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Chiamatela dottoressa Vanoni: Milano applaude la sua leggenda

- di: Marta Giannoni
 
Chiamatela dottoressa Vanoni: Milano applaude la sua leggenda

Standing ovation alla Statale per Ornella Vanoni, icona senza tempo. “Felice che sia una donna a darmi la laurea: i miei genitori sarebbero impazziti”.

(Foto: Un momento della cerimonia, Ornella Vanoni al centro tra Paolo Fresu e la rettrice dell'Università Statale di Milano, Marina Brambilla).

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L’aula magna è tutta per lei
 “Io non ho mai studiato, ma oggi mi laureo. I miei genitori sarebbero impazziti dalla gioia”. Con l’ironia tagliente e l’eleganza struggente che la contraddistinguono da oltre sessant’anni, Ornella Vanoni ha ricevuto la laurea honoris causa in Musica, Culture, Media, Performance conferitale dall’Università Statale di Milano. Una cerimonia intensa e affollata – Aula Magna gremita e pubblico in piedi – per celebrare non solo un’artista, ma un pezzo della storia culturale italiana.
A fare da cornice al conferimento, volti notissimi e amici personali della Vanoni: Liliana Segre, Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Mahmood, Marco Travaglio, Paolo Fresu, Mario Lavezzi e Samuele Bersani. Tutti lì, a rendere omaggio a una donna che ha attraversato le epoche senza mai farsi attraversare dalla retorica. “Ho ricevuto dei complimenti dalla rettrice che neanche un uomo mi aveva mai fatto. È bello che a consegnarmela sia stata una donna. Siete tante?” ha detto scherzando dal palco. “Ancora poche” ha risposto Marina Brambilla, prima rettrice donna dell’Ateneo milanese.
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La voce che ha inventato uno stile
La proposta di conferirle la laurea era arrivata dal Dipartimento di Beni culturali e ambientali, approvata all’unanimità dal Senato accademico e ratificata a febbraio 2025 dalla ministra dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini, presente in sala. “Ornella Vanoni è una voce unica e inconfondibile, capace di attraversare generi e generazioni con un’identità che si è fatta patrimonio collettivo”, ha detto il direttore del dipartimento, Giorgio Zanchetti, aprendo la cerimonia.
La laudatio ufficiale è toccata a Emilio Sala, presidente del Collegio didattico in Musica, Culture, Media, Performance: “Il canto di Vanoni è un’esplorazione fisica del testo, una pratica poetica prima ancora che vocale. Ha cantato non per restare giovane, ma per restare viva”.
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Un corpo a corpo con la vita
E in effetti, la Vanoni non ha mai cantato per piacere agli altri. Ha sempre cantato per restare fedele a se stessa. Dalla sua collaborazione con Giorgio Strehler negli anni Cinquanta alle avanguardie jazz, dalle pagine rarefatte di Gino Paoli ai ritmi sudamericani, fino agli esperimenti più recenti con artisti come Franco Battiato e Samuele Bersani, la sua carriera è un affresco di libertà espressiva.
“Il suono è corpo. È fisico. È pelle. È pianto e sussurro, non effetto speciale”, ha dichiarato nel corso della sua Lectio Magistralis, che ha lasciato il pubblico in un silenzio quasi mistico. “Ho cercato il senso nelle pause, non nei virtuosismi”.
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Non solo musica, ma città
Questa laurea è anche un atto d’amore verso Milano, che l’ha cresciuta e che lei ha cantato e vissuto come pochi altri. “Vanoni è Milano. Nella sua voce si sentono i Navigli, le nebbie, le notti dell’Elfo e la malinconia dei cortili”, ha detto Massimiliano Finazzer Flory, attore e regista, che ha moderato la cerimonia.
Premiata in passato con onorificenze prestigiose – Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana (1993), Premio Tenco (1981), Premio Elsa Morante (2015) – Vanoni entra ora anche nel pantheon accademico come simbolo vivente di un’arte che non ha mai cercato rifugi comodi.
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“Io, dottoressa. Ma continuo a disobbedire”
Il suo discorso finale è stato un capolavoro di sincerità e ironia. “Questa laurea mi commuove. Ma non vi aspettate che cominci a comportarmi da dottoressa. Io disobbedisco da sempre, anche quando canto”.
In un’Italia che spesso dimentica le sue grandi donne prima che siano già un’icona, questa laurea ha il valore di un risarcimento morale. Ornella Vanoni non è solo un monumento artistico, è una coscienza poetica che continua a interrogare il tempo.
E oggi, con il titolo di “dottoressa”, lo fa a testa ancora più alta. Con quella voce che – come ha detto qualcuno – “non canta canzoni, le abita”.


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