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Meloni: le banche devono dare il loro contributo di 5 miliardi

- di: Jole Rosati
 
Meloni: le banche devono dare il loro contributo di 5 miliardi
Meloni: “Le banche devono dare il loro contributo”
La premier difende la manovra e chiede al sistema bancario di partecipare allo sforzo economico per sostenere le fasce più deboli. Tensioni nella maggioranza su affitti brevi e dividendi.

Giorgia Meloni tiene il punto sulla manovra economica. La premier ha difeso con decisione il principio secondo cui le banche, forti di profitti record, devono contribuire in modo concreto al sostegno del Paese. “Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione cinque per aiutare le fasce più deboli, possiamo essere soddisfatti noi e, in fin dei conti, anche loro”, ha dichiarato, sottolineando che la misura non è una penalizzazione ma una forma di responsabilità sociale.

La linea di Giorgetti: rigore e conti in ordine

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito che eventuali modifiche alla manovra saranno valutate solo se compatibili con la tenuta dei conti pubblici. “Ogni intervento deve essere compensato in coerenza con le nuove regole europee”, ha precisato, confermando l’intesa con la premier su una linea di prudenza finanziaria e di rispetto delle indicazioni dell’Unione europea.

Il messaggio è chiaro: il governo non intende rimettere in discussione gli equilibri raggiunti. Tuttavia, nelle prossime settimane, alcuni ritocchi potranno arrivare dal confronto parlamentare, soprattutto su temi come la tassazione dei dividendi e la cedolare sugli affitti brevi.

Tensioni nel centrodestra

Nonostante il fronte compatto mostrato in pubblico, le frizioni nella maggioranza restano. La Lega spinge per un aumento del contributo chiesto alle banche, mentre Forza Italia fa muro, difendendo l’accordo raggiunto e opponendosi a ogni modifica. “L’intesa è chiusa, non si cambia”, ha ribadito il vicepremier Antonio Tajani.

La discussione si allarga anche agli affitti brevi. Il governo difende l’aliquota al 26%, considerandola “coerente con gli altri investimenti”, ma parte della maggioranza chiede di mantenerla più bassa per non penalizzare il mercato turistico. Possibile invece un incentivo per chi affitta a lungo termine, con una riduzione della cedolare secca al 15% per i contratti più stabili.

Industriali e opposizioni all’attacco

Dal mondo produttivo arrivano richieste di maggiore attenzione agli investimenti. Il presidente di Confindustria ha evidenziato che la manovra, pur difendendo la sostenibilità dei conti, non destina fondi sufficienti alle imprese e all’innovazione. Tra le proposte in campo, la revisione del credito d’imposta per chi investe in nuovi impianti e tecnologie.

Sul fronte politico, le opposizioni vanno all’attacco. Giuseppe Conte ha accusato il governo di “litigare sulle banche mentre investe in armamenti”, mentre Elly Schlein ha rilanciato le priorità del Partito Democratico: salari, sanità pubblica e lotta alla precarietà. Le stesse questioni, ha ricordato la leader dem, erano state segnalate anche dal Presidente della Repubblica come prioritarie per la coesione sociale del Paese.

Un equilibrio difficile tra rigore e consenso

La scelta di puntare sul contributo delle banche rappresenta per la premier un banco di prova politico. Da un lato, Meloni mira a dimostrare di poter conciliare disciplina di bilancio e sostegno ai ceti più fragili. Dall’altro, il rischio è che lo scontro interno alla coalizione rallenti l’approvazione della manovra o costringa il governo a mediazioni al ribasso.

Il rapporto con il sistema bancario rimane quindi cruciale. Un dialogo costruttivo con gli istituti di credito potrebbe alleggerire le tensioni, ma se il contributo venisse percepito come una tassa mascherata, la reazione del comparto non si farebbe attendere, con possibili ricadute sui prestiti e sui costi per famiglie e imprese.

Prossime mosse

Il testo della legge di bilancio approderà in Senato nelle prossime settimane. Gli emendamenti su affitti brevi, dividendi e incentivi alle imprese saranno i punti più caldi del confronto. Nel frattempo, Meloni e Giorgetti cercano di tenere la barra dritta, convinti che la stabilità contabile valga più di qualsiasi concessione politica.

La premier scommette sulla coesione della sua maggioranza e sulla solidità del messaggio inviato all’Europa. Ma le tensioni interne mostrano che il percorso sarà tutt’altro che semplice. In gioco non c’è solo la manovra, ma la credibilità economica dell’intero esecutivo.

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