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Dazi Usa, la Corte Suprema davanti a un bivio decisivo

- di: Bruno Legni
 
Dazi Usa, la Corte Suprema davanti a un bivio decisivo

Una cortina di potere e un mercato sotto pressione.

(Foto: la Corte Suprema Usa).

È in arrivo un momento che potrebbe cambiare in modo profondo la politica commerciale degli Stati Uniti. Domani la Supreme Court of the United States – l’altissima giurisdizione dell’Unione – ascolterà le argomentazioni sulla legittimità dell’azione del Donald Trump nel dichiarare un’emergenza economica e imporre dazi generalizzati attraverso la legge del 1977 nota come International Emergency Economic Powers Act (IEEPA).

Il presidente invita a considerare questa battaglia come “letteralmente una questione di vita o di morte per il nostro Paese”, sostenendo che «senza di essa, saremmo praticamente indifesi di fronte ad altri Paesi che da anni hanno approfittato di noi». E aggiunge: «Il nostro mercato azionario continua a toccare massimi storici e il nostro Paese non è mai stato più rispettato di quanto lo sia ora. Una grande parte di questo è la sicurezza economica creata dai dazi e dagli accordi che abbiamo negoziato grazie a essi».

Che cosa sta in gioco

Al centro della disputa vi è la domanda se il presidente possa usare la IEEPA per imporre dazi su larga scala senza l’intervento del Congresso. Già in maggio una corte specializzata ha annullato gran parte delle tariffe, ritenendo che «la Costituzione riserva al Congresso il potere esclusivo di regolamentare il commercio internazionale».

Secondo le corti, l’amministrazione Trump ha invocato la IEEPA affermando che il disavanzo commerciale americano e il traffico di fentanyl costituiscano un’emergenza nazionale, ma la legge non parla espressamente di tariffe.

Le tappe della vicenda

In aprile 2025 il presidente ha annunciato una misura chiamata “Liberation Day Tariffs” con un’aliquota base del 10% su quasi tutte le importazioni, e tassi più elevati per Paesi come Cina, Messico e Canada.

Il 28 maggio una corte federale ha stabilito che tali dazi erano illegittimi, ma ha concesso tempo all’amministrazione per appellarsi.

In agosto la United States Court of Appeals for the Federal Circuit ha confermato che la legge invocata non autorizza poteri tariffari illimitati, dando tempo fino a ottobre prima dell’entrata in vigore del blocco.

Perché l’Italia e l’Europa stanno a guardare

L’Italia e le esportazioni europee sono sul filo del rasoio: un pronunciamento della Corte Suprema favorevole all’amministrazione americana rafforzerebbe la logica del potere esecutivo Usa nel commercio globale, con implicazioni immediate per le catene di fornitura, i costi per le imprese italiane e la dinamica dei dazi. Al contrario, un pronunciamento restrittivo punterebbe a riaffermare il ruolo del Parlamento statunitense nella definizione delle politiche economiche, con possibili immediate ricadute sulla stabilità del commercio transatlantico.

Il commento critico

È evidente che questa vicenda non riguarda solo tariffe e importazioni ma una partita più ampia: la separazione dei poteri, il ruolo del presidente nell’economia globale, la sovranità legislativa del Congresso. La critica più severa arriva da giuristi e osservatori indipendenti che definiscono la strategia tariffaria come «un abuso di potere», chiedendo che non sia accettato che una decisione esecutiva trasformi un’imposta commerciale senza controllo parlamentare.

D’altro canto il presidente Trump non perde occasione per ribadire che senza quelle misure l’America perderebbe la sua forza, diventando vulnerabile. «Non è una questione economica», sottolinea, «è una questione di sicurezza nazionale».

In definitiva, domani non si decide solo su un dazio, ma sul modello della democrazia americana, sulle competenze del legislatore e sull’architettura commerciale di Washington. L’esito influenzerà mercati, imprese e rapporti internazionali. Per l’Italia e per l’Europa sarà un momento da seguire con attenzione: in gioco c’è molto più di un numero percentuale.

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