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Mutui, in un anno e mezzo calo medio della rata di 135 euro

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Mutui, in un anno e mezzo calo medio della rata di 135 euro

L’11 settembre la Banca centrale europea tornerà a riunirsi per decidere la linea di politica monetaria. Un anno e mezzo fa i mutuatari europei vivevano il momento più difficile: i tassi avevano raggiunto livelli record e le rate pesavano in modo drammatico sui bilanci familiari. Oggi la situazione è diversa. Dopo una fase di tagli, l’incertezza torna a prevalere: l’ipotesi di un nuovo intervento a settembre si è raffreddata e gli analisti parlano di stop temporaneo.

Mutui, in un anno e mezzo calo medio della rata di 135 euro

Secondo le simulazioni di Facile.it e Mutui.it, la rata di un mutuo variabile standard da 126 mila euro in 25 anni si attesta oggi intorno ai 610-615 euro al mese. Rispetto ai valori di inizio 2024, significa un calo medio di circa 135 euro mensili, pari a oltre 1.600 euro l’anno. Una riduzione che, moltiplicata per centinaia di migliaia di famiglie, libera miliardi di euro di potere d’acquisto.

Euribor, il termometro del credito

Determinante resta l’Euribor, l’indice di riferimento dei mutui a tasso variabile. Storicamente l’Euribor anticipa le mosse della Bce: questo significa che parte dell’effetto dei futuri tagli potrebbe essere già scontata dai mercati. Se anche Francoforte decidesse un ultimo intervento entro fine anno, le rate difficilmente scenderebbero sotto i livelli attuali.

Cosa dicono i mercati
Un segnale chiaro arriva dai Futures sugli Euribor, aggiornati al 3 settembre: l’indice si sarebbe stabilizzato intorno al 2%, con aspettative di mantenimento su questi livelli fino alla fine del 2025 e per tutto il 2026. In pratica, i mutui variabili potrebbero aver raggiunto un plateau: il rischio di nuovi rialzi è ridotto, ma anche i margini di ulteriori cali appaiono limitati.

Effetti sui mutui in essere
Per chi ha acceso un mutuo variabile negli anni più difficili – tra 2022 e 2023, quando le rate erano esplose – il sollievo è evidente. I bilanci familiari hanno recuperato ossigeno e la riduzione di 135 euro mensili equivale, in molti casi, a una mensilità in più a disposizione a fine anno. Tuttavia, i livelli attuali restano più alti rispetto alla fase di tassi zero che aveva caratterizzato l’era pre-crisi energetica e pandemica.

Fisso o variabile: il dilemma attuale
Il quadro è diverso per chi intende accendere oggi un nuovo mutuo. I tassi fissi, pur scesi dai massimi, restano superiori al 3%, mentre i variabili offrono condizioni leggermente più favorevoli nel breve periodo. Ma la stabilità prevista dell’Euribor potrebbe rendere meno conveniente puntare sul variabile, specie per chi cerca sicurezza a lungo termine. Le banche, intanto, segnalano un ritorno dell’interesse per il fisso, dopo due anni di stallo.

Impatti sul mercato immobiliare
Il calo delle rate ha avuto ripercussioni dirette sul mercato delle abitazioni. Nel 2023 molti acquisti erano stati congelati dall’impennata del costo del credito. Oggi si registra una ripresa selettiva: nelle grandi città la domanda torna a crescere, trainata anche dagli investitori, mentre nelle aree periferiche e nei piccoli centri l’effetto è meno visibile. L’incertezza macroeconomica e i redditi stagnanti frenano la possibilità di una ripartenza generalizzata.

Gli scenari futuri
Il vero nodo è legato al rischio recessione in Europa. Se l’economia dovesse rallentare oltre le previsioni, la Bce potrebbe essere costretta a nuovi tagli più rapidi, spingendo verso ulteriori riduzioni delle rate. Al contrario, eventuali tensioni geopolitiche o un ritorno dell’inflazione energetica potrebbero riportare pressione sui prezzi e quindi bloccare ogni margine di discesa.

Una stabilità fragile

Per ora, il quadro appare di relativa stabilità. Le famiglie possono contare su rate più sostenibili e i mercati non anticipano scosse. Ma la lezione degli ultimi due anni resta impressa: in un contesto globale instabile, le variabili che incidono sui mutui – inflazione, energia, politica monetaria – possono cambiare rapidamente. E la finestra di respiro concessa dal calo di 135 euro al mese rischia di essere temporanea, se non accompagnata da una crescita economica solida e duratura.

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