Fiduciaria Marche, un’eccellenza del trust italiano da 50 anni

- di: Barbara Leone
 

Ha mezzo secolo, ma non lo dimostra affatto. Anzi. Col passare del tempo, la Fiduciaria Marche è cresciuta ad un ritmo impressionante, passando da una massa fiduciaria di 20, 30 milioni a 400 milioni in pochissimi anni e raggiungendo standard d’eccellenza tali che le hanno permesso di distinguersi da tutte le altre Fiduciarie nazionali. Una crescita, quella della Fiduciaria Marche, che ci descrive bene il suo Presidente Dott. Valerio Vico. Partendo dalla domanda base: qual è il ruolo di una Fiduciaria?

“Il ruolo di una Fiduciaria - ci spiega Vico - è quello di amministrare dei patrimoni di terzi in base a una legge molto vecchia del 1939, precisamente la numero 1966, che non ha subìto grandi modifiche se non qualcosa nel 1995 con un DM, che ha scisso le fiduciarie in dinamiche e statiche. E stabilendo così che quelle dinamiche sono quelle che agiscono con dei patrimoni di terzi ma decidono loro cosa fare, quindi sono Fiduciarie che si assumono direttamente rischio. Mentre le statiche, a cui noi partecipiamo, sono quelle che seguono le istruzioni del fiduciante per investire, per sottoscrivere quote, azioni dove il fiduciante, quindi cliente, non compare ma agisce tramite fiduciaria. Sia per essere ben tutelati e assistiti nelle operazioni, da quelle semplici a quelle più complesse, sia per tutelare il patrimonio affinché non venga aggredito da terzi, sempre nel rispetto delle norme perché poi la Pubblica amministrazione è sempre a conoscenza di quello che la Fiduciaria amministra dal momento che dobbiamo noi stesi fare delle comunicazioni ad hoc. Poi un altro servizio è quello appunto di tutelare i beni magari assumendo la carica di trustee nei trust, che sono degli strumenti di natura anglosassone che però stanno prendendo molto piede anche in Italia ormai da un ventennio. Queste strutture permettono al proprietario di spossessarsi dei beni per un progetto ben definito in un atto pubblico fatto da un notaio a favore di terzi, solitamente i discendenti. E così la Fiduciaria amministra questi beni assumendo la carica di fiduciario trustee”.

Nello specifico la Fiduciaria Marche, che alle spalle ben mezzo secolo di attività, si distingue a livello nazionale per moltissimi risultati raggiunti. Ce li può esporre velocemente?

“La Fiduciaria Marche nasce nel 1972, io peraltro la amministro dal 1983 quindi sono 40 anni, e la amministro con un Consiglio di amministrazione  composto da un socio fondatore che è vicino ai 90 anni ma c’è anche uno più giovane che segue la parte dell’attività finanziaria. La Fiduciaria nasce come società per rappresentare soci in strutture societarie, quindi quote srl e società per azioni. Poi il nostro ruolo si è sviluppato perché la Pubblica amministrazione, nella figura del Ministero dell’economia e delle finanze, ha incaricato tutto il comparto fiduciario di assumere come ruolo di sostituto di imposta. Questo cosa significa che praticamente per certe attività noi operiamo come sostituto di imposta soprattutto per le attività detenute all'estero. Se un’attività è detenuta all’estero, il soggetto deve indicare nella dichiarazione dei redditi sia il patrimonio che la fiscalità, quindi se produce redditi eccetera. Non è molto facile far questo, perché è una disciplina abbastanza complessa”.

E in questo caso le Fiduciarie cosa fanno?

“Si sostituiscono al privato intestandosi capitali all'estero per conto dei clienti, fa la comunicazione quindi il monitoraggio fiscale quindi nulla deve indicare il dichiarante nella dichiarazione dei redditi, il che si traduce nella riservatezza al suo massimo splendore. Il privato non fa i calcoli fiscali ma li fa la Fiduciaria trattenendo imposte e versandole direttamente all’erario. Questo ci ha permesso di svilupparci molto, perché sono state introdotte norme tipo lo scudo fiscale per regolarizzare i capitali all’estero e qui il ruolo delle Fiduciarie è diventato determinante, e a questo punto noi ci siamo buttati in questo business. Non tutte le Fiduciarie l’hanno fatto, e noi siamo cresciuti tanto. Da una massa fiduciaria che amministravamo di 20, 30 milioni siamo arrivati a 400 milioni in pochissimo tempo. Ovviamente la struttura si è evoluta, è passata da una persona part time a 6 dipendenti, quindi siamo cresciuti. Un altro servizio nato per tutelare e migliorare la riservatezza è quello che riguarda l’amministrazione di trust. Noi seguiamo circa 20 trust in questo momento e per la nostra regione non sono poche. Pochissime strutture, anzi nessuna, gestisce ne così tanti strumenti insieme. Siamo al livello di certe strutture fiduciarie che si collocano nel cuore della finanza italiana come Milano”.

La Fiduciaria Marche ha anche una grande attenzione alla Legge del Dopo di noi. Da cosa nasce questo interesse?

“Ci siamo subito buttati su questo perché siamo molto sensibili e attenti al sociale, quindi finanziamo con le nostre risorse anche delle strutture che fanno volontariato, assistenza e così via. La Legge del Dopo di noi, che appunto mira ad assistere e tutelare i disabili, ci interessa perché è una legge che da subito parlava chiaramente di affidamenti fiduciari, cosa che in Italia non esiste Perché l’unica legge che parla di trust è la disciplina fiscale. Essendo il trust di origine anglosassone non c’è una legge al riguardo in Italia ma c’è un riconoscimento dei trustee costituiti in Italia applicando una legge estera. La Legge del Dopo di noi prevedeva all’inizio dei trustee, e quindi ci ha interessato da subito. Ci siamo occupati di questa norma, ma devo dire che è di difficile applicazione perché intanto è chiaro che è rivolta a soggetti che hanno delle disponibilità quindi famiglie che hanno purtroppo in casa un disabile che va assistito ma questa famiglia deve avere anche delle risorse da affidare a un trustee a favore di questo beneficiario. Trustee che si occuperà soltanto sotto l’aspetto finanziario quando i familiari non ci saranno più. Perché ovviamente occorre che ci sia poi una struttura sanitaria che si occupi della persona in questione dal punto di vista medico. Noi ci siamo in base alle somme lasciate a disposizione dalla famiglia per pagare rette di istituti oppure le cure e tutto quello che è necessario, ovviamente nei limiti di quello che è stato lasciato”.

Un altro tema controverso è quello del registro dei titolari effettivi. Cosa puòdirci al riguardo?

“Dunque questa per me è una cosa in prima battuta abbastanza inutile. Parliamo di una legge europea dove la conoscenza dei titolari effettivi all’estero non era ben chiara perché in gran parte dei Paesi dell’Unione europea non ci sono registri di imprese nell’ambito del commercio dove uno va a fare una visura e vede chi sono i soci di quella società. In Italia c’è già. C’è il registro delle imprese dove uno quando va a fare una visura vede chi sono i soci di quell’impresa quindi non servirebbe. E’ chiaro che se c’è una fiduciaria che cela l’effettivo nominativo del socio e se supera il 25% è uno dei titolari effettivi questo è occultato chiaramente ma come dicevo prima c’era già. C’è già. Poi c’è l’anagrafe tributaria, un grosso cervellone tenuto dal fisco dove le fiduciarie ma non solo comunicano con chi ha rapporti e cosa detiene per quel cliente. Quindi bastava interrogare la fiduciaria che per quel cliente detiene un bene perché a quel punto la fiduciaria è obbligata a comunicare il nominativo. Quindi è un doppione, tuttavia non cambia granché, è un po’ una legge del Gattopardo: tutto cambia perché nulla cambi”.

Chi vigila sulle fiduciarie?

“Non abbiamo tre soggetti che ci vigilano. Uno è il Mimit, Ministero delle imprese e del made in Italy, che è quello che poi ci ha dato l’autorizzazione ad esercitare in base a dei requisiti che abbiamo comunicato. La nostra è dell’ottobre 1973. A parte che dobbiamo comunicare le nostre variazioni sia statutarie sia di compagine societaria sia del mandato fiduciario che andiamo a far sottoscrivere ai clienti sia in bilanci annuali annualmente comunichiamo tutto questo oltre all’accesso che possono farci ogni tanto. Poi c’è la Banca d’Italia tramite l’Uif, che è l’Unità di informazione finanziaria istituita con la norma antiriciclaggio, e loro possono farci i controlli e di contro è anche l’organo deputato a ricevere le nostre segnalazioni di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio. Però possono venirci a controllare per verificare se il nostro presidio antiriciclaggio è funzionante e controlla se il cliente che propone un’operazione è un cliente a basso rischio di riciclaggio o meno. E poi c’è il controllo ordinario della Guardia di finanza”.

Ci può dare qualche dato statistico sulle Fiduciarie in genere?

“Le Fiduciarie sono 340 circa in Italia, una trentina sono quelle di emanazione bancarie quindi al servizio della banca e quindi hanno un raggio di azione a mio avviso limitato anche se poi la clientela è tanta e sono quelle con massa fiduciaria più importante. Quelle di emanazione professionale tipo la nostra sono circa 200, e devo dire che la nostra è una delle prime di queste 200. Tant’è che nell’associazione nazionale delle Fiduciarie, l’Assofiduciarie, sono rappresentate 18 Fiduciarie delle 240 e 15 rappresentano quelle 30 bancarie e altre 3 rappresentano le altre 200 e tra le 3 ci siamo noi”.

In conclusione, quali sono le riflessioni principali da tenere a mente quando si parla di una Fiduciaria?

“Innanzitutto, che utilizzare una Fiduciaria o utilizzare un trastee serve sicuramente per meglio amministrare il proprio patrimonio, anche in vista magari di passaggi generazionali, oppure per cercare di tenere riservate certe operazioni, non darle in pasto al pubblico, anche gli stessi giornali, che spesso mettono in piazza delle informazioni anche le riservate che possono poi creare dei danni diretti al soggetto che ha fatto una normale lecita operazione, quindi ha utilizzato un fiduciario. Poi per mantenere compatto un proprio patrimonio, degli immobili, delle attività delle opere d’arte che non voglio disperdere o che magari voglio che siano devolute ad una struttura. E queste sono tutte operazioni che vengono fatte tramite Fiduciarie. Per esempio ne racconto una di operazione molto interessante, uscita anche su molti giornali. Un famoso baritono toscano, che non c'è più, ha lasciato alla Fiduciaria Marche l’amministrazione di un patrimonio che doveva essere destinato alla Fondazione Verdi, che è la casa di riposo per musicisti anziani che sta a Milano, e all’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Noi dobbiamo devolvere il 10% di questo patrimonio all’anno a queste due strutture. La Fondazione Verdi ha così gradito questa cosa che l’anno scorso abbiamo realizzato un evento di musica classica all’interno dell’auditorium questa bellissima struttura che ospita una sessantina di musicisti novantenni e la Fondazione ha celebrato questo benefattore con una targa dando anche a noi un riconoscimento. Adesso siamo in contatto anche col Meyer per fare un evento per i bambini che stanno purtroppo lì per fare delle cure. Anche in questo caso sono grati a quest’operazione che garantisce loro una somma X, che non dico per questioni di privacy, tutti gli anni. E queste sono tutte strutture che tramite le Fiduciarie si possono aiutare, quindi diciamo che attraverso di noi si possono fare cose belle e importanti nei confronti di chi è più sfortunato”.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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