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Misery Index Confcommercio: il disagio sociale torna a salire, un campanello d’allarme per il Paese

- di: Sveva Faedda
 
Misery Index Confcommercio: il disagio sociale torna a salire, un campanello d’allarme per il Paese

Il Misery Index Confcommercio (MIC), il termometro che misura il disagio sociale in Italia, torna a muoversi verso l’alto. A dicembre 2024 l’indice ha registrato un lieve incremento, attestandosi a 9,3 punti rispetto ai 9,2 di novembre. Un dato che, seppur contenuto, segna un’inversione di tendenza e accende una spia su due fattori cruciali per il benessere degli italiani: inflazione e occupazione.

Misery Index Confcommercio: il disagio sociale torna a salire, un campanello d’allarme per il Paese

Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, l’aumento del MIC è legato alla ripresa dell’inflazione per i beni e servizi di largo consumo, salita dall’1,6% all’1,8% in un solo mese. L’indice, sviluppato per misurare in modo più realistico il disagio economico rispetto al tradizionale Misery Index (che considera solo la somma di inflazione e disoccupazione), tiene conto anche della cosiddetta “disoccupazione estesa”, includendo sottoccupati, cassaintegrati e scoraggiati. Un dato che rende la fotografia della realtà economica italiana più nitida e meno edulcorata rispetto ai numeri ufficiali.

Un quadro in chiaroscuro
Se da un lato il dato non appare ancora allarmante, dall’altro le oscillazioni degli ultimi mesi suggeriscono la necessità di tenere alta la guardia. Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, prova a rassicurare: “L’espansione moderata dell’area del disagio sociale non suscita particolari preoccupazioni. Se i segnali, anche se timidi, di ripresa dei consumi si confermeranno nei prossimi mesi, potrebbero favorire la crescita economica e l’occupazione, mantenendo l’indice ai minimi storici”.

Un ragionamento ottimista, che però si scontra con un contesto più fragile di quanto sembri. I dati storici raccontano un’Italia ancora in bilico: nel 2013, in piena crisi economica, il MIC aveva toccato il suo record negativo, arrivando a 20,3 punti. Un valore che fotografava un Paese in sofferenza, con livelli di disoccupazione a doppia cifra e un potere d’acquisto in picchiata. Da allora l’indice è progressivamente calato, fino a toccare i 10,4 punti nel 2024.

Ma l’aumento registrato a fine anno potrebbe essere più di una semplice variazione statistica. Il mercato del lavoro sta vivendo una fase di rallentamento, con settori chiave che faticano a riprendersi, mentre la risalita dell’inflazione rischia di colpire proprio le fasce più deboli della popolazione, quelle che già fanno fatica ad arrivare a fine mese.

Disagio sociale, una spia accesa per il 2025
La vera sfida per il governo sarà capire se il dato di dicembre rappresenta un segnale isolato o l’inizio di una nuova fase di difficoltà. Con un’inflazione ancora incerta e un contesto internazionale instabile, il rischio è che il Misery Index torni a crescere nei prossimi mesi, riportando il disagio sociale in primo piano.

E in un Paese in cui i segnali di malcontento si moltiplicano—dal calo della fiducia dei consumatori alle tensioni nel mondo del lavoro—i numeri del MIC non sono solo un grafico da monitorare. Sono il termometro di una condizione reale che incide sulla vita di milioni di italiani. Ignorarli, o sottovalutarli, sarebbe un errore.

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