La moneta degli Stati Uniti resta il cardine del sistema globale: finanzia deficit record, arma le sanzioni e scarica costi sul resto del mondo. La de-dollarizzazione avanza a scatti, ma la sostituzione non è dietro l’angolo.
Come siamo arrivati qui
Nel 15 agosto 1971 Richard Nixon chiuse la “finestra dell’oro” e trasformò il dollaro in valuta pura fiducia. Il sistema di Bretton Woods andò di fatto in soffitta e, con esso, l’idea che ogni biglietto verde fosse riscattabile in metallo prezioso.
Il privilegio esorbitante, tradotto in pratica
Il francese Valéry Giscard d’Estaing parlò di “privilegio esorbitante”: Washington emette attività in dollari e il mondo le acquista. Ciò consente deficit finanziabili, interessi relativamente contenuti e liquidità globale ancorata ai Treasury.
Nel 2025 il fabbisogno resta elevato: deficit attorno a 1,8 trilioni e oneri per interessi oltre il trilione, mentre grandi creditori esteri continuano a detenere massicci volumi di titoli del Tesoro.
La macchina del dollaro
Quando la Federal Reserve allarga o restringe l’offerta di moneta, l’onda si riversa nei mercati globali. Nei momenti di stress il dollaro tende a rafforzarsi, le valute periferiche si indeboliscono e importazioni e debito in dollari si rincarano.
Sanzioni: la potenza finanziaria come arma
L’egemonia monetaria abilita un’egemonia normativa: chi tocca il dollaro entra nella giurisdizione Usa. L’OFAC aggiorna liste, blocca asset e colpisce reti marittime e commerciali che aggirano i divieti. “La finanza è parte integrante della politica estera”, ripetono a Washington: senza accesso ai pagamenti in dollari, molte catene del valore si inceppano.
De-dollarizzazione: realtà e limiti
La RMB guadagna spazio in alcuni corridoi, ma nel quadro globale resta moneta complementare. I BRICS lavorano a piattaforme e valute digitali, tuttavia una moneta comune non è imminente. Nelle riserve ufficiali il dollaro resta attorno a circa il 58%; l’euro lo segue, mentre la RMB si muove tra il 2–3%.
Petrodollaro: fine o metamorfosi
Il legame tra dollaro ed energia si è fatto più fluido: aumentano gli esperimenti in valute alternative, ma la profondità e la liquidità dei mercati in dollari restano senza rivali. Si può pagare in molte valute, ma spesso si risparmia ancora in dollari.
Che cosa guardare
- Flussi verso i Treasury: minore domanda estera = costi di finanziamento più alti.
- Capitale europeo: più integrazione potrebbe rafforzare l’euro come store of value.
- Piattaforme di pagamento: soluzioni alternative riducono il “pedaggio” del dollaro nei regolamenti.
Il punto
Gli Stati Uniti emettono deficit in dollari; il mondo li finanzia. Se cambierà, accadrà per gradualità, non con un botto.