Il bonus ristrutturazioni al 50% potrebbe restare in vigore anche per tutto il 2026, scongiurando il ritorno all’aliquota ordinaria del 36%. È l’orientamento su cui sta lavorando il governo, dopo i dati allarmanti diffusi da Enea e Ance: il comparto delle ristrutturazioni residenziali ha registrato nel 2025 un calo superiore al 20% rispetto all’anno precedente, con effetti diretti sull’occupazione e sull’indotto edilizio.
Bonus casa al 50% anche nel 2026: verso la proroga dopo il crollo delle ristrutturazioni
La frenata, spiegano dal ministero dell’Economia, è dovuta in gran parte alla fine del Superbonus al 110% e alla complessità burocratica dei nuovi strumenti di incentivo, che hanno rallentato la pianificazione dei lavori nelle famiglie e nelle piccole imprese del settore.
L’ipotesi allo studio: proroga biennale e semplificazione
L’idea di mantenere la detrazione al 50% nasce dalla necessità di stabilizzare un beneficio percepito come strutturale e di ridare fiducia a cittadini e operatori. Il bonus consente di detrarre dalle imposte fino a 96.000 euro per unità immobiliare, distribuiti in dieci anni, per interventi di manutenzione straordinaria, restauro, efficientamento energetico e messa in sicurezza.
Secondo fonti di Palazzo Chigi, la proroga potrebbe essere biennale, in modo da allinearsi al nuovo ciclo di programmazione economica e favorire un orizzonte certo per investimenti e cantieri. In parallelo, il ministero delle Infrastrutture sta lavorando a un pacchetto di semplificazioni procedurali, con l’obiettivo di ridurre i tempi di autorizzazione e digitalizzare le pratiche edilizie.
Le coperture e i vincoli di bilancio
Il nodo resta quello delle coperture finanziarie. L’estensione del bonus al 50% comporterebbe un onere stimato in 4-5 miliardi di euro l’anno, cifra che il governo punta a rendere sostenibile attraverso una rimodulazione del Fondo per la transizione verde e il riassorbimento delle risorse non utilizzate dal Superbonus.
Fonti del Tesoro sottolineano che l’intervento non dovrà gravare sul deficit strutturale, ma essere inserito nel quadro della manovra 2026 come misura “a saldo neutro”, eventualmente compensata da un rafforzamento delle imposte sugli immobili di lusso e da un miglioramento della riscossione sui crediti edilizi.
Le posizioni politiche
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti avrebbe aperto alla proroga, definendola «una scelta di buon senso, purché compatibile con i vincoli europei». Anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si è detto favorevole, ricordando che «il settore delle costruzioni resta uno dei motori del Pil italiano e va sostenuto in modo stabile».
Dalla maggioranza emergono tuttavia sfumature diverse. Fratelli d’Italia spinge per un’integrazione del bonus con misure dedicate alla riqualificazione antisismica, mentre Forza Italia chiede di tutelare anche le fasce medie con incentivi specifici sui mutui green. L’opposizione, dal canto suo, teme che la proroga finisca per «coprire un vuoto di programmazione» senza affrontare la necessità di un piano nazionale per la rigenerazione urbana.
Le ricadute per i contribuenti
Per le famiglie, la conferma del 50% rappresenterebbe una boccata d’ossigeno in un contesto di tassi di interesse ancora elevati e costi dei materiali in risalita. La detrazione copre lavori come rifacimento di bagni, impianti, serramenti, coibentazioni e opere condominiali di manutenzione straordinaria.
Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, oltre 1,8 milioni di contribuenti hanno usufruito della misura nel 2024, con un risparmio medio di circa 6.000 euro per intervento. In parallelo, l’Enea calcola che il bonus abbia generato una riduzione dei consumi energetici pari a 600 milioni di kWh l’anno, contribuendo agli obiettivi di efficienza previsti dal Pniec.
Le reazioni del mercato
Gli operatori del settore accolgono con favore la prospettiva di proroga. «Dopo il ridimensionamento del Superbonus, serve una fase di stabilità normativa», spiega Federica Brancaccio, presidente dell’Ance. «Ogni incertezza sulle aliquote o sulle scadenze blocca i cantieri e scoraggia gli investimenti delle famiglie».
Analogo il giudizio di Confedilizia, che sollecita una «visione di lungo periodo» sulle politiche per la casa: «L’edilizia non può vivere di interventi straordinari – afferma il presidente Giorgio Spaziani Testa – ma ha bisogno di strumenti prevedibili, calibrati e semplici da applicare».
Un tassello del nuovo Piano Casa
La proroga del bonus si inserirebbe nel più ampio Piano Casa 2026–2030, su cui sta lavorando il governo, che punta a coniugare sostenibilità, sicurezza e accessibilità abitativa. Il programma prevede incentivi specifici per l’efficientamento energetico, agevolazioni sui mutui per giovani e famiglie a basso reddito e un fondo per il recupero degli immobili dismessi.
La conferma del 50% avrebbe quindi una doppia valenza: da un lato garantirebbe continuità alle politiche di ristrutturazione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio, dall’altro fungerebbe da leva di stimolo per la domanda interna in un contesto economico che resta incerto.
Una scelta attesa dal mercato e dai cittadini
Il Consiglio dei ministri dovrebbe discutere la misura nelle prossime settimane, in vista della presentazione della manovra. Se approvata, la proroga verrebbe inserita nel testo della legge di Bilancio di dicembre, con effetto dal 1° gennaio 2026.
In un Paese dove oltre il 70% degli immobili ha più di quarant’anni, la stabilità degli incentivi rappresenta non solo una questione economica, ma anche un investimento sul futuro urbano. Un modo per coniugare politica fiscale, transizione ecologica e sicurezza del costruito, restituendo fiducia a un settore che da sempre misura la vitalità dell’economia italiana.