La grande beffa dalla tassazione alle multinazionali

- di: Diego Minuti
 
Piccolo quesito: se fossi titolare di una piccola azienda che fattura 100 mila euro all'anno, sui quali pago tasse sostanziose, applaudirei, come si vede in queste ore dare da tutte le parti, l'accordo di Londra in merito alla tassazione delle multinazionali? Credo proprio di no, perché questa tassazione accolta come un primo passo (ma che, viste le difficoltà di raggiunge un accordo, rischia dio restare in vigore per molto tempo) è una presa in giro per il resto del mondo che non siano i giganti della Rete o dell'e-commerce che pagano balzelli non laddove raccolgono il profitto, ma dove hanno scaltramente eletto il loro domicilio fiscale. Quindi, a scanso di equivoci, è bene dire che l'azienda ''XYZ" che vende in Italia per 10 milioni di euro all'anno e che oggi non paga praticamente nulla, nel momento in cui l'accordo di Londra venisse accettato da tutti (chissà cosa ne pensa Dublino) vedrebbe i profitti tassati del 15%. Sì, avete letto bene, del 15% mentre il normale cittadino, per non parlare della partita Iva o del barista o del salumaio, pagano ben di più.

È legale? Certo che sì. È giusto? No e lo diciamo senza tenere d'essere smentiti. Capiamoci: ciascuno, davanti al Moloch immanente del Fisco, cerca di pagare il meno possibile, senza per questo incappare in reati o delitti. Ma gli i firmatari dell'accordo, che pure avrebbero potuto pigiare di più il piede sull'acceleratore, sembrano avere avuto il timore di non spingersi oltre, di accontentarsi di dare uno scappellotto a chi, invece, meriterebbe forse un cazzotto. Precisiamo che non è che parliamo di grandi evasioni occultate, perché questi gigante della Rete fanno ciò che le leggi loro consentono.

E se c'è qualche Stato che, nella stessa Europa, offre migliori condizioni a chi li sceglie per eleggervi la sede fiscale, restiamo nel campo della convenienza. Forse censurabile, ma ancora nei limiti del lecito. Ma una volta che tu - G7 - hai la forza di intervenire sulla materia non puoi limitarti a deliberare per la soglia minima, quando avresti potuto andare in profondità e colpire veramente quei profitti che sfuggono all'erario dei Paesi dove vengono generati. E siccome le multinazionali tengono più alla sostanza che alle questioni filosofiche, davanti alla prospettiva d'essere tassate laddove guadagnano riccamente, avrebbero accettato una tassazione più alta. Cosa che non sarebbe punitiva (le somme che hanno accumulato negli anni sono vergognosamente alte), ma semplicemente equa. O pagare il giusto è segno di cretinaggine?
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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