Recovery fund: ora lo Stato diventi imprenditore illuminato

- di: Diego Minuti
 
"L'importante è che questi fondi siano spesi tutti e siano spesi bene, in maniera efficace e con onestà": se si volesse cercare di condensare il pensiero di Mario Draghi sul via libera della Commissione europea al Piano nazionale di ripresa e resilienza è questa la frase che forse dovrebbe essere presa come sintesi, ma anche come canovaccio al quale, d'ora in avanti, l'azione dello Stato dovrà uniformarsi affinché i fondi europei riescano a dispiegare al meglio i loro effetti. Al di là della coreografia d'obbligo, la cerimonia nel corso della quale Ursula von der Leyen, nel famoso teatro 5 di Cinecittà (quello dei film di Federico Fellini), ha consegnato a Mario Draghi il Pnrr debitamente ''bollinato'' da Bruxelles, l'incontro tra la presidente della Commissione Ue e quello del Consiglio hanno confermato l'intesa tra le due istituzioni. O almeno tra i due che le rappresentano.

Ma ora, accantonate le procedure burocratiche e il timore che qualcosa del nostro Pnrr potesse avere ingenerato dubbi a Bruxelles (la sola voce sottolineata è stata quella dei costi, sorte comunque riservata alla quasi totalità dei Piani presentati dagli Stati), viene il difficile perché bisognerà renderà immediatamente efficaci e produttivi 25 i miliardi di euro che arriveranno entro la fine del mese di luglio e di cui il Paese ha disperato bisogno.

Gli indicatori economici, raccontando la ripresa della macchina produttiva italiana, inducono all'ottimismo, ma il pericolo è che ci si dimentichi dove eravamo all'inizio della pandemia e cosa l'emergenza sanitaria si lascerà alle spalle nel momento in cui sarà definitivamente neutralizzata.
L'Italia ha sempre mostrato una grande capacità di riprendersi quando è stata messa alla prova, ma questa volta non si tratta solo di una mera operazione economica-finanziaria perché, quando i soldi ci saranno, occorrerà che essi vengano spesi bene e in temi ragionevolmente brevi. Insomma, servirà che lo Stato faccia l'imprenditore illuminato e dimentichi le operazioni di corto respiro e la politica di bassa lega, quella che ha sempre impegni o cambiali da onorare con questo o quello, siano categorie o grandi aziende.

Ora c'è bisogno di affrontare la delicata fase del ''dopo pandemia'' con impegno, ma anche con entusiasmo perché il Paese ha anche bisogno di tornare a credere in sé stesso e nella sua parte migliore, dopo mesi di tenebre della mente. L'appello all'onestà lanciato da Draghi non deve essere solo un riferimento, ma un preciso impegno perché altrimenti non si potrebbe fare. Quindi, tutti gli organismi di controllo che lo Stato si è dato, a cominciare dalla magistratura (anche quella contabile, di cui spesso si sottovaluta l'importanza, quasi fosse una esoterica congrega), dovranno tenere altissima l'attenzione per evitare che anche un solo euro perda per strada la sua vera destinazione per finire nelle tasche di chi sta già pensando a come lucrare.

Verrebbe da dire che in fondo auspichiamo che lo Stato faccia lo Stato, agendo nel solo interesse degli amministrati, di coloro che hanno subito, con rassegnazione, gli schiaffi della crisi, ma non si sono mai abbandonati alla rabbia che non fosse una civile espressione delle difficoltà affrontate. Ripartire è l'auspicio di tutti, magari sperando di non doversi fermare perché la ragnatela di corrotti e corruttori, di approfittatori e criminali è riuscita ad avviluppare, soffocandoli, i nostri sogni di rinascita.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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