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I mercati reagiscono ai negoziati di pace: petrolio in calo, borse europee e Mosca in rialzo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
I mercati reagiscono ai negoziati di pace: petrolio in calo, borse europee e Mosca in rialzo

La chiamata tra Donald Trump e Vladimir Putin ha avuto un impatto immediato sui mercati finanziari globali, accendendo le speranze di una possibile distensione nel conflitto ucraino. Le ripercussioni si sono fatte sentire in particolare sul prezzo del petrolio e sull'andamento delle borse.

I mercati reagiscono ai negoziati di pace: petrolio in calo, borse europee e Mosca in rialzo

Il Brent, il principale benchmark europeo, ha subito un calo del 2,36%, scendendo a 75,18 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate (WTI) ha registrato un ribasso del 2,7%, attestandosi poco sopra i 71 dollari. L’ipotesi di un cessate il fuoco e di un progressivo allentamento delle tensioni geopolitiche ha ridotto le preoccupazioni legate all'approvvigionamento energetico, spingendo al ribasso i prezzi delle materie prime.

Un trend che si era già intravisto nelle scorse settimane, alimentato dalle tensioni commerciali con la Cina e dai dazi imposti dall’amministrazione Trump. Inoltre, l’aumento delle scorte petrolifere statunitensi – +4,07 milioni di barili la scorsa settimana – ha confermato un surplus nell’offerta, anche se il dato è risultato inferiore alle previsioni dell’American Petroleum Institute (+9 milioni di barili), evitando contraccolpi maggiori.

Effetti sulle borse e sulle politiche energetiche
Mentre il comparto energetico segna il passo, le borse europee reagiscono con entusiasmo alle prospettive di una soluzione diplomatica. L’Eurostoxx 50 è in crescita dello 0,92%, mentre l’Ibex 35 avanza dello 0,22%. A Wall Street, il pessimismo iniziale ha lasciato spazio a un cauto ottimismo, con gli indici che hanno limato le perdite nel corso della giornata.

Anche la Borsa di Mosca ha registrato un andamento positivo. L’indice MOEX Russia, che monitora le principali società russe quotate, ha toccato quota 3.024,24 punti, segnando un incremento dello 0,21% rispetto alla sessione precedente. Questo rialzo riflette l’ottimismo degli investitori russi sulla possibilità di una svolta diplomatica, che potrebbe ridurre le sanzioni e migliorare le prospettive economiche del Paese.

L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) ha messo in guardia sulle possibili oscillazioni future del mercato, sottolineando come l'incertezza legata alle mosse di Washington potrebbe generare nuova volatilità. Gli investitori attendono ora il report mensile dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), atteso per domani, che fornirà ulteriori indicazioni sulla domanda globale.

Trump e la strategia del petrolio
Già a fine gennaio, durante il World Economic Forum di Davos, Trump aveva esplicitato il suo obiettivo: abbassare il prezzo del petrolio per accelerare la fine del conflitto. "Il prezzo è abbastanza alto da far continuare la guerra. Dobbiamo abbassarlo e porre fine ai combattimenti", aveva dichiarato.

Il tempismo della telefonata con Putin non è quindi casuale e si inserisce in una più ampia strategia economico-politica. Se la guerra ha contribuito a mantenere alti i prezzi dell’energia, la ricerca di una stabilizzazione potrebbe servire a contenere l'inflazione negli Stati Uniti e sostenere i consumi in vista delle elezioni presidenziali.

Gli operatori di mercato, intanto, restano in attesa di sviluppi concreti. Per ora, il calo del prezzo del petrolio e il rialzo delle borse rappresentano le prime reazioni visibili, ma molto dipenderà dall’effettiva evoluzione dei negoziati.

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