Elisabetta Belloni: simbolo di capacità e lealtà alla Repubblica col destino di essere la prima donna a superare robuste ‘lastre di vetro’

- di: Redazione
 

È la prima donna a ricoprire il ruolo di Direttore Generale del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) ed è stata la ‘prima donna’ tante altre volte, ad esempio come Segretario Generale della Farnesina. L’efficienza dell’intelligence italiana, la sua trasformazione negli anni, gli importanti obiettivi raggiunti, le doti personale che le hanno permesso di svolgere una brillantissima carriera in un mondo, quello della diplomazia, in cui in Italia fino al 1966 le donne non potevano accedere. Una donna con il destino di rompere le ‘lastre di vetro’ che spesso impediscono all’altra metà del cielo di affermarsi. Faccia a faccia con l’Ambasciatore Elisabetta Belloni, il cui nome è circolato anche in occasione delle ultime votazioni per la scelta del Presidente della Repubblica.

Intervista all’Ambasciatore Belloni, Direttore Generale del Dis

Nel 2007 l’intero apparato di intelligence nazionale subì un profondo processo di riforma. Dal 2007 ad oggi il contesto si è ulteriormente modificato e complicato. Come è attrezzato oggi il Sistema di intelligence italiano davanti a queste nuove sfide? 

È certamente vero che il mondo di oggi è caratterizzato da minacce sempre più pressanti e sempre più complesse, sempre più causate da fattori che sono fra di loro interdipendenti e questo naturalmente richiede che l’intelligence si doti degli strumenti necessari per affrontare tali sfide. Credo che, dal 2007 ad oggi, l’intelligence italiana abbia avuto una costante evoluzione proprio al fine di essere sempre più preparata da un punto di vista sia tecnologico, che professionale, per affrontare queste sfide. Si tratta soprattutto di puntare non solo sulla ricerca di quegli strumenti che consentono all’intelligence di garantire la sicurezza nel nostro Paese, e mi riferisco all’attività di lotta la terrorismo, alla criminalità organizzata, ai traffici illeciti, ma anche e soprattutto di puntare a garantire la stabilità del Paese. Per fare questo occorre essere equipaggiati anche in termini di capacità per identificare e promuovere i veri interessi nazionali che sono la stabilità sociale ed economica, la promozione della nostra industria e della nostra impresa. Negli ultimi anni c’è stata una vera e propria rivoluzione non solo culturale, ma anche proprio pratica, che credo abbia consentito all’intelligence di essere certamente all’avanguardia e ciò ci viene riconosciuto a livello internazionale. È vero che dobbiamo lavorare dietro le quinte, nel silenzio: quindi spesso non si conosce il lavoro che noi facciamo, ma invito l’opinione pubblica a riflettere solo su una semplice questione: il nostro Paese, tutto sommato, non ha ancora visto (e voglio essere cauta, naturalmente) quelle che sono le vere crisi che invece hanno vissuto gli altri Paesi. E forse un po’ del merito è dovuto anche ai tanti funzionari dell’intelligence che, dietro le quinte, fanno un lavoro pericoloso, che richiede molta professionalità, molte capacità e che dà anche i suoi buoni risultati.

Ha fatto carriera nella diplomazia, settore nel quale in Italia è ammesso l’accesso delle donne solo dal 1966. Lei però, in questo mondo non certo un esempio d’equilibrio di genere, è stata la ‘prima donna’ numerose volte. Come ha fatto a superare queste ‘lastre di vetro’ e qual è oggi la presenza femminile nel mondo della diplomazia italiana?

È vero che la carriera diplomatica è stata aperta alle donne relativamente di recente. Però oggi devo dire, per fortuna, che ci sono moltissime donne che eccellono e che fanno una brillante carriera. Per ciò che mi riguarda, la mia regola è sempre stata la stessa: fare al meglio delle mie capacità, cercare di mettere al servizio dello Stato la mia professionalità in maniera leale ed estremamente istituzionale. Tutto sommato devo dire che questa filosofia, questo approccio che mi ha sempre accompagnato e che deriva dall’educazione sia scolastica che familiare che ho ricevuto, mi ha consentito di fare carriera.

Quali, nei vari e delicati incarichi che ha ricoperto, le situazioni più difficili che ha dovuto affrontare?

Un po’ per casualità, e forse anche perché era un po’ la mia attitudine, ho sempre svolto incarichi che hanno richiesto l’assunzione di moltissime responsabilità. Direi quindi che mi sono abituata ad affrontare queste sfide con la serenità che deriva dall’avere sempre come obiettivo quello di essere istituzionale, essere leale e fare sempre la cosa giusta. Quindi in realtà per me le situazioni più difficili sono state quelle che hanno comportato delle decisioni che riguardavano le vite umane. Questo è stato vero quando lavoravo nell’Unità di crisi, dove ho dovuto prendere decisioni su come agire per salvare vite umane in pericolo; è stato vero quando mi occupavo di personale ed è vero anche adesso quando, naturalmente, si affrontano contesti delicati. Proprio di recente è stata riportata in Italia dall’Iran, come noto, una ragazza, Alessia Piperno. Ecco, questi casi, dove bisogna prendere decisioni che riguardano le persone, sono quelle più difficili e che ti fanno soffrire di più.

Un’ultima domanda: le ha fatto piacere che il suo nome sia girato durante le votazioni per la scelta del nuovo Capo dello Stato, ricevendo attestazioni di grande stima un po’ da tutti?

Non mi ha fatto piacere che sia girato perché mi sono accorta fin da subito che era un gioco di strumentalizzazione ma, naturalmente quando si ricevono degli apprezzamenti fa sempre piacere.

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