche quelli nazionali. Resterà un unico e meraviglioso progetto o la Fondazione ne ha in cantiere altri di eguale respiro? L’impegno di Fondazione CRT può essere replicato? Ci spieghiamo meglio: ciò che oggi sono le OGR Torino può servire da esempio per altre iniziative del genere, magari finanziate dal mondo del credito, sempre attento alla cultura e alla tecnologia?

Va detto che non abbiamo l’ambizione né, tantomeno, la presunzione di voler insegnare qualcosa. Certamente, però, le OGR sono la testimonianza concreta di un investimento pienamente sostenibile nel tempo da parte di una Fondazione come CRT, che ha messo in campo oltre 100 milioni di euro utilizzando con rigore esclusivamente i ritorni degli investimenti, senza mai attingere al proprio patrimonio e senza alcuna contribuzione di risorse pubbliche.

Oltre a rappresentare il più grande investimento diretto di Fondazione CRT su un unico progetto, le OGR sono anche uno dei principali esempi di venture philanthropy in Europa e probabilmente anche a livello globale. Sintetizzano molto bene l’evoluzione dal “granting” all’”acting” che la filantropia istituzionale sta vivendo a livello internazionale. Come ho evidenziato più volte anche durante la mia presidenza all’European Foundation Centre di Bruxelles, le Fondazioni svolgono la funzione di veri e propri agenti di crescita e sviluppo, affiancando alle tradizionali erogazioni modalità di intervento più innovative come, appunto, la venture philanthropy e l’impact investing,.Questi approcci recenti integrano il binomio rischio-rendimento degli investimenti con un terzo elemento-chiave: la creazione di valore per un impatto sociale e ambientale positivo ed equo, guardando agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e del NextGenerationEU.

Partendo da queste premesse, le OGR sono divenute un simbolo della capacità di attivare processi positivi di integrazione, inclusione, coesione sociale e culturale, innovazione e trasferimento tecnologico, in una dimensione che vede nell’ibridazione tra mondo profit e non profit una scommessa irrinunciabile per poter affrontare ora le numerose sfide globali senza precedenti che abbiamo davanti a noi basti pensare agli effetti del cambiamento climatico, ormai purtroppo sotto gli occhi di tutti, la transizione ecologica e i temi dell’energia, i flussi migratori planetari, solo per citarne qualcuna.

Come ogni esperienza di successo, anche quella della OGR merita di essere studiata e seguita; e chissà che non possa essere replicata altrove da protagonisti del mondo non profit, con il coinvolgimento anche del profit.

Ci sono voluti mille giorni per fare delle OGR – uno dei luoghi simbolo della realtà industriale di Torino – una culla creativa di proposte che passano dalla tecnologia, alla sostenibilità ambientale, coniugando la salvaguardia del valore storico, la flessibilità degli spazi, l’accessibilità per tutti. Questo è il presente e il passato recente. Ma lei come immagina il futuro delle OGR?

Alle OGR il futuro è già iniziato. Infatti, la loro natura poliedrica, basata sulla coesistenza delle anime Tech e Cult, ha permesso di intercettare con grande anticipo un megatrend globale: la contaminazione tra arte, scienza e tecnologia, sintetizzabile con il neologismo ArTechnology. Siamo già parte anche del progetto S+T+Arts promosso dalla Commissione Europea per facilitare il dialogo tra scienza, tecnologia e arte. Le OGR sono già oggi il laboratorio ideale per progetti transdisciplinari in ambito gaming, AI e Metaverso, che intersecano creatività, ricerca, ingegneria e tecnologie emergenti per una fruibilità collettiva, nel segno dell’inclusione, della digital security e della sostenibilità. Il futuro-presente delle OGR è quindi quello di essere un presidio d’avanguardia dell’ArtTechnology, con un punto fermo: migliorare la qualità della vita delle persone.

Lei ha scritto che le OGR ‘’vogliono essere protagoniste della rivoluzione phygital dei Metaversi, un fenomeno di interconnessione dotato di una propria economy e potenzialmente capace di ampliare come non mai le opportunità per artisti e galleristi in spazi virtuali immersivi’’. È un sogno o qualcosa a portata di mano? 

È una nuova frontiera che le OGR hanno cominciato a esplorare. Sono passati 30 anni da quando lo scrittore Neal Stephenson preconizzò la visione di un Metaverso nel suo romanzo «Snow Crash»: ciò che allora era fantascienza oggi sta assumendo i contorni di un fenomeno in espansione, potenzialmente capace di ridisegnare le dinamiche socio-economiche con ricadute su molti aspetti della nostra quotidianità: dalla socialità al gaming, dal marketing alla finanza, fino ad arrivare all’arte nelle sue diverse forme di sperimentazione.

Un nuovo universo, dunque, bussa alle porte e le OGR ne sono protagoniste: insieme al gruppo Sella e il Venture Incubator ‘dpixel’ abbiamo dato vita al primo programma italiano di accelerazione in ambito metaverso applicato alla finanza; sono in corso dialoghi con Artissima e sperimentazioni per finalità formative con 3x1010 e Revibe, a partire dalla stessa storia delle OGR in VR, presentata a Bruxelles davanti a oltre 600 rappresentanti della filantropia europea e statunitense.

‘’I mondi preconizzati dalla fantascienza lo scorso millennio non sono più così lontani e le OGR – democratiche, coraggiose, aperte – non sono solo pronte ad accoglierli, ma contribuiscono ogni giorno a costruirli, dando forma a un futuro più equo, green, inclusivo’’. Più che un auspicio sembra una utopia pronta a trasformarsi in realtà.

Direi che è una sorta di “manifesto” per affrontare le grandi sfide della contemporaneità in un orizzonte di opportunità e crescita, aperta e inclusiva. Siamo pronti a dare il nostro contributo in termini di visione strategica, coerentemente con i principi di sostenibilità sociale, economica e ambientale che hanno sempre ispirato l’azione e le progettualità delle OGR.

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