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Gli effetti economici della Loggia P2 in Italia. Uno studio del prof. Stefano Lucarelli

- di: Giuseppe Castellini, Direttore Editoriale Italia Informa
 
Gli effetti economici della Loggia P2 in Italia. Uno studio del prof. Stefano Lucarelli

Come la loggia massonica deviata condizionò mercati, banche e imprese, creando un sistema di vantaggi e collusioni che hanno inciso sull'economia italiana e internazionale.

Il ruolo della loggia massonica P2 (che nulla c'entra con le logge massoniche riconosciute da realtà come il Grande Oriente d'Italia o la Gran Loggia d'Italia e così via) nella politica e nell’economia italiana ha rappresentato un punto nevralgico della storia del Paese, influenzando il settore finanziario con implicazioni di vasta portata. L'inchiesta che portò alla scoperta della lista degli affiliati nel 1981 segnò uno dei momenti più eclatanti della storia giudiziaria italiana, rivelando un complesso sistema di relazioni occulte.
A fornire una prospettiva economica rigorosa sull’impatto della P2 sul tessuto finanziario italiano è il professor Stefano Lucarelli, docente di Politica Economica dell’Università di Bergamo, autore dello studio pubblicato su Moneta e Credito e anche in lingua inglese grazie ai finanziamenti dell’Institute for New Economic Thinking. Attraverso un’analisi approfondita basata sulla social network analysis, Lucarelli ha ricostruito le connessioni tra le imprese e le figure di spicco legate alla loggia segreta, evidenziando il loro impatto sul mercato azionario italiano nei primi anni ’80.

L’infiltrazione della P2 nelle aziende quotate in borsa
Come spiega il professor Lucarelli, la sua ricerca si è concentrata sulla composizione dei consigli di amministrazione delle aziende quotate alla Borsa di Milano tra il 1980 e il 1982, per valutare quanti membri fossero presenti nell’elenco dei 962 affiliati alla P2 scoperto dagli inquirenti a Castiglion Fibocchi.
Secondo Lucarelli, “la presenza di membri della P2 nei consigli di amministrazione di aziende strategiche pone una domanda economica fondamentale: queste imprese hanno avuto performance finanziarie differenti rispetto a quelle non infiltrate?”. L’analisi conferma che nel periodo precedente alla rivelazione della lista, le aziende infiltrate dalla P2 godevano di rendimenti finanziari superiori alla media del mercato. Questo risultato suggerisce che le connessioni tra il mondo politico, finanziario e imprenditoriale abbiano generato vantaggi competitivi per le imprese coinvolte.
In particolare, Lucarelli identifica aziende di rilievo come Centrale Finanziaria, Toro Assicurazioni e Montedison tra quelle più centrali nel network della P2, classificandole rispettivamente al secondo, sesto e decimo posto in termini di influenza economica. “Questi risultati confermano che la loggia P2 aveva una forte penetrazione nel sistema economico italiano e che il suo impatto non era marginale, ma strutturale”, afferma il professore.

Dati finanziari più dettagliati
L’analisi condotta dal professor Lucarelli ha messo in evidenza una correlazione diretta tra l’appartenenza di un’azienda al network P2 e il suo rendimento finanziario prima dello scandalo. In particolare, le società infiltrate dalla P2 mostravano rendimenti mediamente superiori del 36% rispetto alle altre aziende del settore bancario e finanziario. Questo vantaggio derivava dall’accesso privilegiato a informazioni riservate, a condizioni di credito più favorevoli e alla possibilità di influenzare regolamenti e appalti.
Un ulteriore dato interessante riguarda le oscillazioni dei prezzi azionari: le aziende P2 avevano una volatilità più bassa rispetto alla media, segno che i mercati percepivano minori rischi sistemici per queste imprese fino al maggio 1981. Dopo la rivelazione dello scandalo, invece, il valore di molte di queste azioni crollò drasticamente, evidenziando come il network della loggia avesse garantito stabilità artificiale alle imprese affiliate.

Il crollo dopo lo scandalo del 1981
La scoperta e la pubblicazione dell’elenco degli iscritti alla P2 nel maggio del 1981 segnarono un punto di svolta. “Una volta resi noti i nomi degli affiliati, il mercato finanziario reagì con un vero e proprio shock”, riferisce Lucarelli. La sua analisi mostra come, nei tre mesi successivi alla rivelazione, le aziende infiltrate dalla P2 registrarono un calo dei rendimenti superiore alla media del mercato.
In particolare, le aziende più coinvolte videro crollare i loro valori azionari, segno che il mercato percepì un’improvvisa perdita di vantaggi legati alla rete segreta della loggia. “La perdita di valore non fu solo un effetto psicologico, ma il risultato di un cambiamento strutturale nei rapporti di potere e di accesso alle informazioni riservate”, sottolinea il professor Lucarelli.
L’impatto non si limitò alle singole aziende coinvolte. L’intero mercato azionario italiano subì un contraccolpo significativo, con una perdita media dei valori superiore al 40%. “La relazione della Banca d’Italia conferma che si trattò di uno shock specifico della Borsa di Milano, senza analoghi crolli nelle altre borse europee”.

Il peso della P2 nell’economia italiana: effetti di lungo periodo
Oltre agli effetti immediati sulla borsa, lo scandalo P2 ha avuto conseguenze a lungo termine sull’intero sistema economico italiano. “La fine della P2 come entità segreta non ha significato la fine delle sue connessioni e delle sue strategie”, avverte Lucarelli. Molti dei suoi esponenti si sono riciclati in nuove reti di potere, garantendo continuità agli assetti economici preesistenti.
Le riforme legislative successive, come la legge Anselmi, hanno cercato di limitare la presenza di organizzazioni segrete nelle istituzioni, ma il sistema di relazioni opache costruito dalla P2 ha lasciato un’impronta duratura. “Ancora oggi alcune delle dinamiche di potere che hanno caratterizzato gli anni della P2 sono presenti sotto forme diverse nel sistema finanziario italiano”, evidenzia Lucarelli. 
L’onda lunga della P2 non si esaurì con la pubblicazione della lista nel 1981. Sebbene molte aziende abbiano rimosso dai loro consigli di amministrazione membri legati alla loggia, la struttura di potere costruita negli anni precedenti non svanì del tutto. Molti ex affiliati riuscirono a riciclarsi in nuove posizioni strategiche, in parte grazie a legami con settori della politica e della magistratura.
Un aspetto particolarmente rilevante riguarda il mercato del credito: la crisi di fiducia generata dallo scandalo P2 colpì fortemente il settore bancario, limitando l’accesso al credito per numerose imprese e contribuendo a un generale rallentamento dell’economia italiana nei primi anni ‘80. Inoltre, lo scandalo favorì un’accelerazione delle riforme legislative, come la legge Anselmi, che tentò di introdurre meccanismi di trasparenza nelle istituzioni pubbliche e private per evitare il ripetersi di fenomeni simili.
Alcuni studiosi sostengono che la cultura della collusione e delle reti segrete, in parte sviluppata negli anni della P2, sia rimasta una caratteristica del capitalismo italiano. La presenza di gruppi ristretti di potere, capaci di condizionare nomine e decisioni strategiche in alcuni settori chiave, dimostra che l’influenza della loggia massonica deviata ha lasciato tracce profonde nel tempo.

La dimensione internazionale: un network oltre l'Italia
Le connessioni della P2 non si limitavano all’Italia, ma si estendevano anche all’estero, in particolare in Argentina, dove Liccio Gelli aveva legami con la giunta militare. “La P2 operava come un network globale, intrecciandosi con interessi bancari e politici in diversi Paesi”, spiega Lucarelli.
Il coinvolgimento di istituti come il Banco Ambrosiano, che collassò in seguito a una serie di scandali finanziari, dimostra come la loggia avesse ramificazioni transnazionali. “Il misterioso omicidio di Roberto Calvi sotto il ponte dei Blackfriars a Londra è uno dei tanti indizi della portata internazionale della P2”, aggiunge il professore.
Le connessioni della P2 non si limitavano ai confini italiani. La loggia aveva infatti sviluppato legami stretti con il regime militare argentino di Jorge Videla e con il sistema bancario internazionale, in particolare attraverso Roberto Calvi e il Banco Ambrosiano.
L’Argentina fu un punto di riferimento strategico per la loggia
: Lucio Gelli intratteneva rapporti diretti con esponenti del regime e utilizzava il Paese sudamericano come snodo per il riciclaggio di capitali e operazioni finanziarie occulte. Questo legame era facilitato da una comune visione politica, orientata all’anticomunismo e al controllo autoritario dell’economia.
Uno dei punti più oscuri delle attività internazionali della P2 riguarda la gestione dei fondi del Vaticano attraverso il Banco Ambrosiano. Roberto Calvi, presidente dell’istituto bancario, era un esponente chiave della rete finanziaria della loggia e il suo coinvolgimento in operazioni sospette tra Londra, il Vaticano e l’America Latina segnò una delle pagine più torbide della storia finanziaria italiana. La sua morte, avvenuta nel 1982 sotto il ponte dei Blackfriars a Londra, rimane uno dei misteri più inquietanti legati alla P2.

Un aspetto poco esplorato 
La ricerca di Stefano Lucarelli getta nuova luce su un aspetto poco esplorato della storia della P2: il suo impatto sull’economia italiana. Grazie a un’analisi quantitativa rigorosa, lo studio dimostra che la loggia massonica deviata non fu solo un fenomeno politico, ma anche un attore chiave nelle dinamiche finanziarie del Paese. “Capire la P2 significa capire come il potere economico si sia mosso dietro le quinte della politica italiana”, afferma Lucarelli.
L’importanza di questa ricerca risiede nel suo contributo a una maggiore consapevolezza storica ed economica, specialmente per le nuove generazioni. “’Italia gelatinosa di allora ci ricorda quanto siano necessari oggi trasparenza e controllo democratico delle istituzioni economiche”, conclude Lucarelli.

(Nella foto d'epoca Licio Gelli, capo della P2)


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