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Farmaci a rischio: la direttiva UE sulle acque fa esplodere i costi

- di: Bruno Coletta
 
Farmaci a rischio: la direttiva UE sulle acque fa esplodere i costi
Le aziende contestano l’obbligo di sostenere l’80% dei costi di trattamento delle acque, temendo carenze e rincari dei farmaci.

L’Unione Europea ha recentemente adottato una direttiva che impone alle industrie farmaceutiche e cosmetiche di coprire almeno l’80% dei costi necessari per il trattamento delle acque reflue urbane, al fine di eliminare microinquinanti nocivi. Questa misura, sebbene volta a tutelare l’ambiente, ha suscitato forti preoccupazioni nel settore farmaceutico riguardo alle possibili ripercussioni sulla disponibilità e sul costo dei medicinali.

Le critiche dell’industria farmaceutica
La Federazione Europea delle Industrie e delle Associazioni Farmaceutiche (EFPIA) ha presentato un ricorso al Tribunale dell’Unione Europea contro la direttiva. Nathalie Moll, direttrice generale dell’EFPIA, ha dichiarato: “Stiamo cercando chiarezza giuridica sulla direttiva, avendo provato, senza successo, a ottenere chiarimenti dalla Commissione europea sulla logica per ritenere responsabili solo le industrie farmaceutiche e cosmetiche dell’inquinamento delle acque in Europa”.
Le aziende produttrici di farmaci generici, rappresentate da Medicines for Europe, hanno espresso timori riguardo all’impatto economico della direttiva. Nonostante rappresentino solo il 19% del valore economico, i farmaci generici costituiscono il 70% dei medicinali dispensati in Europa. Secondo l’associazione, il settore potrebbe essere chiamato a contribuire per il 60% ai costi complessivi imposti dalla responsabilità estesa del produttore, mettendo a rischio la sostenibilità economica e l’accesso dei pazienti a farmaci essenziali.

Costi stimati e possibili conseguenze
La Commissione Europea ha stimato in 1,2 miliardi di euro all’anno i costi per l’implementazione dei trattamenti quaternari delle acque reflue. Tuttavia, secondo proiezioni basate su stime nazionali di Paesi come la Germania e secondo il raggruppamento europeo degli enti e delle imprese incaricate del trattamento delle acque a livello nazionale, il costo reale dell’operazione si attesterebbe a una cifra oscillante tra i 5 e gli 11 miliardi di euro all’anno.
Questo aumento dei costi potrebbe tradursi in un incremento significativo dei prezzi dei farmaci. Ad esempio, nei Paesi Bassi, il prezzo della metformina, un comune antidiabetico, potrebbe aumentare di otto volte, mentre quello dell’antibiotico amoxicillina potrebbe triplicare.

Azioni legali in corso
Oltre al ricorso dell’EFPIA, anche altre aziende hanno intrapreso azioni legali. Zentiva, ad esempio, ha avviato un’azione legale contro la direttiva UE sulle acque reflue, sostenendo che potrebbe causare carenze di medicinali essenziali.
La direttiva UE sulle acque reflue, pur avendo l’obiettivo di ridurre l’inquinamento idrico, sta sollevando preoccupazioni significative nel settore farmaceutico. Le aziende temono che gli elevati costi associati possano compromettere la produzione e la disponibilità di farmaci essenziali, con ripercussioni dirette sull’accesso dei pazienti alle cure. Sarà fondamentale monitorare l’evoluzione di questa situazione e valutare possibili soluzioni che bilancino la tutela ambientale con la sostenibilità del settore farmaceutico.

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