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Orietta Berti Achille Lauro glitterati

- di: Giulia Caiola
 
Orietta Berti Achille Lauro glitterati

Orietta Berti non smette mai di sorprenderci. Dopo oltre sessant’anni di carriera, resta saldamente ancorata al suo universo fatto di garbo, melodia e rossetti rosati, ma riesce comunque a frequentare i personaggi più imprevedibili dello spettacolo contemporaneo. Tra questi, due nomi su tutti: Fedez e Achille Lauro. La cantante li frequenta entrambi con la disinvoltura di una zia molto elegante che riesce a chiacchierare con i trapper senza perdere un grammo della sua identità. E lo fa con una naturalezza tale da rendere poetico anche il più assurdo degli accostamenti.

Orietta Berti Achille Lauro glitterati

“Fedez è dolcissimo”, racconta Orietta, con quella voce pacata da regina del focolare che non stona nemmeno mentre parla di tatuaggi, palchi rock e TikTok. “Con lui parliamo spesso di poesia russa”. Una frase che, messa in bocca a qualunque altra persona del mondo dello spettacolo, suonerebbe come un tentativo forzato di sembrare colta. Ma detta da lei, diventa una fotografia esilarante e tenera insieme: Orietta seduta sul divano, magari con un centrino sotto il vassoio del tè, e Fedez accanto a lei, che commenta i versi di Anna Achmatova con lo sguardo assorto. È un’immagine così surreale da risultare perfettamente credibile.

Ma il vero momento glam arriva quando entra in scena Achille Lauro. Il cantautore-performer-iconoclasta condivide con Orietta una passione inattesa: il trucco. “Mi manda a casa dei cosmetici, ma per me sono troppo forti. Io preferisco un rossetto rosa e un po’ di cipria chiara”, spiega lei. Come a dire: apprezzo il pensiero, caro Achille, ma se devo truccarmi come David Bowie sotto acido, passo volentieri. Tuttavia, non c’è giudizio, solo affetto e un pizzico di bonaria distanza generazionale. Perché Orietta, anche quando rifiuta il contouring estremo o i glitter a sei strati, lo fa con quel tono da educatrice gentile che non boccia mai, ma consiglia con saggezza.

L’asse Fedez-Orietta-Achille, che sulla carta potrebbe sembrare un progetto di arte contemporanea provocatoria, è invece una delle dimostrazioni più riuscite di come l’Italia dello spettacolo stia imparando a giocare con i suoi miti. Da una parte la tradizione, la voce che ha cantato per le nonne e le mamme, e dall’altra i figli del pop iperconnesso, tra Spotify e provocazioni visive. Eppure, in questo trio improbabile c’è qualcosa che funziona. Orietta è l’anello di congiunzione, il cuore antico che pulsa in mezzo a due mondi apparentemente lontani. Non si lascia travolgere dai lustrini, ma nemmeno li respinge. Li osserva, li commenta, ci si specchia per un attimo – e poi torna al suo rossetto rosa, come se niente fosse.

In fondo, forse è proprio questo il segreto del suo fascino eterno: la capacità di restare se stessa anche quando tutto intorno cambia, anche quando le palette glitterate bussano alla sua porta. Orietta accoglie tutti, ascolta tutti, offre magari una torta fatta in casa e poi – con grazia e leggerezza – se ne torna nel suo mondo fatto di note pulite e ironia gentile. E tutti, anche i più alternativi, sembrano felici di starle accanto.

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