Autonomia differenziata in stallo, attesa per il testo che risponda alla Consulta
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

L'autonomia differenziata, uno dei progetti più controversi e divisivi dell'attuale governo, è ferma. Dopo l'approvazione della legge quadro nel giugno scorso, il governo aveva annunciato un provvedimento correttivo per recepire le osservazioni della Corte Costituzionale, che nel frattempo aveva messo in evidenza alcune criticità relative al coinvolgimento delle Camere e alla necessità di garantire l’equilibrio tra i territori. Era il mese di maggio quando il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli aveva promesso un decreto attuativo entro poche settimane. Ma oggi, a distanza di due mesi, il testo non è ancora stato reso pubblico, né esiste una data precisa per la sua presentazione ufficiale.
Autonomia differenziata in stallo, attesa per il testo che risponda alla Consulta
Il progetto di autonomia differenziata è nato per consentire alle Regioni a statuto ordinario di chiedere maggiori competenze in alcune materie, come scuola, sanità, infrastrutture e ambiente. Secondo la legge quadro già approvata, le intese tra Stato e Regione devono essere precedute dalla definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che dovrebbero garantire uniformità minima su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, la Consulta ha ribadito la necessità di un coinvolgimento pieno del Parlamento, sottolineando che i poteri dello Stato non possono essere ceduti alle Regioni senza un adeguato bilanciamento istituzionale.
Il rischio di uno stallo politico
Il provvedimento promesso dal governo servirebbe proprio a evitare un contenzioso costituzionale e a definire meglio il ruolo del Parlamento nel processo di approvazione delle intese. Secondo quanto dichiarato da Calderoli a metà maggio, si trattava di un testo «quasi pronto», con l’obiettivo di rafforzare la cornice costituzionale e coinvolgere le Camere su ogni singolo accordo. Eppure, a oggi, nessun documento ufficiale è stato trasmesso al Parlamento, né è stato pubblicato sul sito del ministero. Questa situazione alimenta dubbi sul futuro della riforma, soprattutto in vista delle tensioni tra Nord e Sud sul tema della distribuzione delle risorse.
Le divergenze tra le forze politiche
Mentre la Lega continua a spingere sull’autonomia come bandiera identitaria, Fratelli d’Italia mantiene una posizione più prudente, consapevole del rischio di spaccature territoriali e delle possibili ripercussioni elettorali al Sud. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle chiedono da tempo il ritiro della riforma, giudicata pericolosa e divisiva. Intanto anche alcune Regioni del Centro-Nord, come l’Emilia-Romagna, favorevoli in passato al progetto, iniziano a sollevare perplessità sui tempi e sui criteri di attuazione, chiedendo maggiore trasparenza e confronto con il Parlamento.
Il tempo che scorre senza risposte
L’assenza di un testo ufficiale e la mancanza di chiarezza sull’iter futuro contribuiscono a mantenere il provvedimento in una fase di impasse. A oggi non risulta convocata alcuna riunione specifica in Consiglio dei ministri sull’argomento, né sono state rese pubbliche bozze aggiornate del decreto. Il rischio è che la riforma, pensata per essere uno dei pilastri identitari della maggioranza, resti bloccata in un limbo istituzionale, aggravando le fratture territoriali e lasciando irrisolti i nodi segnalati dalla Corte Costituzionale.