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Hong Kong, Jimmy Lai colpevole: la stretta che riscrive la città

- di: Jole Rosati
 
Hong Kong, Jimmy Lai colpevole: la stretta che riscrive la città
Hong Kong, Jimmy Lai colpevole: la stretta che riscrive la città

Dalla “collusione” alla sedizione: il processo simbolo che intreccia stampa, tribunali e diplomazia, mentre l’opposizione politica si sbriciola.

A Hong Kong c’è un giorno in cui una sentenza non chiude un capitolo: lo spalanca. Il 15 dicembre 2025 tre giudici del tribunale di West Kowloon hanno dichiarato Jimmy Lai, 78 anni, colpevole di collusione con forze straniere e sedizione. È il verdetto più pesante del processo-bandiera celebrato sotto la legge sulla sicurezza nazionale entrata in vigore nel 2020. E il messaggio, oggi, supera il destino del singolo imputato: parla a giornali, attivisti, investitori, governi.

Cosa ha deciso il tribunale e cosa rischia Lai

La corte ha riconosciuto Lai responsabile di due capi d’accusa legati alla “collusione” (conspiracy to collude with foreign forces) e di un capo di sedizione, contestato con una norma di matrice coloniale tornata in auge negli ultimi anni. La pena massima, per l’impianto accusatorio, arriva fino all’ergastolo.

La condanna (cioè la quantificazione della pena) non è stata pronunciata contestualmente al verdetto. Secondo la ricostruzione di agenzie e media internazionali, è previsto un passaggio processuale in cui la difesa potrà chiedere clemenza e poi, se del caso, valutare l’appello.

Le parole chiave del caso: “collusione” e “sedizione”

Il cuore del processo è un’accusa in apparenza tecnica, ma dal peso politico enorme: Lai avrebbe usato il suo ecosistema mediatico — soprattutto il tabloid Apple Daily, poi chiuso — come cassa di risonanza e leva per sollecitare sanzioni, blocchi o altri atti ostili da parte di governi stranieri contro Cina e Hong Kong.

Nel ragionamento dei giudici, non si tratterebbe di opinioni “scomode” in un giornale, ma di una strategia. In aula, secondo i resoconti, la giudice Esther Toh ha sostenuto che non ci sarebbero dubbi su un intento costante di ostilità verso Pechino e sulla ricerca di “leve” internazionali, in particolare statunitensi, ben prima della legge del 2020. Un passaggio che, al di là della formula giudiziaria, fotografa un punto cruciale: il confine tra attivismo, opinione e sicurezza nazionale viene tracciato dal tribunale in modo estremamente ampio.

Apple Daily, il giornale che è diventato un capo d’imputazione

Per comprendere la carica simbolica del verdetto bisogna ricordare cosa rappresentava Apple Daily: un quotidiano popolare, aggressivo, rumoroso, spesso scandalistico nei toni, ma anche visibilmente schierato contro l’erosione dell’autonomia di Hong Kong. La sua chiusura nel 2021 — dopo raid, arresti e congelamenti di asset secondo varie ricostruzioni giornalistiche — ha segnato uno spartiacque nella libertà di stampa locale.

Nel processo, la pubblicazione di articoli e contenuti interpretati come “sediziosi” viene letta non come semplice linea editoriale, ma come parte di un disegno. È uno schema che sposta l’attenzione: dal “cosa è stato scritto” al “perché lo si è scritto” e “quali effetti avrebbe dovuto produrre”.

Il tribunale senza giuria e il tema dell’indipendenza giudiziaria

Il processo è stato seguito come un indicatore della tenuta dello stato di diritto nell’ex colonia britannica. Tra i punti più dibattuti dagli osservatori internazionali: la gestione dei casi di sicurezza nazionale, il ruolo dei giudici “designati” e l’assenza di giuria in procedimenti di questo tipo. È anche per questo che alle udienze sono stati segnalati diplomatici e rappresentanti consolari.

Reazioni immediate: “libertà di stampa” e “rischi legali”

Le reazioni sono arrivate rapide e taglienti. Amnesty International ha descritto la condanna come un passaggio che “non serve a proteggere le persone, ma a silenziarle”, avvertendo anche chi fa affari in città che l’ambiente legale comporta rischi severi. Il Committee to Protect Journalists ha parlato di “condanna farsa” e di un colpo alla libertà di stampa, richiamando anche le preoccupazioni sullo stato di salute di Lai in custodia. In un commento riportato da Reuters, l’attivista hongkonghese in esilio Samuel Chu ha definito il verdetto “devastante”, pur non sorprendente.

Sul versante regionale, il consiglio taiwanese per le politiche verso la Cina (Mainland Affairs Council) ha sostenuto che la decisione mostra al mondo un’erosione sistematica di libertà, democrazia e indipendenza giudiziaria a Hong Kong.

La geopolitica entra in aula: il dossier tra Trump e Xi

Il caso Lai non viaggia solo nei corridoi dei tribunali. Secondo una ricostruzione Reuters, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe sollevato direttamente la questione con Xi Jinping durante un incontro in Corea del Sud, in un contesto di rapporti bilaterali già carichi. È un dettaglio rivelatore: il destino di un editore diventa un tassello negoziale, una tessera nella partita più grande tra Washington e Pechino.

Un clima che cambia: lo scioglimento del Partito Democratico

A rendere il quadro ancora più eloquente c’è la cronaca politica di queste stesse ore. Il 14 dicembre 2025, alla vigilia del verdetto, il Partito Democratico — storica forza dell’opposizione moderata, nata nel 1994 — ha votato lo scioglimento. Reuters e Associated Press descrivono la scelta come il punto d’arrivo di anni di pressione, con un consenso interno schiacciante. Una coincidenza di calendario che assomiglia a una fotografia: la Hong Kong dell’opposizione organizzata si ritira, mentre la Hong Kong dei tribunali emette il verdetto più atteso.

Timeline essenziale: cinque date per orientarsi

  • 1997: Hong Kong torna alla sovranità cinese dopo il passaggio dal Regno Unito.
  • 2019: proteste di massa pro-democrazia; Pechino le descrive come una minaccia all’ordine e alla sovranità.
  • Giugno 2020: entra in vigore la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino.
  • 2021: Apple Daily chiude (in seguito a misure e azioni delle autorità secondo resoconti internazionali).
  • 15 dicembre 2025: Lai è dichiarato colpevole per collusione e sedizione; la sentenza sulla pena è rinviata.

Cosa succede ora

I prossimi passi saranno processuali e politici insieme. Processuali: la determinazione della pena e l’eventuale appello. Politici: la pressione internazionale (con Londra particolarmente esposta, dato che Lai è indicato come cittadino britannico da più testate) e la lettura che Pechino darà del caso come “normalizzazione” post-2019.

Ma c’è un punto che pesa più di tutti: dopo questo verdetto, la domanda non è soltanto “quanto” rischi Jimmy Lai. È quanto spazio resta a Hong Kong per un giornalismo che non si limiti a descrivere la realtà, ma pretenda di contraddirla. 

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