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Trump, un 6 gennaio (assalto a Capitol Hill) in slow motion: colpi a università, magistrati e sanità

- di: Bruno Coletta
 
Trump, un 6 gennaio (assalto a Capitol Hill) in slow motion: colpi a università, magistrati e sanità
Harvard nel mirino, poi la magistratura e la sanità: il presidente americano procede nella demolizione metodica degli assetti.

Prima l’università. Poi la giustizia. Infine, la salute pubblica. La strategia di Donald Trump non conosce tregua. Stavolta il bersaglio è Harvard, accusata di “insegnare l’odio e la stupidità”. Ma l’università non è che il primo scalino: nel mirino ci sono anche l’indipendenza della magistratura e quel poco di sanità pubblica che ancora sopravvive nel sistema americano.
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L’attacco a Harvard
Il 16 aprile, il Dipartimento per la sicurezza interna ha inviato una comunicazione formale all’Università di Harvard: se non si piegherà a “verifiche sull’orientamento politico, le assunzioni e le ammissioni”, perderà il diritto di iscrivere studenti stranieri. Un attacco senza precedenti all’autonomia accademica, presentato come misura amministrativa, ma in realtà concepito come rappresaglia ideologica.
Non è finita. Sempre su ordine della Casa Bianca, l’IRS – l’agenzia fiscale federale – ha ricevuto istruzioni per avviare l’iter di revoca dello status di ente esentasse dell’ateneo. Il capo ad interim dell’IRS, Andrew De Mello, ha confermato di avere “in esame” la pratica. Un atto gravissimo, motivato – secondo fonti della CNN e del Washington Post – da una vendetta contro i programmi DEI (diversità, equità, inclusione), che Harvard ha difeso pubblicamente.
Trump, dal canto suo, non usa mezzi termini. In Iowa, davanti a una platea di sostenitori, ha definito l’università “una barzelletta” che “propaga odio contro l’America”. E ha aggiunto: “Non vedo perché dovremmo continuare a pagare questi pseudo-intellettuali per farci insultare”.

Università come nemico interno
La mossa su Harvard ha un obiettivo preciso: spezzare le gambe all’unico corpo sociale ancora capace di produrre pensiero critico indipendente. Le università sono oggi, per Trump, quello che erano i giudici per Nixon: un ostacolo da aggirare e delegittimare.
Il presidente ad interim di Harvard, Alan Garber, ha replicato: “Non accetteremo nessuna interferenza politica nella nostra autonomia educativa. È una questione di principio costituzionale”. Ma il gelo cala su tutte le accademie americane: chi sarà il prossimo? Stanford? Yale? Il messaggio è chiaro: chi non si allinea, paga.
L’ex presidente Barack Obama ha definito l’attacco “un segnale inquietante, una torsione autoritaria della funzione presidenziale”. Secondo l’Atlantic, “Harvard è solo il primo esperimento di un progetto più vasto: fare piazza pulita dei bastioni culturali che si oppongono al trumpismo”.
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Dopo le università, la giustizia
Non è un caso che mentre infuria il braccio di ferro con l’accademia, la Casa Bianca stia lavorando a una proposta di riforma dell’ordinamento giudiziario. Obiettivo: ridurre il potere delle corti federali di bloccare ordini esecutivi presidenziali.
Un alto funzionario del Dipartimento di Giustizia – protetto da anonimato – ha rivelato al New York Times che l’amministrazione “sta valutando la creazione di una giurisdizione limitata per le corti federali in materia elettorale e di immigrazione”. Significa, in pratica, impedire ai giudici di bloccare leggi discriminatorie o decreti incostituzionali, come avvenne nel primo mandato con il cosiddetto “Muslim Ban”.
Il giudice federale Richard Sullivan ha commentato:È un tentativo mascherato di sottrarre alla magistratura il ruolo di garante. Se passa questa linea, lo Stato di diritto negli Stati Uniti entra ufficialmente in coma”.
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40 miliardi in meno alla salute: il welfare sotto attacco
Intanto, sul fronte sociale, Trump prepara la terza offensiva: quella alla sanità. Il Washington Post ha rivelato il 17 aprile l’esistenza di una bozza di bilancio (“passback”) in cui l’Ufficio per la gestione e il bilancio presidenziale propone di tagliare 40 miliardi di dollari al Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS).
I fondi tagliati rappresentano un terzo della spesa discrezionale del dipartimento e colpirebbero programmi cruciali: dalle cliniche gratuite alle ricerche sui tumori, dalla risposta alle malattie infettive fino alla sicurezza farmaceutica. Una mannaia che renderebbe ancora più fragile un sistema sanitario già in ginocchio.
La senatrice Elizabeth Warren ha denunciato: “Questo è un attacco cinico ai più vulnerabili. Trump vuole smantellare ogni traccia di solidarietà dallo Stato”. Il sindacato nazionale degli infermieri ha parlato di “scelta deliberata di esporre milioni di americani a una crisi sanitaria strutturale”.
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Chi fermerà la deriva?
A Washington, pochi osano opporsi apertamente. Il Partito repubblicano, ormai completamente allineato, tace o applaude. La Corte Suprema – a maggioranza trumpiana – osserva. Il Congresso è paralizzato. E così, giorno dopo giorno, Trump procede nella sua “normalizzazione dell’eccezione”.
Ma ogni attacco ha un prezzo. E ogni roccaforte difesa – come Harvard – può diventare simbolo di resistenza.

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