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Italia e Spagna riscritte dai mercati: l’Europa cambia bussola

- di: Vittorio Massi
 
Italia e Spagna riscritte dai mercati: l’Europa cambia bussola
Italia e Spagna riscritte dai mercati: l’Europa cambia bussola
Dallo stigma della periferia al centro della fiducia finanziaria.

Non più comprimarie, non più osservate con sospetto. Italia e Spagna entrano in una nuova stagione europea, certificata dai mercati e rilanciata dalle analisi internazionali che fotografano il cambio di status. Il messaggio è netto: il Sud dell’euro accelera, mentre alcune certezze del Nord iniziano a scricchiolare.

La fine della periferia dell’euro

Il ribaltamento di prospettiva prende forma nella primavera del 2023, quando le economie mediterranee contribuiscono in modo decisivo a evitare una recessione tecnica dell’Eurozona. Da allora i segnali si moltiplicano, fino alla svolta simbolica: Italia e Spagna non sono più considerate periferia monetaria.

I numeri raccontano lo scarto. Lo spread tra Btp e Bund decennali si comprime intorno ai 70 punti base, livello che non si vedeva dalla fine del 2009. Ancora più rapida la traiettoria spagnola: il differenziale con la Germania scende sotto quota 50 punti, tornando ai valori precedenti alla crisi del debito sovrano.

"I mercati hanno memoria lunga, ma sanno anche voltare pagina", osserva Ales Koutny di Vanguard in un commento citato dalla stampa finanziaria internazionale.

Italia: crescita moderata, fiducia in aumento

Il caso italiano resta particolare. La crescita appare più lenta rispetto alla Spagna e sotto l’1% almeno fino al 2027 secondo stime circolate nei principali centri di analisi. Eppure questo non raffredda l’interesse degli investitori, attratti soprattutto dal percorso di riduzione del deficit.

L’obiettivo dichiarato è scendere dal 7,2% del Pil del 2023 al 3% nel 2025, accelerando l’uscita dalla procedura europea, nonostante le pressioni sociali legate al costo della vita. Il mercato, in questa fase, sembra premiare soprattutto la traiettoria e la coerenza delle scelte.

Spagna, la corsa che sorprende

Madrid beneficia di una crescita più dinamica e di una percezione di stabilità che porta i titoli di Stato a restringere ulteriormente il divario con Berlino. I costi del debito restano più alti rispetto ai tempi dei tassi zero, ma lo spread ristretto riapre le porte anche agli investitori più prudenti.

Il nuovo nervosismo del Nord Europa

Il cambio di paradigma non riguarda solo il Sud. Francia e Germania, un tempo pilastri intoccabili, finiscono sotto osservazione. A Parigi pesano deficit elevato, debito verso il 120% del Pil, crescita debole e instabilità politica: una combinazione che spinge i rendimenti francesi oltre quelli spagnoli.

In Germania, invece, la fase di stallo economico si somma a una rilettura del rischio dopo un maxi piano di spesa che ha inciso sulle aspettative degli investitori.

Il riscatto greco

A completare il quadro c’è la Grecia, simbolo della crisi europea degli anni Dieci. Dopo l’austerità e il rischio di uscita dall’euro, Atene oggi presenta conti più solidi e una crescita sostenuta. Il segnale politico più forte è l’arrivo alla guida dell’Eurogruppo, passaggio che rafforza l’idea di un Mediterraneo più centrale nella governance economica europea.

Una mappa del rischio che cambia volto

Nel complesso, i costi di finanziamento restano superiori ai livelli del periodo pandemico (circa 3,5% per l’Italia e 3,3% per la Spagna), ma il mercato guarda soprattutto al differenziale: ed è lì che la narrativa si ribalta.

La “storia di due Europe” si riscrive così: non più Nord contro Sud, ma Paesi capaci – o meno – di adattarsi a un contesto globale più selettivo, dove contano credibilità, stabilità e traiettorie fiscali.

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