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Andrea Margelletti (Ce.S.I.): "L'Europa divisa rischia di diventare vulnerabile"

- di: Redazione
 
Andrea Margelletti (Ce.S.I.): 'L'Europa divisa rischia di diventare vulnerabile'

In questa intervista, Andrea Margelletti analizza le principali vulnerabilità dell’Europa in ambito politico e militare, sottolineando la necessità di una maggiore unità e di investimenti in difesa per rispondere alle minacce globali. Si discute del confronto tra Stati Uniti e Cina, che sta influenzando profondamente le dinamiche geopolitiche mondiali, e del ruolo dell’Italia nel bilanciare le relazioni con la Russia garantendo al contempo la propria sicurezza nazionale. Infine, si approfondisce il posizionamento italiano nello scenario internazionale e l’importanza di una chiara strategia a lungo termine.

Andrea Margelletti (Ce.S.I.): "L'Europa divisa rischia di diventare vulnerabile"

In un suo recente intervento, ha affermato che l’Europa, impreparata, rischia di andare in guerra. Può approfondire quali sono le principali vulnerabilità europee in ambito di difesa e sicurezza?
Il primo punto è sicuramente quello politico. Siamo molti, ma siamo divisi; abbiamo scelto di non essere un soggetto politico unico, e questo fa sì che ciò che chiamiamo “confini” diventino, in realtà, delle ‘faglie’ che possono essere allargate da eventuali avversari dal punto di vista politico.
C’è una differente percezione della minaccia. Basta camminare per le strade di una città italiana, sia a Roma, la nostra capitale, sia in altre città, e chiedere alla gente se andremo in guerra o no. Poi, facciamo la stessa domanda a Stoccolma, Helsinki, Varsavia o Londra. Molto probabilmente rimarremmo sorpresi dalla profonda differenza nelle risposte.
Un altro aspetto è quello degli investimenti. Sappiamo tutti che la guerra è da sempre una macina che consuma risorse a una velocità incredibile. Per questo motivo bisogna investire in difesa, perché, nella sfortunata eventualità in cui queste risorse dovessero servire, non avremmo più il tempo di procurarcele.
Per questo ha ragione Guido Crosetto: noi, come altri Paesi, dovremmo – pur con tutte le difficoltà del mondo – raggiungere il 2% del Pil per la difesa, come previsto da un accordo a livello Nato.

Lei ha evidenziato che lo scontro tra Cina e Stati Uniti è globale. In che modo questa competizione influenza le dinamiche geopolitiche in altre regioni, come l’Europa e il Medio Oriente?
In maniera totale. Per gli Stati Uniti, la Cina è l’unico vero competitor a livello globale, perché è l’unico che propone un modello alternativo di governance mondiale rispetto a quello occidentale. La Cina, quindi, rappresenta un avversario che offre un’alternativa che potrebbe potenzialmente sostituire il modello occidentale.
Il XIX secolo è stato il secolo della Gran Bretagna, il XVIII quello della Francia e, senza dubbio, il XX è stato il secolo degli Stati Uniti. I cinesi vogliono che il XXI secolo sia il loro.
D’altro canto, anche qui abbiamo una percezione della minaccia diversa rispetto ad altri Paesi. Continuiamo a considerare che le vere guerre siano quelle commerciali. Tuttavia, una superpotenza non diventa globale solo perché è la più ricca. Negli anni Ottanta e Novanta, Giappone e Germania Ovest erano giganti economici ma nani politici. Il concetto di ‘ferro’, inteso come forza militare, lo abbiamo in qualche misura riscoperto negli ultimi due anni, soprattutto con il conflitto in Ucraina.

Considerando le sue analisi sulla crescente tensione tra Russia e Europa, quali strategie dovrebbe adottare l’Italia per bilanciare le relazioni con Mosca e al contempo garantire la propria sicurezza nazionale?
È fondamentale sapere in quale squadra si sta, perché il posizionamento conta. Credo che non vi siano dubbi su dove si collochi l’Italia, anche per via della nostra cultura e dei profondi legami con l’Occidente. Basta pensare che non potrebbero esistere gli Stati Uniti senza l’Italia. Gli americani, infatti, sono un insieme di tedeschi, irlandesi, nativi americani, anglosassoni, italiani e altre nazionalità.
Il nostro rapporto con gli Stati Uniti non è esclusivamente politico, economico o legato alla sicurezza, ma è un legame fatto di milioni di cittadini italiani e italo-americani che hanno contribuito a costruire gli Stati Uniti.
Detto questo, è vero che le opportunità vanno colte. L’Italia, che è da sempre caratterizzata da alcune fragilità economiche e strutturali, guarda con interesse alle possibilità che si presentano. La Russia, piaccia o meno, rimane una grande nazione europea. Tuttavia, non è ancora il momento per parlare di una normalizzazione delle relazioni con Mosca. Prima di tutto, occorrerà raggiungere un accordo internazionale tra la Russia e l’Ucraina. Solo allora potremo discutere non tanto se riprendere i rapporti con il governo di Putin, ma soprattutto come farlo.

Andrea Margelletti
È il presidente del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.), un istituto italiano specializzato in analisi strategica e geopolitica. Fondato nel 2004, il Ce.S.I. si occupa di fornire consulenza e approfondimenti su tematiche di sicurezza internazionale, terrorismo, conflitti globali e politiche di difesa.
Margelletti è considerato uno dei massimi esperti italiani in materia di geopolitica e strategia internazionale. È spesso invitato come commentatore sui principali media nazionali per analizzare eventi di rilevanza globale, come crisi internazionali e dinamiche geopolitiche complesse.

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