“Love Mi”? No, love Silvestrin

- di: Barbara Bizzarri
 
Per come vanno le cose, oggi si parla di una medaglia al valore ma non c’è tanto da vantarsene, visto che, purtroppo, se qualcuno osa pensare con la sua testa in Italia viene dileggiato e messo sistematicamente ai margini di qualsiasi tipo di ambiente, a meno che non sia abbastanza ricco o abbastanza ammanicato da fregarsene (altro che il ‘siate liberi’ della conduttrice tv epurata, roba da operetta). 

Tant’è: mi sono sempre chiesta perché Enrico Silvestrin, bravo vj, bravo attore (perfetto nel film di Gabriele Muccino ‘Ricordati di me’ nel ruolo del conduttore tv cinico, egoriferito e addicted), non avesse un posto di rilievo nell’entertainment italico, e direi che l’illuminazione è arrivata dopo il suo commento al LoveMi: è critico e ha un carattere di me**da, non posso che esserne felice, benvenuto nel mio club. Dunque, davanti al concertone di beneficenza organizzato da Fedez, sperando che a questo giro abbia la decenza almeno di distribuire soldi in bici, o a piedi, e non in Lamborghini, Silvestrin, invece di essere indulgente almeno per i fini benefici dell’evento, ha detto chiaro e tondo quello che pensava: ovvero, «Stammer... andrebbe nascosta, invece viene trasmessa. Fedez è il divulgatore della m... di questo Paese. Già che siete recintati, vi dovrebbero rinchiudere tutti. Disagiati senza cultura». Un tweet diventato virale in un nanosecondo, tanto è liberatorio per tutti noi orfani di musica (attuale) seria da anni, «La venue perfetta del Love Mi è Guantanamo», ha esordito. 

«Anche il pubblico ha l’autotune», ha continuato, per poi rincarare: «Ecco cosa succede quando normalizzi la mediocrità, quando seppellisci le alternative, quando pensi solo al minimo risultato con il minimo sforzo. Grazie a tutti per lo sforzo congiunto», per poi concludere, presago suo malgrado, «Paese senza alcuna visione e senza alcun futuro». 

Come sempre accade dall’epoca dei Guelfi e dei Ghibellini, c’è chi gli dà ragione e chi lo attacca, ricordando la sua partecipazione al Grande Fratello Vip nel 2018 oppure sostenendo che “quello che proponeva la tua Mtv era decisamente peggio» (opinione su cui ci sarebbe parecchio da chiosare). Enrico Silvestrin ha beatamente controbattuto sostenendo che da quattro anni si occupa di divulgazione musicale, e ha aggiunto: «Capisci che sono dei decerebrati quando pensano di venire a difendere il #LoveMi senza capire di avere già perso 3-0 a tavolino. D’altronde…», concludendo poi «Io lavoro sul presente, faccio ricerca musicale su quello che c’è oggi. E oggi c’è della musica bellissima, solo non quella che passa da noi». C’è da dire che, se il pubblico fosse abituato a musica bellissima, il 90% e oltre di chi vende dischi oggi dovrebbe andare a zappare, quindi non promuoverla ha pure il suo perché, così come non si promuove la cultura, l’approfondimento, l’amore per il bello e per l’arte, le letture, e in cima alle classifiche dei libri più venduti spesso troneggiano storielle da cerebrolesi declinate in non più di cento vocaboli. Tutto torna: «abbiamo lasciato che i giovani si formassero con altri sistemi, con i singoli e con gli algoritmi».

Intanto, il Corriere lo intervista, lui si lamenta che non hanno citato tutti i nomi che ha fatto da valorizzare sulla scena indie, rilancia con un’altra intervista su un altro giornale e alla fine proclama, me ne torno su Twitch, ci si vede là, “così se mai dovessi attaccare qualcuno, non se ne accorgerà più nessuno e vivremo tutti felici e contenti, fieri di questo Paese che tanto ci ama, che tanto ci vuol bene, e tanto ci mette al centro del Mondo”. Tutto molto bello, ci voleva qualcuno che desse fuoco alle polveri del dibattito in modo intelligente: ad avercene.
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