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Fine degli sgravi fiscali, il peso sul Pil e sui consumi. Italia verso una nuova fase di pressione tributaria

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Fine degli sgravi fiscali, il peso sul Pil e sui consumi. Italia verso una nuova fase di pressione tributaria

Dopo anni di misure espansive, bonus e detrazioni, l’Italia si prepara a voltare pagina. Le anticipazioni sulla legge di bilancio confermano che la stagione degli sgravi generalizzati è destinata a esaurirsi, con un progressivo ritorno alla prudenza. Sul piano politico viene definita una “razionalizzazione”, ma sul piano economico significa un aumento della pressione fiscale effettiva, soprattutto per i redditi medio-bassi e medi.

Fine degli sgravi fiscali, il peso sul Pil e sui consumi. Italia verso una nuova fase di pressione tributaria

Secondo le ultime stime del Mef, la pressione fiscale nel 2025 si assesterà sopra il 43,5% del Pil, in crescita rispetto al 42,9% del 2024. Il recupero di gettito è visto come condizione necessaria per mantenere il deficit sotto la soglia del 3% entro il 2026, in linea con le richieste della Commissione europea.

L’impatto sui conti pubblici
L’Italia deve gestire un debito che viaggia oltre il 137% del Pil. Per questo la riduzione degli sgravi non è presentata come scelta discrezionale ma come vincolo di sostenibilità. Le agevolazioni fiscali negli ultimi anni hanno avuto un costo medio stimato di oltre 60 miliardi l’anno, pari a circa il 3% del Pil. Un livello che, senza un controllo mirato, rischiava di diventare insostenibile.

La rimodulazione degli sconti permetterà di liberare risorse da destinare alla riduzione del deficit. Fonti del Tesoro indicano che già nel 2025 potrebbero arrivare fino a 8 miliardi di euro di entrate aggiuntive, con effetti immediati sulla credibilità finanziaria del Paese e sulla percezione dei mercati.

Effetti su consumi e crescita
Il rovescio della medaglia riguarda però i consumi interni. Con l’inflazione che ha già eroso il potere d’acquisto delle famiglie, la fine degli sgravi rischia di comprimere ulteriormente la spesa privata, che rappresenta circa il 60% del Pil nazionale. Secondo le prime valutazioni di alcuni centri studi, l’impatto netto potrebbe valere fino a tre decimi di punto di Pil nel 2025, riducendo il margine di crescita rispetto allo 0,7% stimato dall’Istat per quest’anno.

Le fasce più esposte sono i redditi medio-bassi, che avevano beneficiato in misura maggiore dei bonus. Le famiglie con meno margini di risparmio potrebbero ridurre spese discrezionali, incidendo su settori come commercio al dettaglio, turismo interno e beni durevoli.

Le imprese e il lavoro
Sul fronte delle imprese, la stretta sugli sgravi per il costo del lavoro rischia di tradursi in un incremento dei costi operativi. La riduzione dei margini potrebbe rallentare i piani di assunzione, soprattutto nei settori a bassa produttività. Per contro, il governo intende concentrare i benefici residui su incentivi mirati per l’occupazione giovanile e femminile, con l’obiettivo di mantenere un impatto positivo sull’occupazione in comparti specifici.

I sindacati segnalano il rischio di un effetto depressivo sui salari reali, mentre le associazioni imprenditoriali chiedono che le risorse liberate vengano reinvestite in riduzione del cuneo fiscale strutturale, non in interventi temporanei.

Lo scenario internazionale
L’Italia non è sola in questa direzione. Molti Paesi europei hanno già ridotto gli strumenti emergenziali introdotti negli anni della pandemia e della crisi energetica. L’obiettivo comune è riportare i conti su un sentiero sostenibile, in vista del ritorno delle regole fiscali europee. In questo contesto, la decisione di rivedere gli sgravi fiscali è letta come parte di una strategia più ampia di consolidamento.

Verso la legge di bilancio
Il Parlamento sarà il teatro dello scontro politico. La maggioranza difenderà la linea della responsabilità finanziaria, rivendicando il messaggio di stabilità rivolto ai mercati. L’opposizione denuncerà invece gli effetti regressivi della misura, che colpisce famiglie e classe media. Per entrambi i fronti, la sfida è duplice: rassicurare Bruxelles e al tempo stesso mantenere consenso interno.

L’autunno sarà quindi decisivo. Tra vincoli europei e necessità di crescita, l’Italia dovrà trovare un equilibrio difficile. La fine degli sgravi fiscali segna non solo un cambio di fase politica, ma anche un passaggio cruciale per il posizionamento economico del Paese nei prossimi anni.

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