Spionaggio, fermati ufficiale Marina e militare russo: vacillano rapporti Roma-Mosca

- di: Diego Minuti
 
Sembra un tuffo nel passato quello cui sembra di assistere in queste ore, con la notizia che un ufficiale della nostra Marina (pare un capitano di fregata) è stato fermato mentre stava consegnando dei documenti, evidentemente di interesse strategico, ad un cittadino russo, accreditato all'ambasciata in Italia di Mosca come militare ed anch'egli ora sottoposto a fermo in attesa di definire il suo eventuale status diplomatico.
Una operazione dai contorni ancora da definire, ma che certo apre ad una prospettiva diversa nei rapporti tra Italia e Russia che, almeno formalmente, negli ultimi anni erano improntati a correttezza e reciproca soddisfazione anche per il modo con cui erano stati affrontati insieme dossier molto delicati, come quelli legati alla sicurezza in funzione
anti-terrorismo.
Ora arrivano questi due fermi che stravolgono i rapporti formali tra due Paesi che avevano saputo trovare un punto di equilibrio, sempre tenendo conto del diverso peso specifico tra "noi" e "loro".

Ci sarà il momento in cui si saprà di più su cosa sia accaduto, sulla portata dei documenti che stavano passando di mano (e probabilmente anche di quelli che avevano già fatto il percorso Roma-Mosca, anche se non è da escludere che, dopo i primi sospetti, all'ufficiale italiano sia stato impedito, senza che lui se ne accorgesse, l'accesso a dossier sensibili) e se l'infiltrazione russa nei nostri dispositivi di sicurezza sia stata un'occasione colta a volo oppure faccia parte di un disegno più articolato e che quindi possa coinvolgere anche altri soggetti italiani.
Non sembra questo il caso perché la storia recente dello spionaggio rimanda ad uno schema quasi sempre uguale, con un soggetto debole o sensibile (per mille motivi, non necessariamente economici) cui viene tesa una trappola, che può assumere la forma di dazioni di denaro, opportunità o soddisfazione del proprio ego (facendo ricadere in quest'ultimo anche il sesso).
Quel che però emerge con la nettezza di contorni inequivocabili è che il periodo di "guerra non belligerante" tra Italia e Russia è appassito, indebolito da interessi generali in cui il nostro ruolo non è più centrale nello scacchiere internazionale, ma, facendo noi parte di una alleanza militare sovranazionale, può sempre servire a saperne di più.

D'altra parte il capitolo della "guerra fredda", che la fine ufficiale del comunismo avrebbe dovuto chiudere, si è lasciato alcuni spiragli perché parliamo sempre di una potenza planetaria che, per restare tale, deve attrezzarsi al meglio in termini di conoscenza degli altrui disegni, delle altrui capacità, mirando a potere elaborare per tempo tutti gli scenari possibili.
La Russia d'un tempo, del Kgb e dei suoi "sicari bulgari" - come venivano definiti tutti gli assassini arruolati nei Paesi comunisti -, delle trame complicate (Ian Fleming, John Le Carré, Graham Greene insegnano), con l'avvento di Vladimir Putin (che del Kgb era ufficiale) ha lasciato il campo ad un nuovo disegno per così dire spionistico, dove il fattore umano (ecco Graham Greene che torna) agisce in parallelo con l'utilizzo della tecnologia più avanzata.

Un campo dove "humint" (l'intelligenza umana) ed "elint" (intelligence elettronica) camminano di pari passo.
Ecco quindi gli hacker (da Sandworm, a Kamacite, a Talonite, a Evil Corp: l'elenco è lunghissimo) che invadono e bloccato la rete elettronica dell'avversario di turno, ma soprattutto interessi americani; ecco quindi le campagne di intossicazione dell'opinione pubblica di un altro Paese, usando le autostrade garantite dai social, ad uso e consumo di Santa Madre Russia; ecco, quindi, la "dezinformatzija" elevata ad arte. La palla passa ora alla diplomazia e, se tutto andrà come dovrebbe, il solo a pagarne le conseguenze sarà l'ufficiale italiano, mentre il russo, che probabilmente lo ha blandito dopo averne capito i punti deboli, sarà rispedito a casa, protetto dallo scudo diplomatico. Ma non è detto che lui, il russo, torni in Russia a cuor sereno perché, dalle parti di Mosca, l'essere stato scoperto potrebbe essere equiparato ad una sconfitta, con le (eventualmente spiacevoli) conseguenze del caso.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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