La corsa del metallo bianco brucia l’oro sul breve: tra domanda industriale, fame di rifugi e timori per il dollaro. Gli analisti avvertono: rally potente, ma vulnerabile a correzioni improvvise.
L’argento è tornato protagonista. Nelle ultime ore il prezzo spot ha superato la soglia psicologica dei 50 dollari l’oncia, con scambi febbrili anche sui future. Il metallo bianco mette così in bacheca un rialzo vicino al 70% da inizio 2025, una progressione che negli ultimi decenni si è vista solo nei momenti più caldi del ciclo.
Il traino dell’oro (e il suo monito)
L’oro ha infranto i 4.000 dollari l’oncia, complice l’appetito globale per i beni rifugio e l’aspettativa di una Fed più morbida. Ma lo stesso rally suggerisce prudenza: l’attenzione ai derivati e alle posizioni a leva resta cruciale per evitare fraintendimenti sul reale stato della domanda.
Perché l’argento corre più dell’oro
L’argento è un ibrido: bene rifugio e metallo industriale. La domanda proveniente da pannelli solari, componentistica elettronica e tecnologie per l’energia pulita tiene teso l’equilibrio mercato/offerta. Inoltre il mercato è più piccolo di quello dell’oro: a parità di flussi il prezzo reagisce di più. Infine la sensibilità al dollaro è elevata: un biglietto verde meno tonico spinge gli acquisti.
La leva “verde”: fotovoltaico e industria hi-tech
Nel fotovoltaico l’argento resta componente chiave delle celle. La crescita delle installazioni PV sostiene la domanda aggregata, nonostante la riduzione dei grammi per modulo. Anche l’elettronica di potenza e i dispositivi per l’efficienza energetica rafforzano il profilo “industriale” del metallo bianco.
Il fantasma del 1980 e la lezione dei fratelli Hunt
Il richiamo al “Silver Thursday” del 27 marzo 1980 serve solo come monito: rally verticali portano volatilità. All’epoca pesò il tentativo di forzare il mercato; oggi la domanda è più diversificata e non esistono acquisti ufficiali delle banche centrali, ma la prudenza resta d’obbligo.
“Rischio correzione” e scenari di prezzo
Gli strategist oscillano tra estensioni sopra 50–53 dollari e il timore di uno storno tecnico. “Se l’argento tenesse stabilmente sopra 50, il mercato rivaluterebbe il suo ruolo strategico al pari dell’oro”, afferma un desk di ricerca, sottolineando domanda tecnologica forte e dollaro meno tonico.
Politica, dazi e l’incognita regolatoria
Nei mesi scorsi hanno pesato i timori di nuove barriere commerciali. In un mercato relativamente poco liquido, l’ipotesi di dazi sugli input industriali può amplificare i movimenti di prezzo, specie in presenza di deficit fisici.
Come orientarsi adesso
Tre coordinate operative: (1) traiettoria del dollaro e rendimenti reali USA; (2) dati su produzione mineraria, scorte e domanda PV; (3) sentiment globale sul rischio. “Rifugio non significa assenza di rischio. Significa capire quali rischi si stanno scegliendo”, osserva un gestore europeo.