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Potere d’acquisto: in Italia è inferiore del 26% rispetto alla Germania, l’allarme Confcommercio

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Potere d’acquisto: in Italia è inferiore del 26% rispetto alla Germania, l’allarme Confcommercio
Il potere d’acquisto degli italiani è ancora lontano dagli standard europei. Secondo i dati diffusi da Confcommercio, il livello medio in Italia risulta inferiore del 26% rispetto a quello della Germania, uno dei principali partner economici del Paese. L’analisi evidenzia un ritardo strutturale che si riflette direttamente sul benessere delle famiglie e sulla capacità di consumo, penalizzando soprattutto i lavoratori dipendenti e il ceto medio. Il confronto con Berlino fotografa un’Italia dove la ricchezza prodotta non riesce a trasformarsi in potere reale d’acquisto, segnando un punto critico per la competitività del Paese.

Potere d’acquisto: in Italia è inferiore del 26% rispetto alla Germania, l’allarme Confcommercio

A incidere in maniera determinante è la minore produttività del lavoro, un nodo strutturale che Confcommercio individua come principale freno alla crescita salariale e all’incremento della capacità di spesa. Il differenziale di produttività si è andato allargando negli ultimi vent’anni, e oggi è tra i principali responsabili del mancato allineamento con l’economia tedesca. A ciò si aggiungono fattori come la pressione fiscale, la rigidità del mercato del lavoro e il minor investimento in innovazione tecnologica, elementi che concorrono a frenare lo sviluppo del sistema economico italiano.

I riflessi sul tenore di vita

Le conseguenze di questo gap si riflettono direttamente sulla vita quotidiana dei cittadini. La spesa per consumi, pur mantenendosi stabile in alcuni comparti, mostra segni di compressione nei beni durevoli e nei servizi a valore aggiunto. In molte aree del Paese, in particolare al Sud, il potere d’acquisto effettivo è ancora più basso rispetto alla media nazionale, accentuando le disuguaglianze territoriali. L’effetto combinato tra salari stagnanti e inflazione ha ulteriormente eroso la capacità delle famiglie di sostenere spese non essenziali, con una ricaduta negativa anche sul tessuto commerciale e imprenditoriale.

Il monito di Confcommercio


L’associazione lancia un segnale chiaro: senza un intervento deciso sulla produttività e sulla riduzione del cuneo fiscale, il divario rischia di ampliarsi ulteriormente. “Servono politiche che incentivino il lavoro, l’innovazione e gli investimenti – è l’indicazione dell’Ufficio Studi –. Solo così si potrà rimettere in moto un ciclo virtuoso di crescita salariale e recupero del potere d’acquisto, condizione essenziale per sostenere i consumi e, con essi, la crescita economica generale”. In assenza di un cambio di passo, il rischio è quello di cristallizzare un’Italia a due velocità, meno attrattiva per le nuove generazioni e più esposta agli squilibri sociali.

Il confronto europeo e le prospettive

Nel contesto europeo, l’Italia si colloca oggi al di sotto della media dell’area euro per reddito disponibile e potere d’acquisto. L’indicatore elaborato da Confcommercio si aggiunge a una lunga serie di analisi che segnalano la necessità di riforme strutturali capaci di rilanciare la produttività e sostenere la domanda interna. Il confronto con la Germania, in particolare, assume un valore emblematico: da un lato un’economia trainata dall’export e dall’efficienza produttiva, dall’altro un sistema che fatica a trasformare la propria ricchezza potenziale in benessere diffuso. Per colmare il divario, sarà indispensabile agire simultaneamente su competitività, innovazione e redistribuzione, con una visione di lungo periodo.
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